Un lungo viaggio, quello di Giorgio Adamo, che è cominciato muovendo i primi passi con il gruppo “Stamina”, in cui si è esibito tra piccoli e grandi palchi della scena rock underground italiana ed europea. Da anni ha intrapreso la strada del musical e del teatro, interpretando diversi personaggi come Telemaco in “Odissea The Musical” (2007), Pier delle Vigne ne “La Divina Commedia” (2009), Romeo in “Giulietta e Romeo Live 3D” (2012), il principe Siddharta nell’omonimo musical del 2013. A breve partirà in tournée con il doppio ruolo di Simon Zelotes e cover Judas nel “Jesus Christ Superstar” di Massimo Romeo Piparo accanto all’immenso Ted Neeley. Di recente Giorgio Adamo ha sentito l’esigenza di tornare alle sue origini e mettersi nuovamente in gioco, pubblicando “La bomba”, il nuovo singolo e videoclip, un defibrillatore per coscienze.
Il singolo “La bomba” segna il tuo ritorno sulle scene musicali. Un brano ispirato ad un fatto di cronaca del 2014. Perché la scelta è caduta proprio su questa tematica?
«È stata una scelta molto istintiva, per come è nato e per com’è stato il suo sviluppo. È stato scritto di getto nella notte del 2014 quando balzò alla cronaca la notizia che fosse “riscoppiata“ la guerra infinita in Palestina. Mi sentì molto toccato da quella giornata e durante la notte mi risvegliai già con il ritornello in testa. Così in un attimo ci fu la stesura del testo e la canzone era già completa. L’ho tenuta per un po’ di tempo nel cassetto e poi l’ho tirata fuori nel 2015, poiché stavo per partire per Parigi per uno spettacolo e pochi giorni prima ci fu la tragedia del Bataclan. In quel momento mi ritornarono le parole che avevo scritto tempo prima e così iniziai ad arrangiare il brano. L’ho scelto perché davo un peso molto importante a quelle parole e lo ritengo una sorta di defibrillatore per la mia coscienza, poi qualora riuscisse a propagarsi anche nelle coscienze altrui, che ben venga. È un brano a cui tengo particolarmente. Molte volte siamo distanti da tutto ciò che ci capita apparentemente così distante, ma in realtà è sotto il nostro stesso cielo».
Seguirà un album?
«Ho in progetto di realizzare un album, ho già tante cose scritte perché il mio percorso musicale è molto ampio e quindi è stato un po’ la voglia di rimettermi in gioco con le mie parole, con qualcosa di totalmente mio. L’ho fatto soltanto adesso, forse perché ho raggiunto un bagaglio di esperienze e di emozioni che voglio tirare fuori. Il mio programma in realtà e di realizzare un altro singolo per il 2018 e poi magari un album intero».
Di cosa parlano gli altri brani che hai in archivio?
«Ho diversi argomenti, sicuramente per il prossimo singolo preferirei far uscire un Giorgio un po’ più leggero, sempre badando molto al testo, sull’onda della vecchia scuola del cantautorato. Sono un po’ indeciso se far uscire un brano romantico o un po’ più goliardico. Ho varie cartucce da sparare, quindi sono in fase decisiva».
Dall’esordio con gli Stamina, quando sei cambiato fino ad oggi?
«È lo stesso Giorgio, però con uno zaino bello pesante. Sono cresciuto a pane e rock and roll anni ’70 e ho avuto tante esperienze nell’ambito rock, in particolar modo sui palchi dei pub, quella è stata la mia scuola più forte. L’esperienza nei pub me la sono portata dietro in tutte le mie più grandi esperienze, fino ai musical in giro per il mondo, sia qui in Italia che all’estero. È davvero molto importante tutto il mio percorso musicale. Sono cresciuto, mi sono avvicinato ad uno stile musicale diverso, prima forse mi precludevo molte strade. L’apertura allo spettacolo e al mondo musicale, mi ha permesso di costruire il Giorgio di oggi. A 33 anni credo di essere cresciuto abbastanza e voglio far sentire che ho tante cose da dire».
L’esperienza con il musical, cosa rappresentano per te?
