A tre anni da “Senza paura”, Giorgia torna sulle scene discografiche con “Oronero” (Microphonica/Sony Music Italy), il suo decimo album. Un lungo e intenso disco, che porta la firma della cantante di Roma conosciuta come voce più bella d’Italia in 10 dei 15 pezzi. È arrivato il tempo di chiamarla cantautrice? “Non mi sono posta dei limiti con questo progetto – ci dice nella piccola stanza dell’hotel di design che la ospita per il lancio a Milano – e mi sono sentita libera di scrivere e di fare il disco lungo quanto volevo. Non potevo lasciar fuori nessuno di questi pezzi”.
Quindi non cestini mai niente?
«Non questo, figurati, quanta roba inedita c’è che non ritocco. Anzi ora che ci penso magari varrebbe la pena risentirle delle cose. Però sai, appartengono al loro tempo. Le canzoni hanno successo anche in base a questo, al tempo in cui escono, che può essere il tempo giusto o sbagliato. Ma hanno un tempo. E spesso, quello che ho scritto in passato era troppo mio, non era commercializzabile».
Ti fidi del nuovo team di produzione che è con te da 3 dischi?
«Ormai siamo rodati, con Michele Canova ci siamo scambiati prima le idee generali su come volevamo farlo e poi siamo andati spediti. Io scrivevo tutto a casa mia, in tuta, rilassata, mentre mio figlio era a scuola. Mi sono fatta un’immersione nella quotidianità, io che ho la mania del controllo, la spesa, l’ordine. Mi sono posta dei ritmi e orari fissi per dedicarmi al nuovo disco. E poi sono andata in studio senza preoccuparmi del giudizio. Era una prima volta per me».
In passato sei stata condizionata?
«Non proprio, però era importante obbedire a delle aspettative. Volevo fare il salto all’estero, a un certo punto, e un presidente della BMG mi disse: ma che te frega, stattene qua. E quindi ho perso il treno. Volevo fare sperimentazione con altri generi, molti pezzi che mi arrivavano però erano tutti melodici. Ora mi sento pronta di potermi atteggiare a cantautrice».
Non deve essere facile resistere oltre 20 anni in un ambiente come il tuo. Come ci riesci?
«Avendo fiducia nell’essere umano. E questa fiducia è accresciuta, perché sono convinta che il male ti si ritorce contro e quindi non va bene. Dovremmo partire tutti da una riflessione, cambiare dentro in piccolo per cambiare il fuori in grande. Io ci credo. Ma poi il caos e il farsi del male fa parte del gioco, siamo parte del tutto nel bene e nel male. Io per esempio ho faticato a capire chi stava attorno a me per farmi crescere professionalmente e chi invece non mi migliorava».
Ora l’hai capito?
«Sì, infatti ho una manager donna. Però recentemente hai detto che tra le donne non c’è solidarietà. I tuoi fans sono rimasti perplessi, pensavano che tu fossi al centro di un giro sincero di amicizie femminili. Ma è così, figurati, l’abbiamo dimostrato con Amiche per L’Abruzzo e tutte le collaborazioni successive a quello. Io mi riferivo alla condizione sociale della donna, che è sempre costretta a scavalcare le sue simili per andare avanti. Non facciamo abbastanza squadra perché lo spazio è poco, ma in tutti gli ambiti. Per gli uomini è più facile. Per le donne, se entra una più bella o più magra nella stessa stanza, è subito competizione».
Un mare di gente ti aspetta all’estero. Spiegaci una volta per tutte se l’aereo lo prendi o no!
«Sai che ho scoperto che mi segue Quincy Jones su Twitter? Oggi con la Rete è tutto più ravvicinato, mi hanno detto perfino che sono passata su VH-1. Canova mi invita sempre ad andare a Los Angeles, sarebbe bello andare a suonare nei club con tutti quei fantastici musicisti. Se dovessi fare un salto all’estero, lo farei più per il gusto di suonare che di vendere dischi. Alla mia età non può essere quello l’obiettivo».
Non ti sei espressa sull’aereo.
«Guarda, mio figlio ha diritto di vedere il mondo e non voglio che cresca come i suoi genitori. Quindi in futuro c’è il progetto di viaggiare sempre più. E se si dovesse concretizzare qualcosa in America, lo prendo eccome l’aereo».