Gianluca Chiardia è proprio quello che serviva alla musica italiana. Potrà essere un discorso che vale per alcuni e per altri no, ma almeno ad una parte del pubblico italiano secondo me un po’ di personalità forti con qualcosa da dire di proprio ed intimo mancavano nella musica. Molto spesso le classifiche sono piene di prodotti costruiti e di interpreti, spesso dalle doti canore incredibili, non mettono però mai niente di proprio in quello che cantano. Non è il caso di Gianluca Chiaradia e del suo primo album Seriamente ironico. Fortuna che la discografia italiana si accorge anche di giovani cantautori di grande talento che invece fanno della propria personalità e del proprio vissuto fonte di ispirazione. Chiaradia, che con Seriamente Ironico, apre uno spaccato sul suo mondo che lascia intravedere qualcosa di molto interessante da scoprire disco per disco. Suoni molto acustici che Gianluca interpreta personalmente per quanto concerne la chitarra ritmica e testi che risultano molto sentiti da chi li interpreta, insomma un cantautore vecchio stampo, ma decisamente 2.0
Partiamo Seriamente ironico. Cosa devono aspettarsi dal tuo primo lavoro discografico
«Diciamo che un ascoltatore può rimanere affascinato se lo hanno colpito dischi di Bob Dylan o Van Morrison, dischi comunque dal suono fortemente acustico, quindi contrabbasso, chitarra acustica, diciamo anche un po’ vecchio stampo. Ho cercato di fare un disco molto sincero, diciamo anche terra dal punto di vista dell’attitudine.»
Quale tra i 10 brani del disco credi ti rappresenti maggiormente?
Chiaramente sono tutti miei pargoli e hanno lo stesso valore, forse quello che posso dirti è che Il Patto è quella che mi mette più a disagio perché va a toccare dei punti molto sensibili per me, che in realtà nella canzone sono appena accennate però io le sento ovviamente.»
Qual’è il tuo mondo musicale, la musica che compri oggi e quella con cui sei cresciuto?
«Direi che ho un gusto abbastanza classico, Bob Dylan, Rolling Stones, Beatles, Van morrison Jackson Brown, mi piace anche la musica classica, diciamo poi che grazie a mio padre che mi ha sempre spinto in questa direzione , è stato molto naturale collezionare dischi di un certo tipo.»
Dal punto di vista dei testi invece mi sembri molto vicino ad una certa scuola cantautorale italiana dei nostri giorni, per certi versi ho pensato a Cristicchi ascoltandoti, sopratutto nell’uso dell’ironia come mezzo per veicolare un messaggio, condividi?
Sì, esattamente, certe volte se ti prendi troppo sul serio poi passi per profeta e poi la gente ti ci manda a quel paese.. L’ironia ti permette di esprimere certi concetti in modo efficace. Mi piace certa musica italiana anche se onestamente ne ascolto poca.»
Se potessi scegliere un duetto, anche impossibile da realizzare, che nome faresti?
«Probabilmente Michael Hedges, grande chitarrista acustico, considerato un innovatore da molti proprio per il modo di suonare e per altro anche straordinario cantante. Potendo sognare sceglierei sicuramente lui, ma probabilmente lui non vorrebbe.»
Come nascono i tuoi pezzi?
«Dedico molto tempo alla scrittura sempre chitarra in mano e scrivo veramente tanto, poi magari di 50 pezzi ne scarto 45. Per me comporre è abbastanza fisiologico, mi viene molto naturale. Scrivo molto per ispirazione del momento poi viene molto da se.»
Cosa pensi dei talent show?
«E’ un mondo che non sento molto mio, ma capisco bene chi partecipa a questi spettaccoli che comunque ti danno grande visibilità. Credo però che se uno ha già uno stile suo, un suo modo di essere e di cantare e comporre, non sia molto giusto per quelle situazioni dove bisogna essere probabilmente più malleabili e disposti a farsi costruire.»
Quali sono i prossimi appuntamenti?
«Bhe ovviamente ci stiamo organizzando per poter suonare un po dal vivo, si spera, e girare un po’ per far conoscere il disco. Comunque tutti gli appuntamenti li potete trovare sul sito internet.»