Ultimo appuntamento, al Ridotto del Mercadante, per il ciclo L’Armonia Perduta dedicato a Raffaele La Capria, con I Fiori Giapponesi, musiche originali e regia di Paolo Coletta (repliche fino a dom. 16 Marzo).
I Fiori Giapponesi è il titolo di una raccolta di una cinquantina di microracconti “bonsai” che La Capria pubblicò nel 1979. Si tratta di vicende a volte comiche, a volte tragiche, ma immancabilmente leggere, sull’amore, il dolore, l’adolescenza, la vita che sfugge, la ricerca della felicità, insomma tutti i motivi centrali dell’opera lacapriana. Sullo sfondo, come fosse il ricordo di un brutto sogno, gli Anni di Piombo, durante i quali i racconti furono scritti. «I fiori giapponesi – spiega La Capria – sono grumi di carta che, messi in un bicchiere d’acqua, si aprono a fiore, assumendo forme diverse. Ho immaginato che i semi potessero essere le parole dell’autore, il bicchiere con l’acqua l’immaginazione del lettore che li sviluppa». Tra questi semi, Paolo Coletta ne ha scelti dodici che, opportunamente intersecati tra loro, danno forma ad una ulteriore drammaturgia: un uomo, ossessionato dallo scorrere della vita e dalla convinzione di non provare più alcun sentimento, assolda un Garante che lo aiuti a fissare su carta qualsiasi particolare della sua esistenza: riflessioni sociali e politiche, rapporti con la famiglia, avvenimenti del mondo, sogni e incubi che – come in uno specchio – prendono vita attraverso le figure di una moglie stanca e disamorata, una figlia e un giovane uomo – suo alter ego – più interessato all’amore e al sesso, che alla lotta armata che appassiona la sua compagna. «Equilibrio e armonia sorreggono questo meraviglioso catalogo di incertezze solitarie o condivise – spiega Coletta – in cui è possibile ritrovare innumerevoli corrispondenze col Teatro Musicale: voci e timbri che creano colori inattesi, dinamiche non consuete, ma anche temi, piccole frasi, motivi ricorrenti: tutti elementi del tessuto narrativo lacapriano che riportano alla pratica mozartiana della concertazione».
Ecco, dunque, che Paolo Coletta trasforma questi racconti in uno spettacolo che è a metà strada tra l’operetta e il musical moderno. I quattro bravissimi attori/cantanti – Massimiliano Foà, Daniela Fiorentino, Mercedes Martini e il giovane Mario Autore – interpretano cantando i pensieri e i personaggi di La Capria, dimostrando indiscusse doti vocali. Se non sempre è chiaro il filo del racconto, tuttavia emergono chiaramente i conflittti interiori ed esteriori dei personaggi che vivono nella memoria del protagonista, come in un ininterrotto flusso di coscienza. A caratterizzare questa forma narrativa le belle musiche dello stesso Coletta, i costumi di Zaira De Vincentiis, il disegno luci di Gigi Saccomandi, le scene di Luigi Ferrigno, che rappresentano ambienti chiusi uno dentro l’altro a mo’ di scatole cinesi e che rimandano ai meandri della memoria. Il tutto dona un’atmosfera onirica ed un forte impatto visivo, pur nelle dimensioni ridotte dello spazio scenico. Lunghi applausi agli interpreti, al regista e all’autore, presente alla prima.
Da vedere.