I “Sette vizi Napoletani” è il titolo dello spettacolo musicale, firmato da Gianfranco Gallo, con Massimiliano Gallo e la partecipazione straordinaria di Maurizio De Giovanni, in scena dal 2 novembre al Teatro Totò di Napoli.
«Lo spettacolo nasce dall’esigenza di esplorare, senza cadere nei luoghi comuni, il mondo interiore dei napoletani – ha sottolineato Gianfranco Gallo- che sono ironici, irriverenti, insofferenti alle regole, ma anche profondamente riflessivi e generosi. Un viaggio ironico e dissacrante nei luoghi comuni, che sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo, che mirano alla denigrazione esagerata, o all’esaltazione spropositata del popolo napoletano».
I sette vizi hanno nomi particolarmente suggestivi come “La Cazzimma”(atteggiamento improntato alla furbizia al fine di ottenere il proprio tornaconto personale), “La Bizzuocaria”(riguarda chi giudica secondo la propria morale l’operato degli altri),”La Vittimismeria” (quello di lamentarsi per ogni cosa è il più deleterio dei vizi dei napoletani), “La Sfrantummazione” (l’atteggiamento di chi si arrende facilmente trascinando la propria esistenza), “L a Gomorra”(sistema che è sotto gli occhi di tutti), “La
Scassoneria”(appartiene a chi fa una vita al di sopra delle proprie possibilità), e ancora “La Maschimeschinità” (prevaricazione del maschio sulle femmine).
Maurizio De Giovanni, autore di tantissimi successi editoriali e televisivi, in questo spettacolo interpreta l’avvocato difensore, che cercherà di moderare la discussione, ridimensionando tali giudizi, con l’ausilio di quattro racconti scritti da lui. Un apporto decisivo è fornito dalle musiche dal vivo di Antonio Maiello che con la sua chitarra sottolinea, in maniera efficace, i vari momenti dello spettacolo con brani celebri interpretati da Massimiliano e Gianfranco Gallo. Brani classici come “Torna Maggio” di Vincenzo Russo e “A Cchiù bella cosa” di Totò, ma anche “Assaie”, “Qualcosa arriverà”, “Acqua ‘e rose”, “Pace e serenità” di Pino Daniele, “Sopra al tetto del Comune” di Maldestro, “Erba cattiva” di Enzo Gragnaniello, “Mi sposo” di Gianfranco Gallo, “Credere” del compianto Nunzio Gallo che vinse il Festival di Napoli del ’61. Molto intensa l’interpretazione del monologo sull’omosessualità di Marco Palmieri. La scenografia dello spettacolo è volutamente spoglia. Spettacolo da vedere perché brillante, non privo di spunti di riflessione.