Francesco Gabbani è il cantautore di Carrara che ha trionfato a Sanremo Giovani 2016 con Amen. Ha colpito il pubblico per il suo porsi disimpegnato, pop leggero scritto bene con un messaggio che solo a un attento ascolto risalta dalle sue canzoni. Come nel nuovo singolo, Eternamente Ora, che prende il titolo dall’album di lancio. Abbiamo incontrato il nuovo idolo del pop italiano nel mezzo del tour che lo sta portando in tutta Italia.
Francesco il tuo pop è semplice, ma c’è una sottile ambivalenza nella tua musica, perché?
«Perché vorrei che la mia musica mi assomigliasse. Sono fatto così, da una parte molto istintivo e di getto, vivo le emozioni istintive. Però poi ho sempre un’analisi e cerco sempre di andare un po’ più nel profondo. Eternamente Ora parla di vivere e apprezzare il presente senza preoccuparsi del passato che pesa o delle aspettative per il futuro. Un po’ quello che è successo a me. Da due anni avevo ricominciato a scrivere senza avere un progetto definito in mente, faccio musica da parecchio ma stavo quasi per mollare e dedicarmi solo alla carriera autoriale».
E poi che è successo?
«Che le canzoni che scrivevo in libertà sono piaciute e ho avuto un nuovo contratto. Fin da quando avevo 19 o 20 anni ho sempre avuto delle risposte dai discografici o produttori che credevano in me. Non ho mai autoprodotto un disco, tanto per dire, perché ho sempre trovato chi aumentava la mia autostima, se devo essere sincero. Pensavo: probabilmente è vero che ho delle capacità per fare questo. Ma stavo per diventare solo autore quando poi è capitata l’occasione di Sanremo ed è andata bene».
Come stai vivendo questo momento di popolarità?
«Fa piacere essere riconosciuto per quello che faccio, io non sono uno di quelli che ha avuto l’incontro molto determinante, o un’occasione precedente. Avevo una band, i Trikobalto, con cui ho fatto da apertura agli Oasis, agli Stereophonics. Sono queste le cose che ti formano perché sono questi grandi artisti che ti scelgono. Ma ora che sono cantante in prima persona non ho assunto atteggiamenti da star, non è da me».
C’è anche del ritmo e voglia di divertirsi, eredità di un tuo passato dance?
«I Planet Funk sono stati dietro i miei inizi con i Trikobalto ma così elettronico non credo di ritornare mai. La stessa Amen ha un sapore un po’ dance anni 80 che è trascinante. La musica in primis deve essere condivisione, divertimento, intrattenimento. Se oltre a quello vuole capire il significato delle mie canzoni, ben venga».
Cosa hai ascoltato negli anni della formazione?
«Jazz di Charlie Parker e Chet Baker. Fino ad arrivare a oggi: Rihanna, Beatles, cantautori italiani, Pink Floyd. Negli anni 90 ascoltavo musica non pop, ho studiato un po’ la chitarra e mi ero appassionato molto al rhythm and blues, funky».