Quando sono arrivata all’ultima pagina del libro “I cinque anelli” di Pasquale Forni ho ripensato a lungo a una delle frasi più semplici e vere di Federigo Tozzi: scrivere bene significa essere padrone della propria sensibilità.
Forni è sicuramente un abile padrone: non solo della scrittura, ma dei cinque i sensi che usa a suo piacimento e con delicata acutezza per parlarci dei cinque anelli. Non è possibile capire cosa intendo con sensibilità e sensi prima dell’epilogo della storia, finale che in realtà segna solo un nuovo inizio.
Il secondo romanzo dello scrittore napoletano è stata, almeno per me, una lettura da fare a piccole dosi. Da divoratrice di pagine ho sentito (tornano i sensi e i sentimenti) il bisogno di non mangiare le parole, ma di assaporarle quasi reinventandomi sommelier.
Questo romanzo è una questione di fiducia: bisogna affidarsi alle parole di Pasquale Forni per riuscire ad arrivare alla fine del viaggio.
Un viaggio che, non a caso, ha una forma circolare, in cui tutto è equidistante da uno stesso fulcro centrale. Attenzione: non è facile saper mantenere questo tipo di equilibrio, soprattutto quando si mette in risalto la fragilità di ogni singola emozione.
Fin dalla primissima pagina si viene catapultati in una storia che a sua volta ne coinvolge molte altre, riguardanti le vite di Edo, Claudio, Antonio, Giacomo e Gianna. La storia di cinque amici legati da una promessa che non può essere spiegata senza vivere i loro dialoghi, le introspezioni psicologiche del narratore e anche tutto ciò che lo stesso Forni non dice ma che è possibile trovare ugualmente negli spazi bianchi.
La semplicità del racconto è la sua arma vincente insieme al condividere flussi di sensazioni senza pretese.
Ed ecco che il lettore può indossare facilmente i panni di ogni singolo personaggio ed entrare in questo cerchio che, banalmente, altro non è che un vortice d’amore.
Amore, infatti, come il latino insegna vuol dire “senza morte”. Tutti abbiamo necessità d’amare. Non esiste, infatti, niente di più banale e necessario dell’amore. In letteratura però, non esiste argomento più difficile con cui confrontarsi. Forni c’è riuscito e senza alcuna banalità.
Non fatevi ingannare dall’apparente sistema perfetto su cui sembra costruita la sua storia: nonostante i cerchi, le promesse, i princìpi su cui si basa il romanzo e anche il legame dei personaggi, alla base resta sempre però l’umanità con tutte le sue concrete debolezze.
E in queste ultime possiamo ritrovare un pezzo del nostro passato e specchiarci per vedere “ciò che abbiamo di più prezioso da donare agli altri”: noi stessi, che è poi anche l’unica cosa che serve per “chiudere il nostro cerchio”.