L’attore Gianni Sallustro è impegnato in questi giorni al teatro T.I.N. con lo spettacolo “Razzullo e Sarchiapone sott’ ‘o tendone” per la regia di Michele Del Grosso. Veste i panni di Razzullo. Gianni ci racconti questa versione dello spettacolo firmata da Del Grosso?
In un’onirica ambientazione circense tra angeli trapezisti, coriandoli, colori, figure surreali prende vita questa “Cantata dei pastori” con il titolo contaminante di “Razzullo e Sarchiapone sott’o tendone”. L’idea del regista, Michele Del Grosso, è quella di mettere in atto un “gioco teatrale” che vedrà le tantissime peripezie di Razzullo per portare avanti la metafora della nascita del Bambino, come la nascita di uno spettacolo teatrale.
Come hai cominciato a fare teatro?
La mia passione per il teatro è iniziata da piccolo tra i banchi di scuola . Intorno ai 6-7 anni sono entrato a far parte di alcune compagnie teatrali del vesuviano. Ma già negli anni del liceo e poi dell’università ho studiato recitazione e ho avuto la fortuna di lavorare e studiare con bravissimi registi e maestri come Antonio Capuano, Antonio Calenda, Cristina De Miranda, Saverio Mattei, Guglielmo Guidi, Dario Fo, Michele Monetta ecc…che hanno accresciuto la mia grande passione per la recitazione ed in particolare per il teatro.
Poi hai sentito il desiderio di creare uno spazio tuo ed è nata l’Accademia Vesuviana del Teatro. Cosa si studia in questa accademia e come si può accedervi?
Io sono di Ottaviano e per avere la mia formazione ho dovuto girare l’Italia in lungo e in largo perché nel mio paese non c’erano scuole di recitazione. Il mio progetto nel creare l’Accademia Vesuviana del Teatro è stato quello di dar vita ad una struttura dove si potesse studiare recitazione teatrale , recitazione cinematografica, mimo, educazione vocale, dizione, articolazione storia del teatro, danza finalizzata al teatro, canto, decodifica del personaggio, dceodifica del testo, improvvisazione . Insomma la mia vuole essere una accademia che formi degli attori che lavorino su tre livelli: voce, corpo e mente. Alla scuola può accedere chiunque ma durante gli anni si sostengono periodicamente degli esami. Chi li supera può continuare il percorso. Oramai questo è l’ottavo anno di attività dell’Accademia e abbiamo avuto vari riconoscimenti : nel 2012 abbiamo ricevuto un attestato di benemerenza dalla Polizia di Stato, mentre nel Novembre del 2014 un importante riconoscimento dal Ministero della Difesa. Inoltre da qualche anno ci occupiamo anche di produzione. Prima della Cantata dei pastori, sempre con la regia di Michele Del Grosso, abbiamo prodotto “Mater Camorra” nella stagione 2013-2014, spettacolo che ha avuto una menzione speciale dalla università “Federico II” come migliore novità teatrale dell’anno ed abbiamo avuto anche una candidatura al premio Ubu.
Qual è stata l’esperienza più significativa della tua vita, ovviamente da un punto di vista artistico?
Sicuramente l’incontro con grandi artisti come Massimo Ranieri, Glauco Onorato, Mariangela Melato, Monica Guerritore e tantissimi artisti anche napoletani con cui negli anni ho condiviso bellissime esperienze lavorative come Peppe Mastrocinque, Lalla Esposito, Nicla Tirozzi, Ciro Pellegrino, Enzo Attanasio, Lucianna De Falco. Tra tutti gli spettacoli quello che porto nel cuore è sicuramente un “Caravaggio” da me interpretato per la regia di Del Grosso.
Hai dei modelli a cui ti ispiri? Quali sono?
Io sono una persona che legge tantissimo, amo tanto la storia dell’arte, mi piace fare teatro e vedere teatro, amo molto andare a cinema. Sono tantissimi gli attori che amo come Dustin Hoffman e Al Pacino, ho studiato e sperimentato tantissimi metodi come quello di Stanislavskji, Grotowsky, Meierchold, Strasberg, ma la mia fonte di ispirazione è la gente, quella che incontro tutti i giorni per strada, nel treno, in metropolitana. Mi incanto ad ascoltare i suoni, ad osservare i piccoli gesti, a percepire i colori delle parole; porto con me un piccolo quaderno dove appunto tutto quello che mi colpisce. Ecco l’attore deve avere sempre un’attenzione particolare nei confronti del mondo e deve essere in grado di percepire il particolare.
Tra teatro e cinema cosa preferisci?
Il cinema è magia. Il Teatro è l’adrenalina pura, è il viaggio nel tempo che si rinnova quotidianamente. Li amo entrambi.
Quale ruolo ti piacerebbe interpretare?
Di ruoli ne ho interpretati tantissimi. A teatro c’è un testo di Manlio Santanelli “Il Baciamano” che mi piacerebbe interpretare, ma in effetti ci sono tantissimi ruoli che mi affascinano: Alving in “Spettri” di Ibsen oppure il “Don Giovanni” di Moliere. Certo io sono un attore “anomalo” amo, infatti, Eduardo, Petito, Viviani, De Simone, Moliere, Shakespeare, Santanelli, Nicola Fano, Goldoni, Pirandello, Brecht, mi piace passare dalla commedia dell’arte al dramma liturgico, dal dramma borghese al teatro sperimentale. A cinema invece il mio sogno è quello di lavorare con Ferzan OzpeteK e con Roberto Benigni. Il primo perché è un regista profondo, che tratta argomenti scottanti con poesia, il secondo, il grande Benigni, è un eterno bambino …come del resto sono io!