“I due Papi” in scena al Teatro Sannazaro di Napoli con Giorgio Colangeli, Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Ira Fronten e Alessandro Giova, regia di Giancarlo Nicoletti.
“I due Papi” è l’adattamento dell’ opera letteraria “The Pope” di Anthony McCarten drammaturgo neozelandese. Il testo ha ispirato nel 2019 il film campione d’incassi “The two Popes” con Anthony Hopkins. La pièce è il racconto del legame di amicizia tra Benedetto XVI e Francesco I ,una storia di finzione che si ispira a fatti realmente accaduti.
Il cardinale Bergoglio chiede un colloquio con Papa Benedetto XVI per comunicargli la decisione di ritirarsi dalla sua carica a Buenos Aires, allo stesso tempo Benedetto XVI ha maturato il proposito di abdicare.
La scelta del Papa fu fatta per stanchezza personale o perché il suo credo non era appetibile per il nuovo mondo? La Chiesa doveva cambiare volto per una strategia di marketing? Questo è un argomento tabù per i media in quanto siamo nel campo dell’ opinabile.
La morte di Giovanni Paolo II lascia la Chiesa ad un bivio divisa tra due correnti di pensiero: quella conservatrice di Benedetto XVI e quella progressista di Francesco I che vuole che la Chiesa si apra al mondo nuovo in cui viviamo.
Mariano Rigillo ,attore di cinema e Teatro tra i più conosciuti e apprezzati, si è calato magistralmente nel ruolo di Francesco I rendendo al meglio l’umiltà, semplicità, delicatezza d’ animo di un Papa che ama gli Abba, il tango, il calcio.
Giorgio Colangeli ha reso esaustiva la figura di Benedetto XVI grande teologo-filosofo che ha avuto estimatori e critici allo stesso tempo, in quanto Ratinger aveva una fede chiara nel Credo della Chiesa , incurante del relativismo moderno che non riconosce nulla come definitivo e che mette l’uomo con i suoi desideri al centro di tutto.
Al contrario l’elemento caratteriale preponderante di Papa Francesco è la sua semplicità, ha un pensiero aperto e ciò spiega la sua criticità verso una Chiesa autoreferenziale , chiusa nella propria grandezza da secoli. Attribuita a lui la frase:” In natura non c’ è niente di statico, come può esserlo Dio?”.
I due nella prima parte dello spettacolo sono in contrasto e su opposte posizioni su qualunque argomento: dall’aborto all’omosessualità, dal celibato dei preti all’apertura ai più poveri, alla comunione per i divorziati risposati. Nella seconda parte i ruoli si ribaltano ,sottolineando così la contraddittorietà umana che accomuna tutti i potenti e non solo. Apparentemente distanti nella personalità ed intellettualmente diversi hanno alla fine molto in comune e il loro incontro-scontro diventa un occasione per rinsaldare il loro rapporto.
I due Papi è la storia di un’amicizia, un dialogo tra i due che innanzitutto sono uomini e come tali si devono confrontare con le proprie limitazioni, paure, problemi, le debolezze che appartengono a tutto il genere umano indistintamente.
Lo spettacolo vuole essere una profonda riflessione collettiva sul nostro tempo di labile stabilità, dove tutto è il contrario di tutto. La ricerca della vera sostanza dell’essere umano è una sfida che la Chiesa si trova ad affrontare in questo particolare periodo storico di crisi. Attualmente spetta ai mass-media il compito e la funzione di fornire alle masse miti e riti quotidiani che alimentano aspirazioni ,suggeriscono comportamenti, formano mentalità. In passato è accaduto che questo ruolo fosse ricoperto da personalità del mondo culturale, politico, religioso, fenomeno che oggi è quasi scomparso.
Sostenuto da un ‘ottima regia ,dalla magnifica prova attoriale e da splendide scenografie i due Papi vince la scommessa.