Ci sono realtà napoletane che si muovono molto e bene. È il caso dell’associazione “Movimenti di scena” di Peppe Celentano e Gabriella Cerino che si occupa di produzioni teatrali con una grande attenzione ai ragazzi e al sociale. Abbiamo incontrato Peppe Celentano.
“Movimenti di scena” è nata nel 2001 dopo la nostra esperienza a Il Pozzo e Pendolo; fu allora che decidemmo di creare un’associazione che si occupasse di teatro. Nel corso di vari anni abbiamo allestito diversi spettacoli, passando per “Spazio libero”, allestendo a Palazzo Doria d’Angri i classici del teatro come Moliere e Goldoni. Poi abbiamo organizzato un grosso evento in Floridiana dove allestimmo un’estiva. Dai contatti con altri luoghi, come il Pio Monte della misericordia o il Museo civico Filangieri, sono nate collaborazioni stabili che ci hanno spinto a montare diversi spettacoli come quello che stiamo proponendo, “Lo scherzo del diavolo”, scritto da Gennaro Monti diretto da me, che ci diverte moltissimo. In realtà è una sorta di spettacolo pop dove c’è la tradizione, ma anche personaggi strani che parlano dei giorni nostri, facebook, canzoni sciocche come quella di Al Bano e Romina. A noi diverte ma anche il pubblico ha gradito questo lavoro.
Da undici anni curate con successo la sezione dedicata alle scuole del teatro Diana, di cosa si tratta?
Si continua questo connubio con il Diana dove ci sono ottimi risultati; l’anno scorso abbiamo portato in scena per il trentennale lo spettacolo “Ladri di sogni” che è un lavoro molto apprezzato dai ragazzi. Il nostro è un teatro sociale, creato con e per i ragazzi, per questo motivo analizziamo temi a loro vicini come il mondo dei social, l’omofobia, la droga e quest’anno l’immigrazione che ci interessa moltissimo perché vicino.
La compagnia è sempre la stessa?
Si ormai è consolidata, certo qualcuno negli anni va via perché fa altre esperienze, e spesso servono nuovi innesti anche perché necessitiamo di particolari fisicità. Molti dei nostri attori sono cresciuti tanto e per noi è una grande soddisfazione.
A novembre, sempre al Diana, debutta “Happy aur”una sit com teatrale, di cosa si tratta?
È nata da un’idea di Gianpiero Mirra che mi ha chiamato chiedendomi se fosse possibile fare una sit a teatro. Per creare questa serie mi sono ispirato al bar che sta sotto casa mia. In esso gira un mondo, ho visto passare tantissime persone e per anni ho preso appunti: mi piaceva pensare a questi personaggi. Così quando Gianpiero mi ha proposto questa cosa ho pensato ad un bar nell’ora dell’aperitivo dove la gente si ferma e parla di sé. Questo è il meccanismo: noi vogliamo che la gente si affezioni ai personaggi che popolano il bar e magari ritorni per sapere come si stanno sviluppando le varie storie dei protagonisti, proprio come succede in tv. Ci sono una serie di personaggi che ruotano intorno a questo bar a cominciare dalla proprietaria che sarà Gabriella Cerino, io che mi sono ritagliato un ruolo da professore, un po’ strano, tipo De Crescenzo.
C’è stata una grande attenzione per questo progetto già dalla fase dei provini..
Hanno fatto il provino 300 persone, io avevo bisogno di particolari fisici; al di là di Rosario Verde a cui avevo già pensato come barman che beve più che servire la clientela, pensando un po’ al cameriere di Hollywood party, ci servivano personaggi strani e nei provini abbiamo trovato dei tipi interessanti. Un video accompagnerà prima e dopo questa sit, servirà da apripista e ci accompagnerà fino al debutto, ovviamente speriamo che diventerà una sorta di tormentone. Andremo in scena alle 19-19.30, orario classico da aperitivo, fuori dalla programmazione del teatro quindi di lunedì o di martedì. In questa operazione artistica cerchiamo di fare emergere anche i problemi del quotidiano, in maniera divertente, questo può ottenere un buon risultato.
Chi troveremo nel cast?
Gabriella Cerino, me, Rosario Verde, Salvatore Catanese, Diego Sommaripa, Tonia Carbone, Federica Catalano, Rossella Argo, Noemi Coppola. Le musiche sono firmate da Marco Mussomeli. Le scene sono di Luigi Ferrigno.
Tu che lavori tanto come i ragazzi che idea hai di quelli di oggi?
Negli anni mi sono accorto che rispetto a dieci anni fa c’è stata un’involuzione nei ragazzi ma bisogna anche capire che siamo anche noi adulti che abbiamo problemi a relazionarci con loro. Il mondo è cambiato e forse il nostro punto di vista è passato, ci sono stimoli diversi che devono essere tenuti in considerazione. Certo undici anni fa i ragazzi sembravano più partecipi, oggi all’apparenza sono più scostanti, ma alla fine i temi importanti li coinvolgono lo stesso. Io ho capito che è cambiato anche il modo di fruire il teatro: la gente oggi non resiste tanto a lungo, bisogna stare attenti a venire incontro a questa esigenza con offerte brevi, certo non comicità becera, o cose che facciano ridere per forza, ma lavori agili e intelligenti che facciano pensare.