Giovani Ribelli, diretto da John Krokidas (alla sua opera prima) ed interpretato dal bravo Daniel Radcliffe, indaga sulla Beat Generation (movimento artistico, poetico e letterario sviluppatosi dal secondo dopoguerra negli Stai Uniti) prima che questa diventi tale. Gli incontri tra gli scrittori giovanissimi, la consapevolezza del loro potenziale, della possibilità di avviare una “nuova visione” letteraria e americana, tutto attraverso lo sguardo dapprima ingenuo, poi allucinato ed infine adulto e consapevole del grande poeta statunitense Allen Ginsberg. Il gruppetto di amici: Ginsberg, Jack Kerouc e William S. Burroughs non si fa mancare nulla tra triangoli amorosi, droghe e creatività ruotando attorno al biondo quanto enigmatico e poco talentuoso Lucien Carr che fa invaghire, promette e ammicca ricercando parole e talento più che baci e sesso. Per una generazione così viva, al limite della legalità dove si contano anche degli omicidi (uno nel film ma Burroughs, nel tentativo di imitare Guglielmo Tell, sparò e uccise la moglie senza mai andare in prigione), il film, solo all’inizio, non sempre incalza e induce all’attenzione nonostante i dialoghi bellissimi. Poi, diventa un inno all’azione, alla libertà di pensiero, alla capacità di percorrere nuove strade dove lasciarsi andare per concepire un nuovo sé imparando a dirsi addio per non rimanere immobili.
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