La bellezza che resta è l’ultimo capolavoro di un artista, o l’ultimo ricordo di una persona cara che ci lascia ma è anche quella magia che ci rende forti davanti alla morte, dei giganti capaci di creare dei capolavori guidati dall’imminenza della fine vita. Accade ai grandi di comporre una tela, la più bella, in punto di morte, ma cosa è quella magia, cosa guida la mano malata e stanca di un uomo verso il capolavoro? Fabrizio Coscia, critico letterario e teatrale, analizza l’opera d’arte creata alla fine di una vita nel suo libro “La bellezza che resta” edito da Melville Edizioni per la collana “Gli impossibili”. Un viaggio non ordinato ma al contempo attraente come solo le belle cose scritte sanno essere, ci svela il senso delle opere ultime di alcuni grandi personaggi; Tolstoj scrive fino al termine dei suoi giorni un romanzo, “Chadži-Murat”, ridando voce al suo talento artistico e creativo, nonostante ormai da anni rinnegasse il proprio genio a favore di una moralistica idea di bene. L’ultimo Renoir che dipinge “Le bagnanti”, spinto e ammaliato dalla vitalità di una sedicenne e fatica tanto a terminate l’opera perché sa che sarà l’ultima cosa che farà in vita. Leopardi e la scoperta della ginestra nella sua Napoli. L’ultima composizione di Richard Strauss, i Lieder; in ultimo, il definitivo quadro di Frida Kahlo, “Viva la vida”, forse il suo più originale autoritratto. Poteva essere solo un interessante libro che analizza alcune ultime opere in maniera stilisticamente perfetta, ma la scelta di renderlo autobiografico lo rende vivo, pulsante, umano. I passaggi che raccontano gli ultimi momenti di vita del padre dell’autore, ben amalgamati con il resto dell’opera, così intimi, così ben raccontati, avvicinano il lettore e lo portano ad amare quegli ultimi attimi di vita. Non è una lettura facile, né confortante, già l’inizio che ricorda la tragedia della scuola elementare Numero 1 di Beslan, nell’Ossezia del Nord, mette il lettore in guardia. Ma del resto l’inquietudine fa parte dell’essere umano ed è bene ricordarlo. E in quel lungo viaggio che è la vita si costruisce, si ricerca il senso di ognuno di noi che per i grandi si conclude in un capolavoro. Nel bello assoluto, in quella bellezza che insegna, che attrae, che ammalia, ritroviamo il senso di noi stessi: l’arte maestra di vita. La profonda padronanza della scrittura, lo studio dei fatti riportati offrono al Coscia una base su cui lasciarsi andare e portare alla luce la propria profondità, il senso di un’esistenza intera ed ognuno di noi, in questo racconto, si ritrova come quella bellezza che resta nell’immensità dell’universo.
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