Fino al 24 gennaio al Teatro Bellini di Napoli è di scena Gospodin, del giovane drammaturgo tedesco Philipp Löhle, per la bellissima regia di Giorgio Barberio Corsetti, con Claudio Santamaria, Federica Santoro e Marcello Prayer.
In scena un indiscutibile talento, Claudio Santamaria, che dà vigore al personaggio anche con un’ottima prestanza fisica, corre, cade, si rialza, regalando vivacità e veridicità alla figura pragmatica di Gospodin, che, a un certo punto della sua vita, rifiuta categoricamente le regole della società, andando contro a tutto quello che lo circonda.
Gospodin vuole “prendere il capitalismo per le palle” e “sopravvivere indipendentemente dal meccanismo del mercato del lavoro”. Segue così il suo dogma con fierezza, quattro regole che lui scrive sulle mura del suo oramai vuoto appartamento.
Il suo mondo era perfetto e in ordine, fin a quando Greenpeace gli confisca il suo lama, il cammello senza gobbe, come lo chiama Gospodin, con cui passeggiando per strada otteneva mance. Iniziano così una serie di vicissitudini che trasformeranno la sua vita. Incomunicabilità con Anette, la sua compagna che lo ha appena lasciato, con la madre, con i suoi amici. Alcuni sfruttano la sua ingenuità, altri, invece, cercano di metterlo di nuovo sulla strada giusta. Ma il dissidente Gospodin si libera dall’affetto anche delle sue cose, regalando frigorifero, forno, televisore, come se fosse un vaccino contro il consumismo.
Gospodin compie delle scelte di vita molto drastiche, soprattutto quelle di sottrarsi al denaro e al lavoro, che gli viene più volte offerto anche se non lo ha chiesto. Tuttavia, quando diventa involontariamente il proprietario di una borsa piena di soldi, tutti i suoi cari, dalla madre alla fidanzata fino agli amici, iniziano a interessarsi alla vita di Gospodin solo per spillargli dei soldi, che lui cerca di sbarazzarsi ad ogni modo. Prende coraggio e forza sulla sua coscienza ideologica, che lo porta poi a scrivere il suo manifesto, i suoi quattro principi, dogmi, come li chiama Gospodin: “Una partenza è da escludere”, “I soldi non devono essere necessari”, “Ogni proprietà è da rifiutare” e “Libertà è non dover pendere decisioni”. Quest’ultimo punto è molto interessante, su cui ruota la decisione ferrea sulla libertà individuale di azione del personaggio, seppur contraddittoria, perché se Rousseau diceva “L’uomo è ovunque libero e ovunque in catene”, in Gospodin, c’è l’ingenuità delle sue regole, perché lo sa che ogni critica sistematica al capitalismo è destinata al fallimento.
Dopo molti colpi di scena, Gospodin raggiunge la felicità e vive nella soddisfazione di aver raggiunto l’obiettivo dei suoi sogni, niente soldi, nessuna decisione, semplicemente essere, anche se in maniera coercitiva, ma non vi svelo il finale.
Philipp Löhle, presente al Teatro Bellini di Napoli ha raccontato: «Non so se lo so chi è Gospodin. Trovo solo molto interessante e adducente il come uno vuole vivere. Quando ho cominciato a pensare a questo testo, mi ero appena laureato, ed è, in genere, il periodo in cui uno si chiede: adesso che faccio? E tutti mi dicevano di dover decidere cosa fare. La particolarità di Gospodin è di decidere di non seguire questa strada, di non dire io adesso devo decidere, e mi interessava rispondere alla domanda, non necessariamente con toni anticapitalisti, ma con un interrogativo esistenziale di cosa si vuole fare della propria vita. E dal momento in cui Gospodin decide di non seguire questo sistema, di comportarsi in maniera diversa, mette in dubbio tutto il sistema che governa il mondo.»