Attore, cantante e danzatore, Pietro Pignatelli, grazie al suo essere poliedtrico, ama sperimentare le tante prove che
riserva il mestiere dell’attore. Nasce il 14 luglio e, seppur da molto lontano, sente qualche eco della rivoluzione che si
ricorda in questa data. La sente in una certa passione civile, in una propensione verso un teatro che sia vicino alla gente,
accessibile a tutti senza barriere. Un teatro che sappia divertire e commuovere, che sappia far pensare senza complicati giri
di parole. Gli piace completare la sua idea di teatro citando una frase che spesso gli torna in mente prima di andare in
scena. È una frase di Eduardo: “Lo sforzo disperato che l’uomo compie nel tentativo di dare alla vita un qualunque significato
è teatro”.
Hai seguito corsi di recitazione, dizione e canto. Partecipato a svariati programmi televisivi sia Mediaset che Rai, uno su
tutti “L’Albero Azzurro”. Quando hai iniziato a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo e come è nata questa
passione?
«Come tanti ti dirò che è una passione scoperta da bambino. Dalle prime recite a scuola ai campi scout durante i fuochi di
bivacco, poi il primo gruppo musicale, ricordo che fondammo con Antonio Russo e Alessio Carraturo i “Samarcanda”, con cui ho
fatto serate in locali d’ogni tipo per qualche anno, fino all’approfondimento di questa passione crescente con i corsi di
teatro e di canto. Ed eccoci qui, a raccontare un percorso meraviglioso di esperienze artistiche che spero non si fermi mai.»
Sei conosciuto per la tua poliedricità, grazie alla partecipazione in diversi spettacoli musicali del calibro di “Grease”
(1998/2000 con Lorella Cuccarini, regia di Saverio Marconi), “Scugnizzi” (2002 e 2006/7 di Claudio Mattone), “Pinocchio”
(2005/6 scritto dai Pooh, regia di Saverio Marconi), “Il Pianeta Proibito” (2010 con Lorella Cuccarini, Regia di Luca
Tommassini), “Bharati”, andato in scena al Teatro degli Arcimboldi di Milano. Che metodo utilizzi per interpretare i tuoi
personaggi?
«Ma ricordiamo anche “Peter Pan” e ora in scena “SUGAR – A qualcuno piace caldo”. Bhe, i miei personaggi li affronto con molta
cura. Leggo non solo il copione, ma tutto ciò che possa offrirmi notizie e curiosità legate al personaggio da portare in
scena. Cerco poi di mettermi a suo servizio, controllando, seppur non soffocandolo del tutto, quel che di mio posso metterci
dentro. È la parte più interessante del mio lavoro: la creazione del personaggio. Un momento sacro che l’attore deve vivere
con tanta generosità e abnegazione.»
Hai partecipato a diversi laboratori teatrali, frequentato l’Accademia di arte drammatica al Teatro Bellini di Napoli e
studiato canto con il soprano Elisa Turlà. Hai preso parte in veste di protagonista ad un film, ad alcuni cortometraggi e spot
pubblicitari, per non parlare anche dei tuoi impegni televisivi. Che differenze hai riscontrato tra la preparazione di uno
spettacolo teatrale e il lavoro con la macchina da presa? Quali preferisci tra le due arti?
«C’è sicuramente una bella differenza tra le due preparazioni. In entrambi i casi lo studio del personaggio è fondamentale e
similare, ma mentre a teatro ti prepari in un preciso periodo pre debutto e con tutta la compagnia, al cinema il lavoro è
quasi sempre in solitudine e frammentato fino alla prova della singola scena con gli altri, se coinvolti; poi a teatro ti
prepari a far vivere il personaggio una ed una sola volta, per un pubblico sempre diverso, sera dopo sera come un rituale e
senza possibilità di sbagliare, al cinema così come in TV, il più delle volte, hai la possibilità di poter correggere l’errore
fatto e di rifare la scena… che figata! Trovo più difficile il lavoro teatrale e altresì più stimolante. Più divertente
invece quello cinematografico e televisivo.»
Ogni attore che si rispetti, almeno una volta nella sua vita si è dedicato alla regia. Il tuo esordio avviene con “Giustizia e
verità, il caso De Pretore”, “Lunga è la notte” , “Mi rifiuto!” e “Ca Eni”. Com’ è nata la tua necessità di sperimentare la
regia teatrale?
«Ti ringrazio per aver citato questi spettacoli a cui tengo molto, al di là dell’occasione di averne sperimentato la regia.
Sono spettacoli di teatro civile che ho amato molto, così come il genere proprio a cui appartengono. Spettacoli sulla
delinquenza minorile, sulla raccolta differenziata e su tante tematiche che, soprattutto nella mia città, Napoli, sono ancora
molto urgenti. La regia è una bella sfida. Più che una necessità per me sarebbe una grande possibilità affrontarne di nuove.
Chissà in futuro…»
Nell’estate 2011 sei protagonista con Roberto Azzurro di “Oscar Wilde, il processo”. Come hai conosciuto Roberto e in che
modo è avvenuta la vostra collaborazione?
«Con Roberto c’è una grande intesa e si è creato un interessante sodalizio artistico. Facciamo molti reading e spettacoli
minimalisti quasi a voler portare a teatro il dogma cinematografico di Lars Von Trier. Ci conosciamo da molto anni, ma da
pochi stiamo collaborando. E trovo arricchente questo nostro teatro-ricerca. Anche se non tanto economicamente. In “Oscar
Wilde, il processo” la prima sfida è stata vinta. Abbiamo replicato più volte questo spettacolo a Napoli, con una
straordinaria risposta di pubblico. Ora vorremmo portarlo in giro, soprattutto al nord. E la sfida continua…»
L’impegno sociale ti vede anche testimone della Fondazione Millesoli che promuove i diritti dell’infanzia in India. Per la
Fondazione, hai realizzato uno spettacolo itinerante omonimo di fiabe per bambini (e per adulti). Parlaci di questo progetto.
«In realtà con l’associazione culturale “Il poeta volante” che ho fondato con Angelo Ruta e Pasquale Volpe, abbiamo creato
insieme con il maestro Angelo Giovagnoli un cofanetto di fiabe e favole per bambini e genitori dal titolo “Quante storie!”,
edito dalla New Music. Poi con la Fondazione Millesoli abbiamo pensato di dare al progetto anche una piega teatrale, creando
lo spettacolo “Millesoli” e dedicandolo al lavoro straordinario che la Fondazione sta svolgendo in India, con la costruzione
di case famiglia per bambini e bambine di strada. Sono anche stato due volte lì a toccare con mano la concretezza e veridicità
del loro operato.»
Quali sono i tuoi impegni futuri?
«Ora sono in scena con uno spettacolo meraviglioso dal titolo “Sugar – A qualcuno piace caldo” e al mio fianco ci sono Justine
Mattera e Christian Ginepro, oltre che un fortissimo cast. Spero che possa restare in scena anche l’anno prossimo. La partenza
sembra essere molto buona, il pubblico si diverte tantissimo e portiamo a casa sempre un gran successo. Poi per il resto non
so… continuerò con il teatro civile sicuramente e se devo esprimere un desiderio, mi piacerebbe tornare al cinema. Vedremo
cosa ci riserva… questo futuro.! »