Fino al 24 gennaio, Foligno racconta, nella grande antologica curata da Massimo Duranti e Andrea Baffoni, Leandra Cominazzini e la sua arte eclettica, a 40 anni dalla morte.
E’, infatti, in corso a palazzo Trinci e in Biblioteca comunale la mostra «Leandra Angelucci Cominazzini. Una donna futurista», promossa da CoopCulture in collaborazione con il Comune di Foligno.
”Dipingevo cose strane” disse Leandra Cominazzini quando si descrisse nel raccontare i suoi primi passi della sua ricerca, animata dall’ urgenza di trovare espressioni artistiche nuove: una attività che l’avrebbe poi portata ad entrare, alla fine degli Anni Venti, nel gruppo dei futuristi umbri.
Con la sua forte impronta onirica e gli slanci, Leandra Cominazzini, si era formata da giovanissima con maestri privati dedicandosi all’ acquarello e alla pittura con gli smalti e poi all’artigianato artistico (mattonelle dipinte, vasi, arredi, piccoli mobili, sgabelli e paraventi, arazzi). Col tempo la sua pittura divenne “onirico-surreale”.
Marinetti, consacrandola tra i futuristi, la inserì fra gli “aeropittori con tendenza trasfiguratrice e lirica della natura”. Baffoni la considerò lontana dalle ”declinazioni futuriste paesaggistiche di Dottori” e ritenne che quella di Leandra fosse una dimensione cosmica più vicina all’idealismo cosmico di Prampolini.
Ai lavori aeropittorici fortemente connotati dall’ elemento onirico, si affiancano poi quelli fra l’ astratto-dinamico e il dinamismo del volo e quellì in cui ”la pura astrazione diventa surrealtà, visionarietà, con picchi di elevazione”.