Al Teatro Quirino di Roma, fino al 6 marzo, va in scena lo spettacolo “I duellanti”, diretto da Regia Alessio Boni e Roberto Aldorasi, con lo stesso Boni, Marcello Prayer e Francesco Meoni. L’affresco di un mondo, che da lì a breve sarebbe stato spazzato via dalle nuovi armi e dalle nuove logiche militari del Novecento. L’idea geniale su cui Conrad costruisce “The Duel” è che i due avversari sono ufficiali dello stesso esercito, la Grande Armée di Napoleone Bonaparte. Ussari, per l’esattezza. Per motivi a tutti ignoti inanellano sfide a duello che li accompagnano lungo le rispettive carriere, senza che nessuno sappia il perché di questo odio così profondo. I due diventano famosissimi in tutto l’esercito napoleonico: non tanto e non solo per i meriti sui campi di battaglia di tutta Europa, quanto per la loro eroica fedeltà alla loro sfida reciproca, che li accompagnerà per vent’anni, fino al duello decisivo. Un’opera su di un mondo in rapida estinzione, e al tempo stesso un capolavoro dell’assurdo, su come i fili della vita e del destino sfuggano di mano e sopravanzino ogni buon senso e prevedibilità. Francesco Niccolini ha detto: ” Per me nei Duellanti esiste una questione semplice per quanto contorta: l’avversario più feroce lo hai dentro di te e non riesci a liberartene per il semplice fatto che sei tu che non vuoi liberartene. Amo quelle storie in cui io posso leggere una trama, e contemporaneamente un’altra completamente diversa, e le due convivono perfettamente. Questo è uno di quei casi: Feraud esiste ed è un avversario reale, in carne e ossa, spietato, feroce, pure stupido per certi versi ma molto determinato. Non mollerà mai. Eppure, al tempo stesso, Feraud è la metà oscura di D’Hubert: è quella parte di te che riemerge ogni volta che abbassi la guardia, ogni qualvolta che – guardandoti intorno – scopri un desiderio vietato che non ti vuoi negare, come ad esempio un duello in piena regola, anche se le regole dei duelli sono state abolite da Napoleone, che i duelli odiava. Eraldo Affinati, nel commentare Il compagno segreto, un racconto di Conrad degli stessi anni di The Duel, scrive: «Il compagno segreto spiega come si fa a diventare adulti: bisogna scegliere, ma ciò significa rinunciare a qualcosa di se stessi, non soltanto ai rami secchi, il che non costerebbe nulla; anche a quelli fioriti, persino ai più belli. E questo è molto meno facile. Si tratta di una vera e propria amputazione spirituale: chi non l’accetta, non cresce».
Il Teatro Quirino offre una stagione davvero ricca di grandi interpreti ma ancor di più basato su una drammaturgia imponente. Grandi nomi, grande cultura, e questo è sicuramente il leitmotiv che ci porta a “I duellanti”. Alessio Boni e Marcello Prayer formano una coppia perfetta, sempre in sintonia, soprattutto nelle scene dei duelli che sono spettacolari, duri ed emozionanti, come un colpo al cuore dato da due amici che si amano ma che non fanno altro che contrastarsi continuamente, quasi come fosse un gioco continuo, per non sentirsi vecchi, morti dentro, ma prima o poi bisogna scontrarsi con la dura realtà, che consiste nell’ invecchiare perdendo le forze, le forse di chi si prende le proprie responsabilità, pur rischiando la propria vita. I due protagonisti decidono di lottare, essendo uno l’essenza dell’ altro, essendo la stessa persona. Da questo concetto, della perdita del se, la sconfitta dell’io e il cercare la propria identità, parte tutto il conflitto estenuante de I duellanti. Spettacolo sicuramente da vedere!