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Foto di Felice De Martino
Reduce da uno straordinario successo tra musica, tv e cinema, Giorgia è tra gli artisti in gara alla 75esima edizione del Festival di Sanremo. Il titolo del brano è “La cura per me” scritto da Blanco e Michelangelo insieme a Giorgia e prodotto da Michelangelo. Quest’estate l’artista tornerà live per festeggiare i 30 anni di “Come saprei”, brano iconico con cui nel 1995 vinse proprio il Festival.
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14 GIUGNO | TERME DI CARACALLA di ROMA
26 LUGLIO | TEATRO GRECO di SIRACUSA
16 SETTEMBRE | REGGIA DI CASERTA – Piazza Carlo di Borbone
Seguono alcune domande dei giornalisti nel corso della conferenza stampa a Sanremo.
Nella serata delle cover hai invitato sul palco Annalisa con cui duetterai sulle note del celebre brano di Adele “Skyfall”.
«Ho voluto misurarmi con “Skyfall” questa canzone che somiglia anche un pochino a un mio pezzo che si chiama “Quando una stella muore”, e quindi mi sono un po’ sentita che potevo mettermi in gioco con questo brano. Devo dire che abbiamo già studiato, provato, anche Annalisa è di una precisione, si prepara in maniera eccellente, quindi puntiamo anche a divertirci e a farvi divertire».
Una carriera straordinaria costellata di successi. In tutti questi anni hai mai avuto paura di fare questo mestiere?
«La paura è un sentimento, un’emozione, che mi accompagna da tutta la vita. Io sono una paurosa, ma la paura mi ha insegnato ad essere coraggiosa. Nel mio lavoro ho avuto spesso paura di sbagliare, quindi ho vissuto un momento in cui mi sono un po’ ricostruita ed ho imparato che quella paura lì è preziosa, però te la devi vivere e non fuggire. É come quando uno ha gli attacchi di panico. Quello è un momento di crescita, perché arriva il panico proprio perché stai cambiando. Il cambiamento sembra una morte, ma in realtà è sempre una rinascita, solo che ci devi passare attraverso, te la devi vivere appunto. E quindi ho imparato che la paura può essere una risorsa se te la vivi prendendola, abbracciandola e dimostrandoti che esiste una risposta, che spesso è il coraggio e spesso la fede, la fede intesa come capacità di credere in qualcosa, in qualcuno».
La Giorgia di “Come saprei” oggi è cambiata e sembra tutta altra persona. Cosa consiglieresti alla Giorgia di 30 anni fa?
«Ero molto timida, molto chiusa e mi vergognavo proprio, infatti stavo molto con gli occhi chiusi, però mi dicevano che sembravo sicura. In realtà ero sicura nella musica, mi affidavo alla canzone, però la mia parte del carattere, quella che aveva molto pudore, soffriva. Ma era anche l’età, la nostra generazione non era abituata a uscire fuori e ad esprimere, l’abbiamo imparata dopo. Non avevamo social, e menomale perché avremmo fatto solo danni. Quindi le direi di cercare di godersi un po’ di più la vita, le cose, perché io anche lì ero molto incosciente. La pregherei di essere un po’ più concentrata sulle cose, sul presente, su se stessa in maniera leggera, perché ero una pesantona, e poi le direi che è stata brava a mantenere quella scintilla della musica intatta, quello lo devo molto a mio padre che me l’ha mostrato sempre nella vita, e quindi eccoci qua, incredibile».
In molti ti considerano la voce italiana per eccellenza, non hai paura di metterti ancora in gioco rischiando di sfatare questo mito?
«Allora, ho molta paura, infatti si è visto molto nella prima esibizione. Avevo l’ansia di non essere all’altezza della responsabilità di quello che il pubblico si aspettava da me. Arrivare dopo trent’anni nuovamente a fare la gara a Sanremo io l’ho trovata una cosa indispensabile per me, per dirmi chi sono, quindi io la vivo anche molto come una gara interiore, per capire chi sono e chi la musica mi fa essere. Per me cantare deve essere un atto anche di amore per sé e per gli altri, e stare concentrata su quello e non sulle responsabilità e le aspettative, altrimenti smetti di fare quello che devi fare con la sincerità con cui lo devi fare».
