Cristian Taraborrelli firma le scenografie dei I Due Foscari di Giuseppe Verdi, per la regia di Stefano Vizioli. I Due Foscari andrà in scena al Théâtre du Capitole de Toulouse, dal 16 al 25 maggio.
Ne I Due Foscari di Giuseppe Verdi la dimensione politica, delle istituzioni, e la dimensione familiare si scontrano sul piano della ragion di stato: la tematica che sottende l’opera, infatti, è la degenerazione degli ingranaggi politici, che disgregano i legami naturali degli affetti in nome di un’ipocrita giustizia.
L’allestimento scenico di CristianTaraborrelli fa uso di alcuni elementi fondamentali, che si intersecano tra loro su piani differenti, con molteplici significati.
Caratteristica di questi elementi è il proprio dualismo, nel quale si riflette il dualismo del potere: gloria e corruzione insieme, una sorta di nota che risuona in tutta l’opera.
Così il vecchio Foscari, il Doge, che ricopre la massima carica del potere politico, ma viene esautorato dallo stesso potere costituito, che lo mìna e lo corrode dall’interno, colpendolo nei suoi affetti più cari, il figlio.
Frutto di un lavoro di ricerca, Taraborrelli propone una scenografia che si trasforma, raccontando, ed è pervasa dalla tinta tenebrosa che caratterizza l’intera partitura, dando corpo a tutta la vicenda.
La trasformazione si coniuga al gigantismo, del quale lo scenografo si serve per raffigurare delle immagini.
La grande scultura che campeggia sulla scena, il mezzo busto del vecchio Doge, èinfattisimbolo del potere che schiaccia la parte umana, fragile, dello stesso Francesco Foscari: sarà percorso dal Consiglio dei Dieci, a significare la penetrazione nella sua vita più intima, degli affetti, fino a distruggerlo; la sua bocca verrà amputata, segno della parola-legge; il suo stesso corpo diventerà la prigione del figlio Jacopo, causa della sua morte.
In uno dei tableau più significativi, il gigantesco Leone d’argento, emblema dell’opulenza della Serenissima, rivelerà l’altra “faccia”, quella del Doge in rovina, con la bocca come annegata nell’acqua a significare la parola soffocata.
Anche in questo caso il gigantismo diventa un modo per raccontare, quasi dilatare,un sentimento, come già in “Luisa Miller”, andato in scena alla Malmö Opera, in Svezia, nel 2012, e nel “Macbeth” al Teatro alla Scala di Milano nel 2013.
E poi c’è l’acqua, emblema di Venezia, che rappresenta la magnificenza della splendida città lagunare.
L’acqua simboleggia, allo stesso tempo, anche la ragion di statoche lambisce oggetti e persone e davanti alla quale i protagonisti soccombono: acqua che nella visione di Taraborrelliarriva a corrodere tutto.
L’acqua rimanda ai riflessi, altro elemento peculiare della scenografia: “luogo” simbolico dove confrontarsi con la propria coscienza; lo specchio nel quale il vecchio Foscari si riflette; i riflessi che ci restituisce l’acqua, che tutto invade…