«La morte non lascia repliche e tifa rimanere sempre dalla parte del torto». Serena Dandini
Oggi, 25 novembre, è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Istituita il 17 dicembre 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134, tale data è stata scelta per commemorare il brutale assassinio delle tre sorelle Mirabel, avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana ai tempi del dittatore Rafael Leònidas Trujillo.
Patria, Minerva e Maria Teresa, considerate rivoluzionarie, furono torturate, stuprate e infine strangolate ed i loro corpi gettati in un burrone per simulare un incidente automobilistico.
Da quel giorno le cose non sono tanto cambiate nonostante i movimenti femministi e le attenzioni dei governi a riconoscere gli stessi diritti e le stesse opportunità agli uomini e alle donne. Basti pensare alle spose bambine, alla pratica dell’infibulazione e delle menomazioni sessuali, la tradizione dei piedi fasciati che resiste nelle zone più arretrate della Cina, il turismo sessuale che coinvolge soprattutto le minorenni, la mancanza di istruzione che colpisce in modo particolare le bambine destinate ad essere esclusivamente mogli e madri, l’asservimento ai voleri del maschio in culture dove le donne sono ancora considerate inferiori agli uomini e potremmo continuare con la violenza di tipo psicologico più subdola che toglie dignità e voglia di denunciare i soprusi.
Anche nel nostro Paese purtroppo assistiamo ad un’ escalation di violenza sulle donne perpetrata proprio da fidanzati, amici, compagni, mariti, familiari. Anche in Italia le donne vengono stuprate ed uccise o fatte oggetto di stalking. Esse sono considerate quasi sempre delle prede sulle quali riversare la colpa di aver attirato le attenzioni del maschio, di aver provocato l’uomo con atteggiamenti equivoci vuoi per aver indossato un vestito scollato o un paio di pantaloni aderenti. Te la sei cercata è il commento che spesso si sente e molte donne non hanno la forza di denunciare i loro aguzzini per paura di ritorsioni e vendette consapevoli di non essere ri-accolte nelle famiglie di origine e sentire: te lo avevo detto oppure non dovevi sposarlo, non era il tipo per te.
La violenza contro le donne ha affinato i suoi strumenti nel tempo. Se prima c’era la caccia alle streghe, fonte di peccati e di pensieri impuri oggi corre su internet carpendo troppe volte la buona fede di donne che stanno vivendo momenti di fragilità attirandole con armi di seduzione improprie quali ricatti o richieste di danaro.
Sempre più di frequente gli uomini non si limitano a sfigurare i corpi e i volti delle loro compagne con l’acido in seguito ad una richiesta di separazione o di divorzio o semplicemente perché il loro legame è arrivato ad un punto di non ritorno. Essi arrivano ad uccidere anche i figli motivati da una sete di vendetta che si racchiude nelle frasi te la farò pagare, ti priverò delle persone che più ami al mondo. Infatti l’uomo violento considera la donna una sua proprietà, può disporne come meglio crede e non è intenzionato a vedere la sua compagna felice con un altro uomo che non sia lui stesso ed i figli considerati un ostacolo o una merce di scambio. E sappiamo che i bambini che assistono alla violenza soffrono e si portano dentro ferite e dolori difficili da rimarginare.
Numerose sono le associazioni di volontariato che si prefiggono di aiutare le donne che subiscono violenza sparse in tutta Italia, prima fra tutte Telefono rosa. Il call center, attivo 24 h su 24 risponde alle richieste di aiuto da parte di donne che subiscono violenze di ogni genere (psicologica, sessuale, economica, fisica, mobbing, stalking). Ricordiamo altresì che le denunce di violenza possono essere fatte direttamente ai Carabinieri o alla Polizia.
Noi di Mydreams vi consigliamo la lettura di due libri molto importanti : Il male che si deve raccontare di Simonetta Agnello Horneby con la collaborazione di Marina Calloni, Feltrinelli 2013 e Ferite a morte di Serena Dandini e Maura Misiti. Rizzoli 2014. Il primo tratta le memorie di violenza domestica raccolte dall’autrice in qualità di avvocato a Londra e di come proteggere le vittime secondo un sistema semplice ed efficace messo a punto in Inghilterra che può essere esportato anche in Italia coinvolgendo servizi sanitari, scuola, datori di lavoro. Il secondo, oggetto anche di uno spettacolo teatrale portato in scena da Lella Costa, fa raccontare alle stesse vittime di femminicidio la loro triste storia, in prima persona.