L’esordiente Giulia Mazzoni ci racconta il suo primo lavoro: “Giocando con i bottoni”. Un disco che racchiude tanti scatti, tante fotografie a paesaggi, emozioni e sensazioni difficili da spiegare a parole.
Il lavoro primo di un’artista che a soli 24 anni è riuscita a realizzare grazie ai ricordi passati, un sogno nel presente che condizionerà anche tutto il suo futuro.
Com’è nato questo tuo primo lavoro?
«Ho racchiuso in questo cd 14 fotografie che raccontano del mio passato, ma anche del mio presente. Il tutto è nato dalla mia voglia di comunicare attraverso la musica le mie sensazioni e le mie “visioni”. Ma soprattutto dal mio amore per il pianoforte che è sicuramente lo strumento attraverso il quale riesco a esprimere al meglio le mie emozioni.»
Originale anche la scelta del titolo: “Giocando con i bottoni”…
«Beh, nel titolo in realtà racchiudo un episodio della mia infanzia: quando avevo due anni amavo sedermi in una cesta di vimini e soprattutto mi divertivo un mondo a giocare con i bottoni colorati. Per me, infatti, non erano solo oggetti semplici e rudimentali, ma bottoni magici in cui vedevo nuovi mondi e inventavo storie. Ho provato la stessa emozione solo quando, invece dei bottoni, ho sfiorato per la prima volta i tasti di un pianoforte.»
Hai voluto quindi sottolineare quanto la fantasia dei bambini si sviluppi anche grazie a semplici oggetti?
«Si, ma non solo: partendo da questa riflessione mi sono ritrovata a pensare a quanto invece gli adulti perdano la capacità di stupirsi per le piccole cose. Non ci meravigliamo più di niente, nulla riesce a sorprenderci. Invece sarebbe davvero bello guardare il mondo con gli occhi di quando eravamo bambini!
Ecco che ho cercato di raccontare emozioni legate all’infanzia, utilizzando un linguaggio semplice e onirico e uno strumento davvero particolare, il toy piano, che ricorda il suono antico di un carillon.»
I ricordi sono alla base di tutti i tuoi brani quindi …
«Si, ricordi del passato, ma anche del presente. Vivo fotografando le emozioni e racchiudendole in una cassetto della mia anima. Poi, inaspettatamente queste emozioni ben custodite riemergono: a volte dopo un giorno, altre dopo mesi …»
I tuoi titoli sono quindi come le “didascalie” delle emozioni che hai fotografato?
«In effetti si: per quanto mi riguarda prima nasce l’immagine e dopo nasce il pezzo. Inizialmente faccio un lavoro di composizione e scomposizione direttamente sul pianoforte. In realtà però, l’immagine scomposta in piccoli tasselli di puzzle è già interiorizzata dentro di me. Poi, essendo musica solo strumentale ognuno può e deve vederci quello che vuole.»
Tu sei giovanissima, eppure hai già un disco all’attivo: come ci sei riuscita? E soprattutto, come ti senti?
«Dire che sono felice è riduttivo: sono felicissima! Questa è la concretizzazione di un sogno. Questo però è solo un primo passo, una piccola grande conquista. Io credevo tanto in questo lavoro, ho insistito affinché si concretizzasse. Ho studiato, lavorato e fatto tanta gavetta. Il percorso però è lungo e difficile e io ho tanto da imparare.»
Ti hanno paragonata ad Allevi, cosa ne pensi?
«In passato l’ho ammirato molto, oggi non lo seguo più: ho preso musicalmente delle strade diverse, seguo altri compositori. Essere però paragonata a una persona che ha avuto tanto successo non mi può far che piacere.»
Chi sono i compositori che segui?
«Nonostante mi paragonino ad Allevi, i miei riferimenti provengono dalla musica classica. Amo Chopin e Debussy. Ma anche Michael Nyman, Philip Glass, Yann Tiersen e gli italiani Roberto Cacciapaglia e Ludovico Einaudi.
Ovviamente, essendo una ragazza di 24 anni ascolto anche hip hop e rock. In questo periodo prediligo particolarmente i Florence and The Machine, i Bastille e Adele. Ma anche David Bowie e i Beatles, che ascolto da sempre. Ho anche comprato un grammofono: mi affascina il gracchiare della puntina!
Sono un’inguaribile romantica, mi piacciono gli oggetti del passato.»
Com’è nata l’idea di unire il brano “Piccola luce” al video diretto da Federico Monti…
«Il brano parte dall’idea che nonostante ci siano un’infinità di momenti bui nella nostra vita, possiamo riprenderci: c’è sempre speranza. Ecco allora che quando Federico mi ha proposto di unire al mio pezzo un video che conteneva una storia sulla violenza sulle donne ho accettato. Così ho interpretato il personaggio di questa ragazza che affronta questa situazioni di luci ed ombre e che alla fine riesce a riabbracciare la sua famiglia e riscattarsi. Per me è stata una forte esperienza umana.»
Parlaci dello spettacolo che hai tenuto insieme alla doppiatrice Benedetta Degli Innocenti…
«Nel 2011 ho diretto uno spettacolo: è stata una performance – contaminazione di musica, pittura e parola. Io sono molto affezionata sia alla pittura che alla parola: mi è sempre piaciuto scrivere fin da bambina.
Lo spettacolo si intitolava “Viaggio” e lo abbiamo realizzato per il teatro Metastasio di Prato. Abbiamo raccontato della vita dell’uomo e dell’artista che vanno di pari passo, entrambe infatti attraversano tre fasi: fanciullezza, maturità e anzianità e tre fasi emotive, ovvero scoperta della bellezza, smarrimento e consapevolezza.
E’ stata un’esperienza molto forte che ho condiviso non semplicemente con la doppiatrice, ma con la mia migliore amica Benedetta Degli Innocenti.»
Il cd è appena uscito, ma hai già progetti per il futuro?
«Per adesso sto facendo tanta promozione per il disco. Poi avrò dei concerti il 27 Luglio a Livorno e il 28 luglio nella suggestiva abbazia di San Galgano, vicino Siena. Un nuovo tour partirà poi questo inverno.»