Francesco Cicchella, noto comico napoletano, giunto al grande pubblico per la trasmissione “Made in Sud” e vincitore dell’Ultima edizione di “Tale e Quale Show“, vince la prima edizione del premio “Il sognatore”.
La serata evento organizzata e presentata dai giornalisti Annamaria Ghedina e Antonio D’Addio ha racchiuso il ventennale del mensile Lo Strillo – fondato nel 1996 dal giornalista Mimì De Simone che ne è il direttore responsabile, insieme alla giornalista Annamaria Ghedina, all’imprenditore Mario Pagliari ed al compianto direttore Azienda Soggiorno di Positano Luca Vespoli – oltre al varo del premio “Il Sognatore” istituito dal mensile, assegnato ad un cinquina di personalità che ad insindacabile giudizio della direzione sono risultati dei sognatori, o per il loro percorso di vita, o perché hanno fatto sognare gli altri, o perché hanno realizzato i loro sogni.
I premiati di questa prima edizione sono: Antonello Pirotto, l’operaio sardo con il suo casco sempre in testa, simbolo per tanti lavoratori; l’oncologo prof. Antonio Giordano, eccellenza del nostro Paese, orgoglio partenopeo nel campo della medicina mondiale; Fabrizio Marra, fondatore di Astronomitaly e ideatore della certificazione del cielo stellato; il M° Giuseppe Marcucci, compositore di fama internazionale, autore, arrangiatore e direttore d’orchestra; Francesco Cicchella, da Made in Sud e Tale e Quale Show, autentica rivelazione, cantante, imitatore, ballerino, intrattenitore, insomma un vero showman; Un posto al sole, la soap che con le sue storie, le sue vicende e i suoi personaggi è diventata punto di riferimento per milioni di telespettatori che la seguono da anni. Hanno ritirato il premio gli attori Lorenzo Sarcinelli, Giorgia Gianetiempo e Veronica Mazza.
Il premio, una splendida scultura, è stato realizzato dal maestro Armando Jossa. Un ‘Sognatore special’ a Mimì De Simone per la sua lunga carriera giornalistica. Riconoscimenti particolari sono stati assegnati ad Ermanno Corsi, al mitico Giorgio Bubba di 90° minuto, Renato Ribaud ed Antonella Salerno, Luca Torre, collaboratori da decenni de Lo Strillo.
Una serata di premi, ricordi e musica grazie agli intermezzi musicali curati da due giovani artisti, bravi e già con prestigiose esperienze alle spalle: Savio Artesi e Genny Avolio, moda, con degustazione di prodotti tipici dell’eccellenza campana, innaffiati da ottimo vino. Presenti anche gli assessori Alessandra Clemente, incaricata dal Sindaco De Magistris di rappresentarlo, e Nino Daniele, assessore alla cultura e turismo. In occasione della premiazione abbiamo intervistato Francesco Cicchella che ci svela i suoi prossimi progetti artistici.
Parliamo del Premio “Il Sognatore” che hai ricevuto dalla redazione de “Lo strillo”, un giornale che ti ha portato molta fortuna.
«Beh, sicuramente! Conosco Annamaria Ghedina ed Antonio D’Addio da molti anni. Antonio è stato il mio professore di latino e greco al liceo, quindi c’è un’amicizia che ci lega da più di dieci anni. Loro mi hanno intervistato già in passato, quando ero molto meno conosciuto, e mi hanno sempre accompagnato in questo mio percorso artistico. Per questo motivo, al di là del piacere di ricevere un premio, c’è proprio un legame affettivo che ci unisce. Quindi non potevo mancare».
Quanto ti hanno aiutato i sogni nella tua fase di crescita professionale?
«Ho alternato l’essere sognatore, tipico di ogni artista, ad essere molto realista e pragmatico. Nel senso che, quando ho deciso che volevo fare questo nella vita e farlo diventare il mio lavoro, mi sono subito dato da fare e mi sono messo a studiare. Non ho vissuto di sogni ma mi sono impegnato sul serio, perché, credo che per fare l’artista – almeno per come lo intendo io – si debbano fare sacrifici, tanto impegno e studio. Perché il talento non basta se non è accompagnato dall’esperienza e dalla tecnica.»
Ti è rimasto qualche sogno nel cassetto?
