La musica, il teatro, la comicità come spunto per ragionare sui nostri tempi, questo è il progetto in musica di Giangilberto Monti, musicista e teatrante di razza, che incarna perfettamente la storia e la cultura del teatro milanese di Fo e compagni. Giangilberto Monti spinge quella comicità e quel modo di comunicare in ambiti forse ancora inesplorati. Un disco, Opinioni da clown, che in qualche modo racchiude in se le diverse esperienze dell’artista, che rielabora se stesso come un cantastorie dall’animo malinconico che guarda e racconta il nostro presente. Vi portiamo dietro le quinte di questo circo per scoprirne un po’ l’animo più intimo
La tua esperienza tra musica e teatro fa di te un moderno cantastorie, e ascoltando questo disco ho avuto la sensazione di fare un viaggio con questo cantastorie che racconta i fatti del nostro mondo così come li vede, ti ritrovi in questa mia impressione?
«Come un po’ tutti i cantautori, diciamo classici se vogliamo, c’è anche il desiderio di voler raccontare la realtà circostante, e quindi storie e personaggi, diciamo che tutto quello che si racconta è un po’ un pretesto per dare copro a delle opinioni appunto, come recita il titolo del disco, il che significa anche avere un’opinione su quello che ci accade.»
Nel disco sono riscontrabili facilmente la scuola teatrale milanese a cui appartieni e anche atmosfere musicali molto diverse tra loro, si può dire che questo disco raccolga molte della tua esperienza artistica?come una sorta di best of delle tue diverse esperienze?
«Io ho sperimentato molto, anche perché faccio parte di quella scuola cantautorale , diciamo milanese,anche se poi io sono di lontane origine napoletana, per cui sono l’italiano perfetto(ride); la questione è riuscire a contaminare stili, aria popolare, canzoni e canzonette, quindi alta musica o musica più immediata. Io dico che questo album raccoglie in qualche modo 30 anni e oltre di carriera, avendo sempre sperimentato non ho mai avuto uno stile ben definito.»
Nel testo di “Arriva il circo” mi sembra di capire che il circo è usato come metafora, come sostituto di cosa?
«Il circo è in qualche modo come la televisione del terzo millennio. Arriva il circo è in qualche modo una metafora della società e sicuramente la storia del clown, la figura comica per eccellenza, aiuta a raccontare il circostante. Se uno pensa ad un talk show moderno è proprio un circo,noi al circo ci andiamo a portare i bambini, però è una modalità da un lato ci son o leoni e domatori, dall’altro quelli che urlano e quelli che guardano e basta.»
C’è poi la canzone ispirata ai mitici Stanlio e Olio, un pezzo dalle atmosfere molto malinconiche, come nasce questa canzone?
«Questo pezzo è nato sul biglietto del tram. Io ero allo zelig, il primo zelig siamo negli anni 80, e stavo scrivendo uno spettacolo con Sergio Conforti ,che poi è Rocco Tanica di elio e le storie tese, e lui che è un bravissimo musicista e al contempo un disgraziato, quando ha scritto la prima canzone me l’ha portata sul biglietto del tram, però c’era proprio tutto lo spartito completo. Purtroppo non l’ho conservato e me ne dispiaccio moltissimo. Naturalmente questo è un omaggio alla coppia comica per eccellenza del 900, quella che fa ridere tutti.»
Particolarmente in alcuni testi ho creduto di leggere un forte legame al nostro paese, con un pizzico di malinconia rispetto a come il paese sta andando?
«Altro che malinconia(ride n.d.r.),diciamo che c’è una grande indignazione. Non sono un barricadero nelle parole, magari preferisco scherzarci sopra, ma non vuol dire che poi uno non ci creda a quello che dice, si può lavorare sulla comicità in modo serissimo e raccontare cose dure e spiacevoli con il sorriso. Diciamo che io coltivo molti dubbi e credo anche che questo sia il compito di un artista, aprire delle finestre e permettere alla gente di pensarci sopra, però facendoli divertire.»
Una bellissima canzone d’amore “Ora vado” che esce un po fuori dal coro rispetto al resto del disco, come mai hai voluto includere anche questo pezzo nel disco?
«Il clown è malinconico, è legato ad un circo itinerante , non dorme mai nello stesso posto, però anche lui si lega a delle persone, magari l’anima gemella, la ricerca dell’amore universale. Questa è una canzone molto delicata, che ho scritto diversi anni fa e poi ho ripreso, è dedicata alla mia signora, che io ho sposato poco tempo fa, ma siamo due vecchi ragazzi.»
Posso chiederti secondo te se e cosa manca alla comicità di oggi? Cosa ha la scuola tua e di Fo che i nuovi comici da televisione non hanno , diciamo ancora, trovato?
«Ci sono alcuni grandi filoni sulla comicità, c’è il filone che va per la maggiore che è quello della volgarità, che magari arriva anche alla risata bassa, o come è successo a san remo neanche a quello. Dall’altra parte c’è la comicità più cattiva, quella che parte dalla satira e però spesso arriva anche all’insulto che poi non fa più ridere. La risata si scatena quando la gente si trova davanti ad un buffone, ma se il buffone diventa re non si capisce più. Ci sono artisti giovani molto bravi ovviamente, per esempio “il terzo segreto di satira” è una serie fatta molto bene.»
Tutto il disco ha un sapore molto forte di cabaret musicale, lo porterai in teatro in un prossimo futuro?
«Ci sto lavorando ,’l’ho fatto in passato con la canzone francese o comunque in realtà magari un po’ di nicchia. Mi sto facendo aiutare da Nino Formicola, che poi sarebbe il Gaspare della coppia Zuzzurro e Gaspare, di nota memoria televisiva, è utile avere un occhio esterno e una persona che con grande esperienza mi aiuti a scatenare la risata anche tra una canzone a l’altra.»
“Sei capace?” Giangilberto Monti e Nino Formicola