Giocando Con Orlando è lo spettacolo che Marco Baliani ha scritto, diretto e interpretato con Stefano Accorsi, liberamente tratto dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, prodotto da Nuovo Teatro di Marco Balsamo e Teatro Della Pergola Firenze, in scena al Teatro Nuovo di Napoli (repliche fino a domenica 2 Marzo).
Giocando Con Orlando non è una lettura del grande poema rinascimentale, né tantomeno una trasposizione scenica di esso. E’ piuttosto un gioco – come il titolo suggerisce – in cui Baliani e Accorsi si sfidano “a singolar tenzone” sui versi di Ariosto, mettendone in risalto tutta la modernità e la freschezza delle invenzioni fantastiche e di temi quali l’amore, la gelosia, l’amicizia, la guerra e perfino il sesso. Il tutto concentrato in sole due storie, tra le tante che compongono l’Orlando Furioso: l’amore platonico di Orlando per Angelica (che finirà tra le braccia del moro Medoro), e quello libertino dell’infedele (di religione e di fatto) Ruggiero per la cristiana Bradamante. “Tutto nasce da un errore”, spiega Baliani. “Stefano si trovava ad Asti per recitare, con Nina Savary, il Furioso Orlando, che avevo scritto per loro. Ma lei non poté prendere l’aereo da Parigi. Così lo raggiunsi io, e quella sera improvvisammo. Da lì, l’esigenza di mettere ordine alla storia, senza rinunciare all’improvvisazione”. Improvvisazioni che avvengono – ed è questo il bello e l’originalità dello spettacolo – sempre in endecasillabi e in rima, “giocando” con la lingua dell’Ariosto. Ma non si deve pensare ad uno spettacolo intellettualistico: c’è tanta azione fisica; ci sono due attori che, di volta in volta, si trasformano in eroici paladini, belle fanciulle, streghe e mostri; c’è soprattutto l’eterno gioco spalla-comico, con un Accorsi che tenta di dare un tono epico alla storia e un Baliani che continuamente lo “disturba”, ponendo domande imbarazzanti, mimando gesti e gesta dei personaggi, introducendo nuovi argomenti. “Mentre ero a Mantova per una maratona ariostesca, – continua Baliani – nelle stesse sale e giardini dove presumibilmente Ariosto declamava i suoi versi, mi chiedevo: come raccontava lui le vicende? Era da solo? C’erano musiche? C’erano cambi scena? Come decideva di tagliare, accorciare, ricucire gli episodi? Stava attento alle risposte del suo pubblico?”. Ecco, questo spettacolo ci offre delle possibili risposte a queste domande, oltre a farci riscoprire un capolavoro della letteratura mondiale, troppo spesso relegato nelle mani di seriosi professoroni liceali universitari.
In Giocando Con Orlando, invece, tutto si fa gioco e stupore. Il pubblico partecipa e si diverte con lo stesso incanto dei bambini che ascoltano una favola. Tutto si fa racconto, dai due interpreti, Accorsi e Baliani, che dànno voce e corpo ai personaggi, senza mai risparmiarsi, all’impianto scenico di Daniele Spisa, che si avvale delle sculture di Mimmo Paladino, i cui cavalli rimandano a battaglie, giostre medievali, animali mitologici come l’Ippogrifo. Persino le luci di Luca Barbati, sapientemente usate, raccontano.
Da vedere.