Da ragazzo prodigio a figura di spicco del panorama teatrale italiano e all’estero, Fausto Paravidino ha saputo reinventare un modo di fare teatro, attraverso una scrittura contemporanea nuova e senza precedenti. Cresciuto a Rocca Grimalda, un piccolo centro della provincia di Alessandria, inizia a lavorare in teatro già dal 1990, preparando il saggio di fine anno al corso di recitazione tenuto presso l’Associazione Culturale “La Soffitta” di Acqui Terme. Nel 1995 torna a Genova, dove inizia a frequentare la scuola di recitazione del Teatro Stabile, che abbandona l’anno successivo per spostarsi a Roma dove scrive Trinciapollo, la sua prima commedia, di cui nel 1999 firmerà anche la regia teatrale. Dal1998 inizia un’intensa attività teatrale e cinematografica.
Su cosa verte il tuo laboratorio e com’è strutturato?
«È un laboratorio di drammaturgia, non solo per drammaturghi ma anche per attori e altre figure che lavorano per il teatro. Nasce dalla vocazione del Teatro Valle, ovvero dalle assemblee pubbliche che abbiamo organizzato e in cui volevamo e vogliamo ancora fare teatro di drammaturgia per riempire il vuoto che c’è. Studiamo come si scrive il teatro, tra di noi e insieme al pubblico. Poter seguire un gruppo di persone, lo stare insieme con continuità, crea futuri lavoratori dello spettacolo ed è importante per la cittadinanza, infatti, il laboratorio è aperto a tutti.»
Quindi un attore deve avere in sé doti da scrittore, regista, o può semplicemente restare un attore?
«Un attore fa l’attore, lo scrittore. L’idea è che si impari molto dalla contaminazione. Più un attore conosce i processi di scrittura, migliore sarà la sua interpretazione, come più un regista conosce la recitazione, migliore sarà la sua regia.»
Hai mai pensato di trasporre un tuo testo dal teatro al cinema?
«Ho realizzato il film “Texas”, non tratto da un’opera teatrale, quindi solitamente scindo le due cose. Il teatro ha un linguaggio e il cinema ne ha un altro. Tendenzialmente ogni storia ha una sua forma. Quelle del teatro sono per il teatro ed è così per il cinema.»
Quanto è importante per un attore frequentare un corso di recitazione?
«La scuola è importante. Ovviamente non è sempre così, non in senso assoluto ma è anche meno vero il contrario! Fare la scuola è molto meglio che non farla anche se ci sono pessimi attori, nonostante abbiano frequentato scuole.»
Come credi potrà evolversi il tuo teatro?
«Il mio teatro si evolve continuamente. Ultimamente preferisco scrivere in versi rispetto alla forma preferita iniziale in prosa. Posso dire che il laboratorio che dirigo al Valle, influenza sicuramente il mio prodotto futuro; ciò che sto scrivendo, lo scrivo come i ragazzi del mio laboratorio di drammaturgia, verificando cosa può funzionare e non, proprio tramite lo studio quotidiano.»
In quale città italiana hai un riscontro maggiore di pubblico?
«Ti dico che in Italia ho avuto molto successo ma il riscontro maggiore l’ho notato sia a Berlino che a Parigi.»
Chi è stato il tuo maestro?
«Ho imparato moltissimo dai miei colleghi con i quali lavoro e tra quelli di “gusto”, anche se non ci ho lavorato, posso citarti Peter Brook, Carlo Cecchi, Valerio Binasco.»
In qualità di attore da chi ti piacerebbe essere diretto e da regista chi ti piacerebbe dirigere?
«Da attore sicuramente vorrei lavorare con Valerio Binasco, mentre da regista devo ammettere che amo lavorare con gli attori che già lavorano con me, con i quali ho lavorato in passato. Ovviamente spero di conoscerne di nuovi!»