Oggi il Mattatore (dall’omonimo spettacolo televisivo da lui condotto nel lontano 1959), avrebbe compiuto un secolo di vita essendo nato a Genova il 1 settembre del 1922.
Impossibile parlare in un solo articolo del suo straordinario talento di attore, regista sceneggiatore, scrittore, conduttore televisivo, doppiatore speso in campo teatrale, cinematografico e televisivo.
Oltre 100 i film girati, il primo nel 1945 dal titolo Incontro con Laura per la regia di Carlo Alberto Felice, l’ultimo La bomba girato un anno prima della sua scomparsa nel 1999, regia di Giulio Base.
Egli stesso regista di pellicole fortemente autobiografiche: Kean-Genio e sregolatezza 1956, L’alibi 1969, Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto 1972, Di padre in figlio 1982.
E che dire della sua attività di scrittore? Il suo primo romanzo Luca dei numeri risale al 1965, seguito da Un grande avvenire dietro le spalle 1981, Memorie del sottoscala 1990, Ulisse e la balena bianca e Mal di parola 1992, Lettere d’amore sulla bellezza con Giorgio Soavi 1996.
In teatro a recitato testi di Pirandello, Cocteau, Miller, Shaekspeare e tantissimi altri.
Alto, colto, ricco di fascino e di eleganza innata ha rappresentato per decenni l’attore per antonomasia. Bello e impossibile ha avuto quattro figli da quattro compagne diverse: Paola da Nora Ricci, Victoria da Shelley Winters, Alessandro da Juliette Mayniel e Jacopo da Diletta D’Andrea.
Una mostra lo celebra a Genova allestita nel Palazzo Ducale e visitabile fino al 18 settembre prossimo, dopo essere stata inaugurata a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica ed è stata curata da Alessandro Nicosia, Diletta D’Andrea ed Alessandro Gassmann.
Attraverso materiali privati inediti, foto, oggetti personali, locandine e contributi audiovisivi, la mostra ripercorre l’intera parabola umana ed artistica di Vittorio Gassmann che ha sempre ricercato l’eccellenza in tutti i suoi molteplici campi di attività.
Una curiosità. Lo stesso Gassmann volle scrivere l’epitaffio sulla sua tomba che si trova al Cimitero del Verano a Roma: “Vittorio Gassmann attore. Non fu mai impallato”.
Ecco come spiegò ad un attento Corrado Augias: “E’ un termine tecnico cinematografico: è impallato ciò che si nasconde alla macchina da presa. Io mi sono sempre fatto vedere, mi sono esposto e soprattutto a teatro, credo di aver avuto un certo coraggio”. E tutti noi gli siamo eternamente riconoscenti!