“Carpe diem” è il titolo dell’album che segna il debutto nel mondo della discografia di Francesco Bertoli. Classe 1996, Francesco ha fatto della sua passione per la musica, in particolar modo per il canto, la sua ragione di vita. L’esperienza ad “Amici di Maria De Filippi” ha segnato un nuovo traguardo nella carriera del giovane artista. Dopo essersi avvicinato alla musica da giovanissimo, Bertoli ha vissuto la sua adolescenza facendo parte di diverse band e sperimentando differenti generi musicali, dal Rock al Soul, dal Blues al R&B, arrivando a vincere, con i JARVIS, il premio MTV New Generation Award nel 2015. Nel 2018 ha intrapreso un percorso da solista, lavorando a brani inediti e nel 2019, anno precedente alla sua partecipazione ad Amici 2020 si è esibito al prestigioso Premio Lunezia.
Come stai vivendo questo periodo di quarantena e a cosa ti stai dedicando?
«Mi sto dedicando completamente alla musica. Sto scrivendo e ascoltando molto. Passo le giornate intere a spulciare su internet nuova musica e leggere sulla vita di altri artisti che non conoscevo perché sono uno molto curioso».
Su quale artista in particolare ti sei soffermato?
«Qualche giorno mi stavo documentando su Ray Charles, sulla sua vita ed ho ascoltato meglio alcune delle sue canzoni e mi è piaciuto molto».
Come mai proprio Ray Charles?
«Ultimamente sto suonando tantissimo il pianoforte, circa dieci ore al giorno e quindi e sono andato a ricercare delle cose. Volevo suonare un po’ di blues e quindi mi è nata la curiosità di approfondire la mia conoscenza su di lui. Ho guardato il film sulla sua vita. Le ore sono tante da trascorrere quindi ho trovato un buon passatempo».
Di recente è uscito il tuo album Carpe diem, in un periodo un po’ particolare quali sono i pro e i contro?
«I contro sicuramente riguardano i progetti che avevo per l’estate, come i concerti, gli instore per promuovere l’album, ma sono tutte cose che non si potranno fare per un bel po’ di tempo. Nessuno del mondo della musica sa cosa succederà, quindi siamo tutti in attesa. È un periodo davvero drammatico. Per quanto concerne i pro, ci sono dal punto di vista umano, della società. Nel senso che se pensiamo in maniera positiva a questo periodo quando finirà sicuramente ci farà cambiare come comunità. Saremo più concentrati su quello che è importante. Sicuramente saremo pronti per nuove emergenze, non prenderemo più sottogamba certe cose».
L’album segna il tuo debutto nel mondo della discografia, cosa rappresenta per te questo lavoro?
«Rappresenta il mio sogno, ovvero la musica. Per me questo è un inizio, ma anche una soddisfazione perché sono ormai anni che lotto per avere il mio posto, la mia identità e qualcosa di mio al cento per cento e questo lavoro discografico sicuramente lo è».
Sei molto amato sui social. Tra le tue canzoni come La mia città, Buio pesto, Carpe diem, quali sono quelle maggiormente apprezzate dal pubblico?
«Quando è uscito l’album, il 27 marzo, a mezzanotte ho iniziato a leggere i messaggi dei miei fan che mi scrivevano. Avevo il desiderio di rispondere a chi apprezza la mia musica. Mi hanno scritto tantissime belle cose. Che l’album era stupendo, che non sapevano decidere quale fosse la loro canzone preferita. Sono arrivati tantissimi messaggi, molti sono per Buio pesto, perché sicuramente molte persone che mi seguono si rivedono nel modo in cui ho descritto quel momento legato alla mia infanzia».
In Buio pesto parli di bullismo. Cosa hai provato a scrivere un testo parlando della propria esperienza?
«Per me è una liberazione perché è uno sfogo cantare e parlare di una mia esperienza, di quello che mi è successo, ma allo stesso tempo è un brano attraverso il quale voglio lanciare un messaggio, ovvero quello di non sottovalutare il bullismo, poiché è un qualcosa che rimane dentro, anche se si diventa adulti. È qualcosa che mi ha toccato molto e ci tengo che arrivi il messaggio».
Cosa vuoi trasmettere con la tua musica e le tue canzoni?
«Vorrei trasmettere quello che provo, nel senso che con alcune canzoni voglio trasmettere la mia gioia di vivere, la leggerezza, la voglia di ballare, con altre mi piace far riflettere, esprimendo anche il mio dolore».
Invece cosa puoi dirci della tua esperienza ad Amici? Cosa ti ha lasciato?
«È un’esperienza unica. Per me è stata una sfida, un’occasione per mettermi alla prova. Io mi sono messo in gioco al cento per cento dal primo giorno. Mi ha lasciato tanto dal punto di vista artistico, ma anche personale. Sono cresciuto e maturato dopo questa esperienza. Quello di Amici è un percorso difficile, in cui devi cantare per cinque mesi, ogni giorno, sperimentando diversi generi, stando a contatto con molti professionisti del settore che ti danno molti consigli. Ti aiutano a capire come accettare le critiche, come migliorarti, come non buttarti giù».
C’è una critica o un consiglio che ti ha colpito e spronato particolarmente?
«Alcune volte mi è stato detto che non ho carattere, mentre in realtà io credo che la mia gentilezza sia stata scambiata per debolezza. Non sono mai stato d’accordo con questa critica. Uno dei consigli che mi porto dietro è quello di essere me stesso e non avere paura del giudizio altrui».
Ti sei avvicinato alla musica all’età di 6 anni iniziando a studiare canto, poi pianoforte per poi approcciarti al beatbox da autodidatta. Com’è anta questa passione?
«La passione per la musica è iniziata da quando ero piccolo. Ho iniziato a cantare in un coro di voci bianche. La musica è sempre stata una costante nella mia vita. Ho suonato molti strumenti, dal violino alla batteria, dal pianoforte alla chitarra. Il beatbox è arrivato quando frequentavo la scuola media, tra i miei amici andava di moda il video di un francese che faceva beatbox, e visto che una delle mie passioni era quella di riprodurre i suoni che sentivo, come la porta che cigola, il cancello, gli uccellini, da quel momento cominciai a farlo anche con gli strumenti musicali».
Chi o cosa ha influenzato le tue scelte? Quali sono stati e quali sono i tuoi riferimenti musicali?
«Influenzato, credo nessuno. I miei genitori mi hanno sempre sostenuto nelle mie scelte, ma non mi hanno mai consigliato o spronato a fare qualcosa. Diciamo che tutto quello che ho fatto finora è dipeso dalle mie scelte. A 14 anni, mi ero da poco trasferito a Milano, pubblicai un annuncio per trovare posto in una band. Trovai un annuncio di una band fuori Milano, così decisi di prendere il treno da solo e intraprendere una nuova avventura. I miei lo hanno scoperto anni dopo delle mie avventure musicali».
Sei un sognatore?
«Prima di tutto sono un sognatore. Il mio più grande sogno è quello di viaggiare per il mondo con la mia musica, insieme alle persone che condividono la mia stessa passione».
Cosa vorresti dire alle persone che ti seguono in questo periodo?
«Di non lasciarsi abbattere da questo periodo, sicuramente passerà. Concentratevi su tutto quello che ritenete importante nella vostra vita».