“Napoli per me è una fonte d’ispirazione, una magia”. Una dichiarazione d’amore per la città partenopea è quella con cui Haddi Goodrich accoglie il pubblico, in occasione della presentazione del suo romanzo, Perduti nei Quartieri Spagnoli. Un momento colmo di sensorialità emozionale, tenutosi presso la libreria Ubik di Napoli. Goodrich con questo libro omaggia Napoli e parla dei sentimenti appassionati che la legano a questa città. Haddi Goodrich è nata a Washington nel 1971. Arriva a Napoli nel 1987 per uno scambio culturale, soggiornandovi fino al 1998. Studiosa di glottologia, si laureerà in Lingue e Letterature Straniere, all’Istituto Universitario Orientale. Insegnante, tiene un blog bilingue su traduzioni, letteratura e curiosità dell’italiano e dell’inglese. Vive ad Auckland, in Nuova Zelanda. Perduti nei Quartieri Spagnoli è il suo primo libro. Un volume destinato a diventare un tessuto cartaceo, di quello che è il Quartiere più affascinante e controverso di Napoli. Un dedalo che suggestiona ed insieme fa riflettere. Un agglomerato di fascino a cui si alterna l’osservazione del degrado, di cui i Quartieri Spagnoli sono stati investiti nel tempo. Ad affiancare Haddi Goodrich nella descrizione di Perduti nei Quartieri Spagnoli, Giovanni Laino (Professore Ordinario di Pianificazione Territoriale nel Dipartimento di Architettura, dell’Università di Napoli Federico II, Vicepresidente di Urban@it, il Centro Nazionale per lo studio delle politiche urbane. Da quarant’ anni impegnato nei programmi di tutela e accesso ai diritti di bambini e giovani, nei quartieri in grave difficoltà). Perduti nei Quartieri Spagnoli scorre veloce, fluido, come l’immagine della lava del Vesuvio. Una caratterialità vivace, in cui la doppiezza dei registri narrativi fa da specchio riflesso al dualismo napoletano. Un romanzo multistrato dove il lettore viene rapito dalla complessa psicologia dei personaggi, a cui si alterna la psicologia dei luoghi. Una narrazione che trova ispirazione autobiografica. Una studentessa americana incontrerà una realtà sconosciuta nella Napoli degli anni ‘90. Una dimensione che le insegnerà il concetto di radicamento. “Questa emozione per l’attaccamento sull’appartenenza riesco ad analizzarla ma non a sentirla”. È così che la scrittrice sviscera il sentimento delle radici. Un tema rilevante nell’antropologia napoletana, che nel libro diventa filo conduttore. Il peso della casa, l’affezione al territorio rende i legami più profondi, ma nel contempo, una peculiarità che restituisce ai napoletani poca libertà. Una componente che riusciamo a cogliere in modo dettagliato, attraverso uno dei personaggi principali, Pietro. Uno studente di geologia, figlio di una famiglia di contadini in provincia di Avellino. È in questa connotazione, che viene rappresentata la descrizione delle famiglie arcaiche, legate alla “roba”. Pietro è il personaggio sognatore. Una figura dall’ampio spessore psicologico. La sua complessità da cui ne deriva la debolezza. Il giovane che stravolgerà la vita di Heddi. Una travagliata storia d’amore. Eppure il libro non è da considerarsi un romanzo d’amore. Ne costituisce solo una ala, dell’intero corpo narrativo. In esso ritroviamo l’ampiezza della dimensione esplorativa dei luoghi di Napoli. Una moltitudine di ingredienti. La definizione antitetica tra il visibile ed il sotterraneo. Il fulcro del romanzo in cui una giovane ragazza americana, un po’ naif, troverà canali di meraviglia e di stupore. La tramutazione della stranezza in bellezza, attraverso la sua poliedricità. L’esaltazione dello spessore umano nel tessuto delle vicende che vivrà, rapita dai Quartieri Spagnoli. La ricerca di piacevolezza nei difetti e nelle debolezze. Insieme ad essi, l’osservazione partecipante di momenti in cui, un luogo “sgarrupato”, può esprimere accoglienza. Può esso stesso, lasciare un segno. Perduti nei Quartieri Spagnoli, trasferisce una pienezza di suggestioni, attraverso le strade, le persone, gli odori, la lingua dialettale. La stranezza degli aneddoti. La magia onirica e l’aura esoterica, straordinarie fonti di radici che hanno ispirato l’autrice, in un confronto tra tradizioni e memorie, rendendone rinnovato, il sentimento di stupore ed entusiasmo. La straordinarietà di imprimere la non scontatezza.
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