Toccherà stasera alla Compagnia di Musica Popolare del Cilento e Sud Italia, i Kiepò, ad aprire musicalmente la XVII edizione de La Juta a Montevergine a Ospedaletto d’Alpinolo (AV), che si accenderà di colori, musica, danze popolari, carri allegorici, un vero e magico tuffo nel passato per riscoprire le tradizioni più antiche e radicate della Campania. I Kiepò con la loro musica riproducono il clima e l’ambiente dei tempi passati, esercitando sullo spettatore un indescrivibile fascino.
Il nome della band deriva dall’espressione dialettale cilentana con la quale si chiede: “Chi è?”, ossia “Chi è pò?”. Durante le prove della serata, abbiamo intervistato Pietro Pisano, leader della band.
Come nascono i “Kiepò”?
«I Kiepò nascono nel 2007 dall’incontro di Tommaso Sollazzo e la famiglia di Antonio Cortazzo. Antonio è ciaramellaro di ottava generazione, la sua famiglia è di Cannalonga un paese montano di Vallo della Lucania, nel cuore del Cilento.
Il gruppo è formato da Aniello Tancredi (voce, percussione e organetto), Carmine Antonio Cortazzo (ciaramella, friscarulo), Tommaso Sollazzo (chitarra battente, zampogna), Nicola Cortazzo (fisarmonica e organetto) e Pietro Pisano (basso e zampogna).»
La vostra è Musica Popolare del Cilento e Sud Italia, quali sono i canti del Cilento che amate fare e quello che più fa sfrenare la gente sotto al palco?
«La maggior parte del repertorio è di canti e musiche cilentana, per lo più riprese dal repertorio della famiglia di Antonio. Suoniamo anche brani inediti e popolari di tutto il Sud Italia. Il brano più che rappresenta il Cilento è “La Cilentana”. Quello che più fa “sfrenare” i giovani sotto il palco è “Mannaggia Lu Vino Vino”.»
Di nuovo ospiti de “La Juta a Montevergine” ad Ospedaletto d’Alpinolo. Cosa significa per voi presenziare a un grande evento come questo?
«La Juta è molto importante per me, fin da piccolo vengo al Santuario di Montevergine, e frequento le feste popolari dalla fine degli anni ’90. Ogni anno sono presente sia alla Candelora che nei giorni della Madonna in settembre. Sono tante le mie collaborazioni, con gruppi importanti del mondo popolare, ma i Kiepò sono il gruppo che più rappresenta lo spirito musicale di questa festa. Sono felicissimo e onorato di far parte di questo grande evento.»
In questo evento c’è qualche particolare repertorio a cui vi affidate?
«La musica da ballo è il nostro forte. Mazurke, Tarantelle, Valzer, tutte musiche e canti popolari in tonalità maggiori, all’insegna del divertimento sia nostro e sia delle persone che ci vengono a sentire.»
Oggi i giovani nonostante internet e i social network, amano seguire la musica popolare, perché secondo voi?
«Questa musica è nel nostro DNA, il ritmo della tarantella è forte, genuino. Internet e i social ci aiutano a divulgare i nostri eventi e i nostri video. Se usati bene, ben vengano.
I giovani sono stanchi di riprodurre falsi miti e seguire false mode che ci dettano le tv. Per chi segue noi, la musica popolare, vuole autenticità e vero divertimento. Nelle feste popolari puoi fare sempre nuove amicizie, ma incontri anche gli amici di sempre, quelli che trovi solo alle feste comandate, come la famiglia al pranzo di Natale.»