Cosa ne pensi invece degli artisti giovani che sono in gara quest’anno?
«Allora, gli artisti giovani li trovo tutti artisti, nel senso che trovo che questa generazione di giovani musicisti e musiciste si sia molto preparata, sono molto a fuoco. Ricordo che nel mio Sanremo di trent’anni fa c’era anche un Irene Grandi molto giovane, si capiva che era una musicista, che sapeva stare sul palco, però eravamo un po’ più liberi anche rispetto alle scelte, anche dal vestito alla musica. Adesso io li vedo molto preparati e preparate, cioè arrivano con le idee chiare sul tipo di musica che vogliono fare, arrivano sul palco, danzano, cantano, guardano la telecamera. In questi giorni sto apprezzando tantissimo Lucio Corsi, le ragazze sono tutte brave, da Gaia, Clara, Elodie, mi sembrano tutti molto preparati, sicuramente più di com’ero io alla loro età».
Nella tua carriera hai coperto diversi ruoli che esulano da quello di cantante e attrice. Qualora ti fosse proposto accettarsi di curare la direzione artistica del Festival?
«È una cosa impegnativa, perché comporta tanti mesi di lavoro, devi avere l’esperienza, secondo me devi avere tante cose, quindi non è una cosa semplice, quindi non lo so se ne avrei il coraggio. Però so per certo che sarebbe un festival senza scale, la prima cosa che farei sarebbe togliere le scale dal palco, lo farei per amore di tutti quelli che cantano, soprattutto di noi che cantiamo con i tacchi. Probabilmente non me lo farebbero fare, quindi non mi chiameranno mai. Cercherei di rendere il Festival come ormai si fa da qualche anno, come ha iniziato a fare Amadeus, un vero proprio specchio della musica, che gira non solo nel web, nelle radio, ma ci deve essere un po’ di tutto, anche perché poi adesso c’è una generazione che sono le mamme che cantano, che sono quelle che andavano ai concerti da ragazzine, anche loro e i relativi mariti che sono fruitori di musica e non vanno trascurati».
In questi 30 anni, dalla tua prima esibizione al Festival di Sanremo ad oggi, pensi che la tua evoluzione musicale sia stata influenzata da qualcuno o da qualcosa o pensi che la tua musica abbia influenzato gli altri?
«Sono stata influenzata sempre, perché proprio cerco delle cose che mi ispirino, soprattutto nella produzione. Diciamo che la scrittura è proprio cambiata negli ultimi cinque, sei anni. É cambiato il modo di scrivere, gli accordi. Da un punto di vista della produzione mi sono sempre fatta influenzare, purtroppo io c’ho questo debole per il soul e la black e quindi c’è stato un periodo in cui volevo proporre il pop all’r&b ed è stato un pochino faticoso da farlo accettare, non tanto al pubblico, quanto agli addetti, in particolare nel mondo discografico. È però un percorso interessante quello di ricerca che vale la pena fare».
A partire da novembre, Giorgia porterà la sua musica nei palasport italiani. Il tour prenderà il via il 25 novembre a Jesolo, con la data zero, e proseguirà a Bologna, Firenze, Torino, Milano, Padova e Bari:
25 NOVEMBRE | JESOLO (VE) – PALAZZO DEL TURISMO **data zero
06 DICEMBBRE | BOLOGNA – UNIPOL ARENA
08 DICEMBRE | FIRENZE – NELSON MANDELA FORUM
10 DICEMBRE | TORINO – INALPI ARENA
13 DICEMBRE | MILANO – UNIPOL FORUM
16 DICEMBRE | PADOVA – KIOENE ARENA
20 DICEMBRE |BARI – PALAFLORIO