Il compleanno di Baudelaire è lo spettacolo andato in scena dal 14 al 16 febbraio al Teatro San Ferdinando di Napoli. A vestire i panni di Charles Baudelaire, un bravissimo Giuseppe Zeno. Lo spettacolo Il compleanno di Baudelaire si ispira all’omonimo libro di Luca Cedrola. Bruno Garofalo ha curato la regia di questo spettacolo che rappresenta il racconto di un’ipotetica visita dell’editore Auguste Poulet Malassis al capezzale di Charles Baudelaire negli ultimi momenti precedenti alla sua dipartita. Siamo a Parigi, è il 31 agosto del 1867. Il giovane poeta, ansioso e tormentato, appare amareggiato, sconfitto, logorato da un forte senso di abisso. Il Poeta rievoca nel dialogo con l’amico e mecenate, le tappe ed i percorsi della propria vita letteraria, ripercorrendo la sua vita civile, sociale, sentimentale. Da questo dialogo emergeranno confessioni, frasi e concetti poetici, riferimenti all’Opera dell’Artista, oltre ad argomenti addirittura sconosciuti anche ai cultori dell’autore e tutto questo grazie ad una minuziosa ricerca e all’immaginazione coerente ed appassionata di Luca Cedrola, l’autore del libro a cui ci ispira la rappresentazione: Il compleanno di Charles Baudelaire. Grandissima prova d’attore di Giuseppe Zeno, impegnato in scena per quasi l’intera rappresentazione disteso su un letto d’ospedale. L’attore napoletano – “riposte le pistole” usate da O’Malese, il personaggio criminale che interpretava nella serie Il clan dei camorristi, andato in onda lo scorso inverno su Canale 5, – torna all’originaria passione per il teatro recitando un monologo lungo quasi quanto l’intero spettacolo (1 ora e venti, diviso in due atti, ndr), intervallato soltanto da brevi cambi di scena e rapidi dialoghi tra gli attori di supporto (Cinzia Cordella, Maurizio Murano, Francesco Viglietti e Lello Giulivo). Grazie ai prodigi della tecnologia moderna, ai personaggi teatrali presenti sul palco, si susseguiranno sulle pareti – come attraverso degli schermi – immagini di personaggi evocati, di giardini, di stanze, di cimiteri, di volti a fare da sfondo alle parole forti, assolute ed affrante del protagonista. Le musiche sono di Paolo Coletta, i costumi di Mariagrazia Nicotra, la videografica di Claudio Garofalo. La produzione è di Doppiaeffe production, Laboratori & Laboratori Flegrei.
In occasione delle rappresentazioni il foyer del teatro San Ferdinando, ospita la mostra a cura di Vincenzo Martongelli e prodotta da Studiosedicinoni, Salon 2014, un omaggio al poeta francese nelle opere realizzate ad hoc da circa 20 artisti di area napoletana, tra i quali Fabio e Paolo Lastrucci, Gianluca Resi, Davide Castellano, Federico Tammaro, Benedetto Aloia. Incontriamo Luca Cedrola l’autore del libro da cui è tratto lo spettacolo.
Il compleanno di Baudelaire è un libro che Lei ha scritto. Come nasce l‘idea di portarlo a teatro?
«Baudelaire è stata una mia passione giovanile. Un autore che ho incontrato sui libri di scuola al Liceo Classico San Nazzaro. Ho letto “I fiori del male”, mi piaceva la poesia ed è stato il mio autore di riferimento. Successivamente, ho approfondito l’autore ed ho scoperto un Baudelaire pensatore, intellettuale, critico. Mi ha intrigato la sua vita, ho conosciuto meglio la sua vita, la sua storia molto particolare. E poi, per una concidenza, lessi il libro di Antonio Tabucchi “Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa”, unito alle “Lettere alla madre” di Baudelaire, e mi venne l’ispirazione di scrivere un libro su Baudelaire partendo dagli ultimi giorni precedenti alla sua morte. Così decisi di chiamarlo Il Compleanno di Baudelaire, che per fortunate vicende, è finito nelle mani di Bruno Garofalo (il regista, ndr) ed è nata l’idea di trasformarlo in uno spettacolo.»
Oggi, vista la crisi del teatro, molti autori si dedicano alla commedia, che è, facilmente garanzia di successo. Voi rappresentate una tematica forte, classica. Una bella prova di coraggio…
«Il testo, è nato per raccontare la storia di un uomo che aveva grande talento. Non era un libro facile. Rappresentiamo il rimpianto di quest’uomo che, pur essendo un grande, non è riuscito nella sua vita a dimostrare le sue potenzialità. E teme, (anche il personaggio in scena) di non aver fatto tutto ciò che avrebbe potuto. Mi rendo conto che storie di questo tipo, soprattutto in questi periodi, possono essere meno seguite, rispetto ad altre più leggere. Sia perché la gente ama altro, sia perché non c’è “l’educazione” di seguire un certo tipo di teatro. Mettere in scena certe tematiche, significa anche – da parte di chi produce – assumersi delle responsabilità. Forse manca questo coraggio nelle produzioni. So bene che questo non è uno spettacolo per tutti. Potrebbero esserci difficoltà nel seguirlo o, addirittura, nel comprenderlo. Ma c’è bisogno di queste tematiche per rappresentare la cultura. Anche se questi spettacoli generano anche diverse reazioni nello spettatore. Anche in base, ovviamente, alla conoscenza che si ha dell’autore.»
Come è stato scelto il protagonista. Perché Giuseppe Zeno?
«Giuseppe Zeno, era stato ingaggiato per un altro spettacolo della stessa produzione. Era impegnato con La signora delle mele insieme a Marisa Laurito. Un progetto diverso, grande, un Musical. E, Bruno Giordano, che ci teneva a portare in scena Baudelaire, gli ha proposto questo ruolo. Giuseppe ha letto il libro, poi ha letto l’adattamento teatrale e si è appassionato subito a questo personaggio. È uno spettacolo particolare, molto umano. È stato fatto con grande serietà e devozione da parte di tutti. Giuseppe, in particolar modo, in questa rappresentazione, ci ha messo il cuore. E’ chiamato ad una prova d’attore molto dura. Quasi ai limiti delle possibilità umane. Nell’interpretarlo, ci ha messo tanto amore, tanto impegno e una grande concentrazione.»