«Un mondo muore…Come sarà il prossimo? Spero decoroso» Michel Marc Bouchard
Il nuovo direttore del Teatro Stabile di Napoli ,Roberto Andò, ha voluto affidare la ripartenza del Teatro Mercadante ad uno dei registi di punta della scena partenopea contemporanea: Carlo Cerciello.
La pièce teatrale proposta fino al 31 ottobre, è tratta da I manoscritti del diluvio del sessantaduenne autore canadese Michel Marc Bouchard nella traduzione di Barbara Nativi con Walter Cerrotta,Michele Nani,Danilo Nigrelli, Franca Penone, Bruna Rossi, Maria Angeles Torres. Le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Daniela Ciancio e le musiche di Paolo Coletta.
Mihel Marc Bouchard, definito dai critici il Genet del Quèbec ne I Manoscritti del diluvio ci parla con rara poesia e sensibilità dell’emarginazione degli anziani pieni di voglia di vivere ma intrappolati in un corpo in disfacimento e della potenza salvifica della scrittura.
Le forti piogge cadute su un piccolo villaggio isolato hanno creato un’onda di fango che ha spazzato via tutto, anche le tombe.
Un gruppo di anziani, capeggiato da Samuel e sostenuto da Danny, un angelo rimasto solo a vegliare sui superstiti,si rifugia in una sala di scrittura con l’intenzione di raccogliere e trascrivere ricordi,frammenti di vita, episodi e aneddoti appartenuti a se stessi e agli altri abitanti del villaggio in modo da lasciare una traccia di memoria collettiva per le future generazioni. Ma questo mettere in ordine pensieri, stati d’animo,emozioni si rivela un’operazione più difficile del previsto e richiede uno sforzo enorme combattuto con le armi linguistiche della metafora e delle figure retoriche e della memoria.
Come antichi e solerti amanuensi i vecchi si apprestano a compiere questo compito per compiacere Samuel , sforzandosi di ricordare e di mettere per iscritto una loro verità storica che comprende anche cose apparentemente banali e di poca rilevanza quali la minigonna ideata da Mary Quant o le extension colorate per i capelli o i tatuaggi e i piercing tanto di moda tra i ragazzi.
Nel frattempo un gruppo di giovani volontari abbatte i resti fisici di ciò che è rimasto in piedi suscitando ulteriori riflessioni nel gruppo di anziani che vanno dal loro rapporto con i figli a quello con la vecchiaia e la morte che incombe.
Il lavoro di trascrizione diventa vano perché gli anziani si rendono conto che il loro passato può essere manipolato dalla loro stessa memoria individuale e il diluvio può dare a ciascuno di loro la possibilità di cambiare vita.
Ad uno ad uno gli anziani abbandonano Samuel che, dopo aver ripescato dal fango il corpo della moglie defunta, si avvia verso un non-luogo pieno di luce e speranza.
Mettere in scena I Manoscritti del diluvio non sarà stata un’impresa facile per il regista e gli attori. La straziante attualità del testo invita a fare profonde riflessioni su temi quali la vecchiaia, la memoria e il senso storico degli accadimenti,l’importanza della scrittura come fissaggio di pensieri ed emozioni. Un vero banco di prova quindi che mette in discussione qualsiasi certezza e suggerisce di vedere la realtà sotto differenti prospettive in cui ciascuna di esse rappresenta una tessera di un mosaico da ultimare.
Nelle note di regia lo stesso Cerciello avverte: «Siamo noi stessi superstiti di un recente diluvio che ha messo purtroppo in evidenza i buchi neri sociali ed etici di questa società dell’apparenza , dove il valore della vita umana corrisponde esclusivamente alla sua capacità di produrre. La cinica considerazione degli anziani durante questa pandemia, ne è certamente un tragico indicatore».
Il mondo globalizzato e tecnologico ci vuole giovani e scattanti,la Storia quasi non viene più insegnata nelle scuole perché il passato è superato e scomodo, in bilico tra revisionismo e negazionismo, la potenza della scrittura non viene più riconosciuta perché richiede pensiero, riflessione,impegno. Il diluvio poi è una metafora potente e complessa. E’ un accadimento devastante e distruttivo che dovrebbe preparare ad un nuovo inizio dando valore alle memorie individuali e collettive. Tuttavia Carlo Cerciello ci è riuscito alla grande, con la complicità degli interpreti, tutti bravi e talentuosi e del supporto delle altre componenti quali scene, luci, costumi che fanno di questo spettacolo un evento. E se il buongiorno si vede dal mattino, la stagione teatrale 2020/21 del Teatro di Napoli ci riserverà belle sorprese.