Grande successo di pubblico per “L’Ombra di Caravaggio” con la regia di Michele Placido. Una produzione Italo-francese con un cast stellare composto da Riccardo Scamarcio (Caravaggio), Isabelle Huppert (Costanza Sforza Colonna), Louis Garrel (L’ombra), Micaela Ramazzotti (Lena Antonietti), Lolita Chammah (Anna), Brenno Placido, Moni Ovada, Alessandro Haber, Michele Placido (Cardinal Del Monte).
Il film ambientato nel XVII secolo racconta di Caravaggio, che dopo aver commesso un omicidio a Roma, viene condannato a morte, si rifugia a Napoli in attesa della grazia da parte del Papa.
Il regista Michele Placido ha rilasciato questa dichiarazione: «Ho maturato l’idea del film 53 anni fa quando, iscritto all’Accademia Silvio D’Amico, mi sono appassionato alla vita di Giordano Bruno che insieme a Caravaggio ha osato sfidare la ristretta mentalità dell’epoca. Poi circa 5 anni fa, grazie all’incontro con gli sceneggiatori Sandro Petraglia e Fidel Signorile, abbiamo sviluppato appieno l’idea della realizzazione del film».
Il regista riesce sapientemente a far luce sul fascino delle opere di Caravaggio che dopo tanti anni attirano folle di estimatori da tutto il mondo, oltre a ipnotizzare il pubblico per tutta la durata del film, catapultando lo spettatore nella Roma del 1600, mostrandone la decadenza e sottolineando l’eccessiva ingerenza della Chiesa nella vita dei cittadini.
Caravaggio amava dipingere il vero, il dolore dell’umanità, rappresentava santi e madonne servendosi di modelli che nella vita reale erano gli ultimi reietti della società. Caravaggio fotografava la vita reale, facendo saltare tutte le gerarchie: la sua pittura profondamente religiosa all’epoca veniva considerata eccessivamente eversiva e rivoluzionaria e per questo fu amato e osteggiato allo stesso tempo. I due elementi della pittura di Caravaggio sono la luce e il buio: la sua vita può essere colta nella stessa ambivalenza, in quanto un contrasto di luci e ombre continuo portarono Michelangelo Merisi(il suo vero nome) a vivere una vita maledetta e scellerata portandolo all’inevitabile epilogo dove dolore e violenza prevalgono sul bene.
Riccardo Scamarcio ha così commentato il film: «Ho cercato di dare al personaggio una sorta di febbre che lo guida nella vita spingendolo verso la pittura, mosso da autentico talento e passione incoercibili».
Merito dell’attore è quello di essersi immedesimato nelle vicissitudini umane del Caravaggio, dandogli il giusto pathos . spessore e lucida follia. Una menzione speciale per la fotografia di Michele D’Attanasio che rende bene le atmosfere cupe e degradate della vita dell’artista. Molto curati i costumi di Carlo Poggioli. Da vedere.