“La pittura è una chiave che apre porte su giorni e dimensioni nuove dell’esistenza e dell’essere” . Così Pasquale Vitale parla della pittura che è alla base del suo libro “Giuanin – l’uomo che scappa verso se stesso” edito da Bagarì.
Un mondo in questo volumetto, dalla grafica elegante (come del resto accade per tutti i volumi di questa giovane casa editrice), si racconta della libertà, che per alcuni è un qualcosa di astratto e irraggiungibile mentre per altri è la normalità quotidiana.
Pasquale e Pino, pittori di strada, ottengono di tenere un laboratorio di pittura nell’ex struttura manicomiale di Collegno ed è qui che incontrano Giuanin e gli altri ospiti della struttura.
Giuanin è una presenza silenziosa, capace di osservare e riprodurre opere aggiungendo la sua arte.
Vitale ha il merito di fare viaggiare il lettore sempre in bilico tra certezza ed incertezza. Cosa è l’arte? Forse la maggiore espressione di libertà, la stessa che si assapora pagina dopo pagina nel libro, il volere essere padroni di se stessi, della propria volontà e capacità di espressione. Forse i più liberi sono i matti, quelli che osservano la nostra realtà e la trovano banale, fin troppo.
La scrittura è scorrevole, mai banale, ed il racconto è una immersione totale tra i colori e gli odori della pittura ma anche nei meandri dell’animo umano mai scrutabile fino in fondo.
L’autore si dedica al simbolismo non solo di lavori pittorici ma anche del linguaggio parlato dal portatore di disagio.
Leggendo il libro si riflette sull’utilità dell’arte e sulla normalità della follia rimanendo in bilico tra visibile ed invisibile: il luogo dove vive la verità.