La visita teatralizzata dedicata a Giuseppe Moscati intende rievocare la figura di un uomo di scienza e carità, che ha dedicato l’intera esistenza alla cura disinteressata di poveri e malati, facendo emergere soprattutto l’interesse per la ricerca scientifica, che lo condusse ad importanti scoperte. Moscati, grande innovatore della Medicina, sarà proclamato santo nel novembre del 1987, per il coraggio mostrato non solo in circostanze eccezionali, quali l’eruzione del Vesuvio o l’epidemia di colera che funestò la città di Napoli nel 1911, ma soprattutto per l’impegno quotidiano e disinteressato profuso a favore dei malati e dei poveri. La dedizione per gli ammalati non sottrae comunque tempo allo studio e alla ricerca medica, che Moscati porta avanti attuando un concreto equilibrio fra scienza e fede cattolica.
Per concentrarsi sul lavoro in ospedale e restare accanto agli infermi, ai quali è molto legato, nel 1917 rinuncia all’insegnamento e alla cattedra universitaria lasciandola all’amico professore Gaetano Quagliariello. È il 1922 quando consegue la Libera Docenza in Clinica Medica generale, con dispensa dalla lezione o dalla prova pratica ad unanimità di voti della commissione. Ma numerose sono le sue ricerche che trovano pubblicazione su riviste italiane e internazionali; importantissime, quelle pionieristiche sulle reazioni chimiche del glicogeno. A soli 46 anni, dopo un improvviso malore, muore sulla poltrona di casa. E’ il 12 aprile 1927: “Oggi Napoli ha perduto un grande medico, ma i poveri hanno perso tutto”, così viene diffusa la notizia della morte di un medico destinato ad essere ricordato per l’eternità.