Chitarra, pianoforte, tromba e percussioni sono i primi input artistici di Gabriele Greco, che solo verso la metà degli anni ’90 lasciano il posto alla recitazione. Arriva al grande pubblico con “Vivere”, nota soap opera di Canale 5 in cui l’attore siciliano interpreta, fino al 2008, Luca Canale. Diverse sono le fiction tv cui Greco ha mostrato la sua vena attoriale. Nonostante tutto l’attore siciliano, a metà della sua carriera, decide di fermarsi, preso da un’esigenza di voler cercare qualcosa di diverso, qualcosa che lo rendesse vivo. Si assenta per ben due anni dalle scene, nel frattempo lavora per il teatro, si dedica ai viaggi, ritrova se stesso e comincia a scrivere una commedia per valorizzare la sua terra, partendo dalle sue origini. Tra settembre e ottobre, infatti, sarà impegnato nelle riprese del suo film, di cui curerà la regia. Al Social World Film Festival abbiamo trovato un Gabriele Greco più maturo, rinnovato, pieno di stimoli e di nuove idee.
Di recente ti abbiamo visto in “Una solita vendemmia” che ha segnato un po’ il tuo ritorno sulle scene. Cosa hai fatto in tutto questo tempo?
«Sono stato in vacanza all’estero per cercare nuovi stimoli, qualcosa che mi aiutasse a divertirmi di più. Inoltre, ne ho approfittato per scrivere il mio primo film che girerò tra settembre e ottobre. Si tratta di una commedia in cui, oltre ad essere impegnato come attore, sarò anche dietro la macchina da presa. Mi sono dedicato in particolar modo anche al teatro ed ho lavorato molto su me stesso come attore, cercando di acquisire nuove esperienze.»
Di cosa parla questo film?
«È una commedia che si basa su un grande equivoco tra mafia e benevolenza. Non voglio svelare troppo, ma comunque è un film divertente che ha come intento quello di valorizzare la mia terra, i colori e i sapori della Sicilia. Messina, la sua provincia e Taormina, che non ha bisogno di pubblicità. In secondo luogo anche la cultura, il ritmo che si vive un po’ su tutto il sud che è molto diverso da quello del nord. Uno dei personaggi che interpreterò è nordico, per la precisione svizzero, quindi si gioca appunto su questa diversità che c’è tra un siciliano e uno svizzero.»
Chi saranno i tuoi compagni di viaggio?
«Siamo appunto in fase di trattativa. Proprio in questi giorni stiamo lavorando sul cast.»
Ci stai lavorando da molto su questo progetto?
«Sì. Non è semplice realizzare un film, devi anche trovare la persona che crede in te, anche perché un lungometraggio è costoso. Il mio è un progetto ambizioso e se ci ho dedicato un bel po’ di tempo, è perché non mi andava di scrivere e lasciare tutto nel cassetto.»
Questa commedia però non segna il tuo esordio alla regia, alle spalle hai già dei cortometraggi…
«Di corti ne ho realizzati diversi, ma un lungometraggio è tutta un’altra storia.»
Come mai la scelta di passare dietro la macchina da presa?
«Semplicemente voglia di creatività, di raccontare storie attraverso la mia sensibilità.»
Invece con la televisione?
«Non ho nessun progetto. Mi sono voluto dedicare anima e corpo a questo film e al teatro. Ho appena terminato “La locandiera” di Goldoni a Roma, uno spettacolo che riprenderemo a settembre, partendo da Roma e spostandoci anche in altri teatri della Penisola, impegni permettendo. Il teatro è una cosa che mi mancava su cui ho voluto lavorare di più soprattutto per crescere come attore.
Purtroppo per quanto riguarda la televisione, molto spesso , pur di lavorare, ti ritrovi a interpretare ruoli che fondamentalmente oscurano un po’ la tua vena artistica. Quindi se da un punto di vista, specialmente a livello economico, sono dei lavori prestigiosi, dal punto di vista artistico tendono ad appiattire un po’. Tendenzialmente non sempre si può scegliere, però nel panorama di quello che c’è in Italia, ci sono ancora delle belle fiction interessanti e tante altre che sono molto più commerciali. Io ne ho fatte tante di quelle commerciali, per questo adesso sento l’esigenza di cambiare.»
Hai dei rimpianti?
«Nessun rimpianto. Voglio credere che per ognuno di noi sia stato scritto un destino, un percorso da seguire. Quindi, in ogni cosa o situazione, anche brutta, cerco di trovare sempre il lato positivo.»