«Il mio sogno, lo dico in ogni intervista, è quello di fare uno spettacolo a teatro, un’esibizione da One man show, dove il pubblico possa venire a scoprire tutto quello che è il mio mondo artistico. Ed anche questo è un sogno che pare sia destinato a realizzarsi perché nella prossima stagione teatrale – stiamo definendo dove – sicuramente ci sarà il mio nome in qualche cartellone.»
Ci puoi accennare qualcosa di questo progetto?
«Sarà uno spettacolo One man show, con musicisti. Sicuramente ci sarà la mia spalla storica Vincenzo De Honestis – meglio conosciuto come l’interprete di Michael Bublé – e sarà uno spettacolo in cui ci saranno tutte le mie parodie viste in Tv, ma non solo. Si vedrà anche la mia parte di musicista. Io nasco pianista, poi cantante e poi comico. Insomma, ci sarà molto altro da vedere.»
Ti vedremo solo in Campania o questo spettacolo approderà in tutta Italia?
«Credo in tutta Italia. Proprio in questi giorni stiamo definendo molte cose. A breve, saprò darvi informazioni più precise. C’è questo progetto e ne sono felice. Un sogno che si realizza, perché credo che sia la dimensione più bella per un artista, stare sul palco con il pubblico! Al di là della televisione, che ormai faccio da anni, o del cinema che è entrato a far parte del mio mondo – perché il 17 marzo uscirà “Vita, Cuore, Battito” degli Arteteca in cui sono co-protagonista, il teatro per me resta il non plus ultra. È lo scambio diretto di emozioni, tra l’artista che sta sul palco ed il pubblico che va a vederlo e si crea una magia incredibile.»
Sanremo, Tale e quale Show, Made in Sud, successi straordinari. Ma cosa è cambiato da quel famoso premio Totò vinto a soli 17 anni.
«Sono passati esattamente 10 anni da allora. Sono maturato, sono cresciuto. Ho incanalato delle potenzialità che magari, già allora, si intravedevano nel 17enne di allora. Mi sono dato da fare e ancora oggi studio. Anche le cose più disparate, che magari in scena non farò mai, sono frutto di un preciso studio. Mi piace essere completo e saper fare tutto.»
Una delle tue ultime parodie è quella di Massimo Ranieri. Come nasce l’idea di un’imitazione così “estrema”?
«Di solito scherzo, dicendo che la parodia di Ranieri che sa fare tutto mentre canta, è un pretesto per me per fare tutto. Ma la verità è che mi identifico molto in lui, sotto questo punto di vista. Ranieri è un artista poliedrico, in continua evoluzione, nonostante l’età, nonostante tanti anni di carriera, cerca sempre di mettersi in gioco e proporre delle cose nuove in scena. E, veramente, sa fare quasi tutto. Sotto questo aspetto, mi rispecchio in lui, perché anch’io credo molto nella figura dell’artista poliedrico. E mi divertiva l’idea di portare all’estremo questa cosa. Lui lo fa mentre canta. Mi rivedo in lui, ma non lo farei mentre canto. Mi ritaglierei altri momenti per fare altre cose. Lui, invece, le fa in contemporanea. L’avevo fatto a Tale e Quale Show. E mi sono accorto che l’accenno agli esercizi ginnici era risultato simpatico e l’ho riproposto arrivando all’estremo e facendogli dipingere la Gioconda in scena.»
Ma c’è qualche personaggio che ti piace particolarmente, ma che non hai ancora imitato?
«Forse i mostri sacri, che non vado a toccare per una forma di rispetto. Per esempio, adoro fare Massimo Troisi. Ma non lo faccio mai in scena, né lo proporrei, perché mi sembrerebbe di fare un sacrilegio. Così come Michael Jackson, oltre al fatto che sono scomparsi, mi sembrerebbe di andare a toccare ricordi che devono stare là. Poi dipende dal contesto. Se dovessi farlo come forma di omaggio, si può fare. Però esprimendomi in situazioni dove si fa comicità, satira e parodia, non mi sono mai accostato a questi personaggi nonostante li ami molto. Perché le mie parodie, nascono o per amore o per odio. Ovviamente, non vi svelo chi nasce per odio, (aggiunge divertito, ndr) ma Ranieri, vi dico che nasce per amore!»