Reduce dal successo di “Pascià” l’opera in prosa e musica andata in scena al Teatro Augusteo settimane orsono, scritta da Peppe Lanzetta con Gaetano Liguori, Edoardo Guadagno e Rosario Minervini, Federico Salvatore approda al Teatro Tòtò dove sarà dall’11 al 21 dicembre 2014 con sul nuovo spettacolo in lingua napoletana “… E noi zitti sotto”. E’ chiaro che dopo i consensi ottenuti con gli spettacoli “Fare il napoletano stanca” (del 2010) e “Se io fossi San Gennaro” (del 2012), Federico Salvatore non cambia registro, ma persevera sulla strada del Teatro – Canzone che lega la canzone d’autore al monologo dialogico e parodistico, affrontando tematiche di impatto sociale e culturale.
In “…E noi zitti sotto” (citazione tratta dal film “Non ci resta che piangere” di Massimo Troisi), Federico Salvatore aspira ad incarnare lo spirito satirico di un moderno Felippo Sgruttendio (pseudonimo di un misterioso poeta della Napoli del ‘600). Oltre ad avere le iniziali F.S. in comune, i nuovi testi in vernacolo di Federico Salvatore, tendono ad emulare la graffiante mordacità di quel colto poeta napoletano che la maggior parte del pubblico, purtroppo, ignora!
‘O Palazzo, L’Inno di Papèle, L’Accademia ‘e ll’ova toste, Cammenanno, Lato B, Napocalisse, Dint’’o scuro, sono alcune delle nuove tematiche scritte per il primo tempo dello spettacolo, ma anche per l’album in vernacolo pubblicato il 21 ottobre 2013 dal titolo: “PULCIN’HELL”.
Nel secondo tempo ritornano sul palco i “successi mediatici” a cui Federico Salvatore diede voce negli anni della sua popolarità.
Dalle Ninna nanne agli Incidenti (rivisitati e rinnovati negli arrangiamenti), per poi bissare con la (intramontabile e richiesta) tarantella j’accuse di “Se io fossi San Gennaro”.
In sintesi, questo spettacolo è un’altra provocazione di una voce di protesta. Ed è bene che una voce di protesta sorga proprio da Napoli, poiché è di Napoli che si tratta e, soprattutto, di arte napoletana.