Federico Fellini e Alberto Sordi avrebbero compiuto 100 anni, in questo travagliato 2020, rispettivamente il 20 gennaio e il 15 giugno.
Il Comune di Roma aveva allestito una Mostra a Cinecittà per il grande regista riminese curata dai premi Oscar Francesca Lo Schiavo e Dante Ferretti e per la prima volta la Villa di Alberto Sordi, nei pressi delle Terme di Caracalla sarebbe stata aperta al pubblico. Due ghiotti eventi che purtroppo sono slittati per l’emergenza sanitaria.
È difficile condensare in un articolo la grandezza di entrambi. Due nomi che fanno tremare i polsi al solo pronunciarli, due vite così diverse spese per il cinema e nel cinema, due protagonisti del ‘900 famosissimi nel mondo.
Potremmo parlarne come ha fatto Antonella Borallevi in un bellissimo articolo apparso sul quotidiano La Stampa di Torino del 25 marzo scorso con la nostalgia di averli incontrati anni addietro. Ormai anziani per le vie di Roma si scambiano confidenze e ricordi sotto lo sguardo di una Luna argentata ed un cielo trapuntato di stelle reso più limpido dalla brezza friccirarella del Ponentino. Potremmo ripercorrerne a grandi linee la vita e le esperienze, intrattenerci sui loro film stilando un’impossibile graduatoria, parlare della loro vita privata e sentimentale, dei loro rapporti con attori, registi e maestranze, delle manie e delle fragilità che hanno accompagnato la loro esistenza, spulciare nelle tante biografie scritte da amici e critici cinematografici quegli aneddoti che fanno la felicità degli amanti del gossip. Ma noi non faremo tutto questo. Ci sottoporremo ad una sorta di esperimento psicoanalitico. Pronunceremo ad alta voce il nome ed il cognome dei due personaggi in questione ed annoteremo subito immagini e pensieri così come si presentano alla nostra mente.
Partiamo da Federico Fellini per un semplice dato anagrafico, essendo più anziano di ben 5 mesi dell’Albertone nazionale.
Ecco, pronunciamo ad alta voce nome e cognome e subito si affaccia alla mente l’immagine celeberrima della prosperosa attrice Anita Ekberg che fa il bagno nella Fontana di Trevi nel film La dolce vita e chiama con voce calda e sensuale il suo Marcello, ovvero l’alter ego di Fellini: Marcello Mastroianni. Ma ecco che un’altra immagine si sovrappone alla prima: l’ingenua Gelsomina ed il rozzo saltimbanco Zampanò che camminano lentamente su una strada sterrata al suono malinconico di una tromba. Sopraggiunge un’altra visione: Sandra Milo su un’altalena fatta di fiori e poi ancora Casanova in una Venezia triste e malinconica, il transatlantico de La nave va, il valzer di Ginger e Fred, i seni prosperosi delle attrici de La città delle donne, la Gradisca di Amarcord con il suo tailleur rosso fuoco, la consegna del quinto Oscar alla carriera da parte di un’emozionata Sofia Loren ad un Fellini a pochi mesi dalla morte che dice a Giulietta, seduta in platea :”don’t cry”, e una foto rubata di un paparazzo che ci mostra il Maestro sofferente in ospedale, i funerali allo studio 5 di Cinecittà, la sua seconda casa. E ancora i tanti disegni realizzati in fretta sui tovaglioli delle trattorie di Trastevere, il circo con i suoi pagliacci, lo spot per la pasta Barilla perché nessuno voleva finanziare i suoi film, un Benigni chiamato profeticamente Pinocchietto accanto a un pozzo rischiarato dalla luce fioca della Luna con uno stranito Paolo Villaggio … E il suo cappello, la sciarpa rossa annodata al collo, l’amore per il cibo, le donne e Giulietta, la sua ed unica Giulietta che morirà dopo appena cinque mesi dalla sua scomparsa e avvertiamo ancora il dolore per la perdita del suo unico figlio Pier Federico di appena un mese…
Il suo cognome ha generato l’aggettivo felliniano. Tutti i più grandi attori avrebbero voluto fare anche da comparsa in uno dei suoi 24 film… Un genio e per questo inspiegabile…
Ed ora Alberto Sordi. Il Nando Mericoni che dice: “Maccarone, m’ hai provocato e io te magno!” cede il passo al medico della mutua Guido Tersilli che si sposta nei corridoi della sua clinica privata seguito da un codazzo di dottori, infermieri e suore al ritmo di una accattivante marcetta. Ma ecco l’eroe dei fotoromanzi Lo sceicco bianco, il padre di Carlo Verdone ne In viaggio con papà, il tassinaro, il vigile Otello Celletti con il suo delirio giustizialista, Nestore con il suo cavallo destinato al macello, il commendatore Alberto Nardi chiamato Cretinetti da sua moglie, ”ma andò vai se la banana nun ce l’hai…” canta con Monica Vitti con al collo una corona di fiori, Bepi il gondoliere con una procace Marisa Allasio, l’edicolante Alberto Boccetti alias il conte Max, una foto ingiallita che lo ritrae con l’unica donna amata l’attrice Andreina Pagnani , la scena esilarante del balletto con le gemelle Kessler nella trasmissione televisiva Studio 1, “te c’hanno mai mannato a quer paese…sapessi quanta gente che ce và..” a Sanremo, i suoi funerali al Campidoglio alla presenza di una folla oceanica a cui sua sorella Aurelia somigliantissima a lui, commossa e frastornata riserva saluti e ringraziamenti a tutti.
Potremmo continuare per entrambi all’infinito ringraziandoli ancora una volta per averci fatto assaporare la magia del cinema dove ogni volta che si proietta un film in una sala buia si vola sulle ali della fantasia.
Per chi volesse approfondire la vita di entrambi consigliamo la lettura di Federico di Tullio Kezich per le Edizioni Feltrinelli consigliata con queste parole dal regista Martin Scorsese: “Uno sguardo affettuoso, appassionato, meraviglioso nei dettagli e squisito nella scrittura, su uno dei pochi artisti veramente indispensabili del cinema che ci sia capitato di incontrare, ad opera di chi meglio ha conosciuto lui ed i suoi film. Non riesco a pensare a una guida migliore per conoscere l’incomparabile opera di Federico Fellini”. Per quanto riguarda Alberto Sordi, il bel catalogo della Mostra svoltasi al Vittoriano a Roma nel 2013, curata da Gloria Satta con Vincenzo Mollica e Alessandro Nicosia per la Cangemi Editore, in occasione del decennale della sua scomparsa.