Una carriera ricca di musica, ricordi e collaborazioni importanti. Per Gerardo Carmine Gargiulo, cantautore campano ma residente a Milano, la musica è sempre stata la sua fonte d’ispirazione e la sua grande passione. Nel suo ricco bagaglio di esperienze troviamo brani scritti per Ornella Vanoni, Julio Inglesias, Peppino Di Capri e tanti altri, un Festival di Sanremo e la vittoria lo scorso anno del Premio Lunezia 2016. A maggio 2017, invece, è tornato con “Cosa sarebbe il mondo senza la musica” un brano frizzante e ironico che sta spopolando sul web, accompagnato anche da un divertente videoclip dove, accanto a lui, compaiono quattro giovani fanciulle nelle vesti di musiciste.
Come nasce questo nuovo brano?
«Nel brano “Cosa Sarebbe il Mondo Senza la Musica” io sostengo che senza la musica “Si oscurerebbe il sole, si svuoterebbe il mare e chi avrebbe voglia più di amare “ e canto ancora “senza la Musica “ Non ci sarebbe il mondo, l’amore, l’aldiquà , Non esisterebbe neppure l’aldilà. E allora “Sia benedetto il sole, strabenedetto il mare e questa santa voglia di cantare” contro la noia, il nichilismo, la violenza , l’odio , la morte e la disperazione , deve vincere sempre la gioia, la fede, l’amore, la forza della debolezza, la speranza nella Risurrezione. Per me la musica non è pagana, ma divina perché Divina, perché ci avvicina al Sommo Bene, e ci fa cantare non solo le cose della Natura creata, proprio come fa S. Francesco, ma anche le cose dell’anima e della fede contro il pensiero unico dominante, la dittatura dell’effimero, l’imperialismo del desiderio. Una Canzone può e deve essere un canale molto efficace e potente per parlare a tutti gli uomini nel dialogo fraterno, con tenerezza, con mitezza comprendendo le angosce e le speranze, le tristezze e le gioie degli altri. La canzone per me non è un veicolo per incitare alle trasgressione e alla ribellione che portano ad imitare modelli dello Star System, evitando il totalitarismo senza valori. Io penso e scrivo canzoni sempre in nome della Legge dell’Amore fondamento della Vita Cristiana».
Qual è il ricordo più emozionante che porta con sé della sua carriera?
«A 16 anni suonare con Lucio Battisti la mia canzone “Maria la bella” scritta con Bruno Lauzi presso la casa discografica Numero 1 in Galleria del Corso a Milano. Poi ricordo con piacere la mia vittoria con il brano “Una Gita sul Po “il concorso Rai “l’Isola da trovare” al Meeting di Rimini ricevendo i complimenti da Mia Martini e non potrò mai dimenticare quella passeggiata che feci a Montecarlo con Pino Daniele».
Ce la racconta?
«Pino si ruppe un tacco dello stivaletto e camminava male finché riuscimmo a trovare un ciabattino, che, guarda un po’, era anche lui di origini napoletane. In trasmissione, poi, Lui canto’ “Ca calore” e “Fortunato” e io cantai “Napule more” e ” M’ Arricordo” 45 giri del1976. Un anno dopo, 1977 uscì “Napule’ é” il suo grande successo ( con Lp. Terra mia e lato b del 45 ” Na tazzulella ‘e cafè “) e qualcuno mi fece notare che somigliava molto al mio brano “M’arricordo”».
Nel 1991 ha partecipato al Festival di Sanremo con il brano “Non siamo mica eterni”. Che tempi erano quelli?
«A quella edizione presentata da Simona Tagli parteciparono insieme a me personaggi poi divenuti famosissimi allora alle prime armi tra cui Carlo Conti in coppia con Pieraccioni».
È adesso cosa pensa di Sanremo?
«Troppo show e poco importanza alle canzoni. Sarebbe una bella occasione per presentare le mie canzoni, ci provo ogni anno, ma pare che devi aver fatto almeno un talent show. Ora Mogol, Lavezzi, Minellono presenteranno un progetto alla Rai per far ritornare Sanremo come “Il Festival della Canzone Italiana”».
Cosa ci anticipa del nuovo disco?
«Il mio nuovo album si intitola “Nel Bene e nel Male”. Fin dal titolo ho sentito il dovere di ribadire che in questo mondo esiste il Bene ed esiste il Male e che l’Amore deve vincere sempre su tutto. È diventato fondamentale ribadirlo oggi in cui Il Bene e il Male pare che siano stati sostituiti da “mi piace e non mi piace” e ogni desiderio è diventato un diritto, compreso quello di far nascere o uccidere o di comperarsi sul mercato un figlio, quello di decidere di morire quando e come si vuole. I testi dell’album sono volutamente semplici e diretti con contenuti precisi e non ambigui, senza citazioni pseudo-intellettuali per stupire e senza doppi sensi. Le mie canzoni sono sempre state molto semplici ma non banali, evitando finti intellettualismi con effetti speciali (Una gita sul Po , L’espresso delle 21, Cosa sarebbe il mondo senza la musica)».