«Per me è importante, perché è qualcosa che mi ha completato. Il musical è entrato nella mia vita quasi per caso. Mi misi in gioco per un’audizione, riuscendo a prendere il mio primo ruolo di Telemaco in “Odissea The Musical”, ed è stato in quel momento che capii che potevo dire qualcosa anche in quel settore. Da allora non mi sono più fermato, perché ho continuato a studiare, a crescere a fare tanti chilometri di palcoscenico e tutti i miei personaggi mi restano davvero nel cuore. C’è stato sicuramente qualcosa che è stato più importante, qualcosa che ho vissuto per più tempo, per esempio il personaggio del principe Siddharta nell’omonimo musical che mi ha portato in giro negli Stati Uniti, in Messico, dove ho lasciato davvero un pezzo di cuore. Lo scorso anno ci sono stato per quasi sei mesi, dopo che c’ero stato altre due volte. Ho rimesso su tutto lo spettacolo anche in spagnolo, con tutta una compagnia che ho gestito nuovamente io dall’inizio. Ho vissuto delle esperienze bellissime, crescendo anche come ruolo e come figura professionale. Quindi per me il teatro mi ha dato tanto e continua a farlo. Il teatro mi costruisce, mi distrugge, mi trasforma, mi fa rinascere e ogni giorno è bellissimo risvegliarsi sapendo di poter fare quello che sto facendo».
A breve partirai con Jesus Christ Superstar di Massimo Romeo Piparo accanto all’immenso Ted Neeley, con il doppio ruolo di Simon Zelotes e cover Judas.
«Mi ritroverò sul palco con Ted Neeley, lo storico Jesus del film del 1973, che ancora alla sua veneranda età di 75 anni riesce a dare un’energia pazzesca e ci trascina tutti. Sono davvero grato di poter attingere dalla sua energia».
In che modo ti sei avvicinato a questi personaggi e quale ti ha coinvolto particolarmente?
«Sicuramente Sddharta, come ti dicevo prima, perché mi sono anche un po’ escluso dal mondo lavorativo, dando un’esclusiva e precludendomi per diversi anni altre strade, ma è stata una scelta voluta. Ogni personaggio che ho interpretato mi è rimasto addosso, lo stesso Gesù in “Jesus Christ Superstar” del 2016 con un’altra produzione. Anche la sfortunata esperienza con l’imperatore Nerone in “Divo Nerone” del 2017. Un’esperienza negativa dal punto di vista organizzativo, burocratico e politico, perché è andato di tutto in mezzo tranne che l’arte. È un progetto che è saltato, ma era il più grande che fosse mai stato realizzato sul Paladino a Roma. È andato a finire male, ma nonostante tutto mi ha dato davvero tanto. Ho costruito un personaggio ex novo, tutto fatto da me, con l’aiuto di grandi personaggi, un cast incredibile e con Gino Landi alla regia. Per me è stata un’esperienza grandissima. Il personaggio di Nerone mi ha dato davvero tanto, perché ho dovuto mettere in pratica tutte le mie capacità fisiche, canore. Quindi anche se il musical non è andato a buon fine, il mio personaggio mi ha lasciato qualcosa di grande dal punto di vista artistico».
In futuro ti vedremo di più come personaggio di musical o come cantante?
«Al momento non riesco a dirlo. Affacciarmi al mondo musicale, cantautorale è molto dura, perché le produzioni ti guardano in maniera strana, con una sorta di pregiudizio per chi viene dal teatro. Nonostante tu abbia un repertorio valido, un qualcosa che possa piacergli, in realtà vorrebbero che tu cancellassi tutto quello che hai fatto in precedenza, per mettere anima e corpo soltanto in quella direzione musicale da cantante singolo. Io in realtà ancora non ci riesco. Come vedi sto cercando di farmi strada da me, per far capire se riesco a seguire le due strade parallelamente. Al momento ci sto riuscendo, sto dando tutto me stesso, perché è davvero una fatica incredibile, però è un motivo di orgoglio perché la passione è grande, quindi non riesco ad abbandonare nulla. Adoro recitare, cantare e cerco di farlo al meglio quando sono chiamato in causa».