Lo Spiritual Trio composto da Fabrizio Bosso (tromba), Alberto Marsico (organo Hammond) e Alessandro Minetto (batteria), è stato il primo evento musicale ad aprire il cartellone della sedicesima edizione del Divino Jazz Festival, la kermesse ideata e diretta da Gigi Di Luca. Nel corso della serata il trio ha eseguito alcuni dei brani presenti in Spiritual (2011) e Purple (2013), i due lavori discografici che racchiudono un repertorio radicato nella tradizione popolare nera, un vero e proprio viaggio attraverso la musica afro-americana, declinata nella sua variante gospel e spiritual, in cui la tromba sostituisce la voce.
Lo Spiritual Trio apre la sedicesima edizione del Divino Jazz Festival con un repertorio che omaggia la musica afro-americana
«Il repertorio di questa sera andrà ad attingere dai nostri due album, ovvero “Spiritual”, quello d’esordio e da “Purple”, il nostro secondo lavoro. Sarà un viaggio impostato sulla musica gospel, però sicuramente con delle deviazioni. Inseriamo anche degli standard, cose che ci piace suonare, però, l’idea nostra è di usare la tromba in sostituzione della voce. La maggior parte dei brani che suoniamo sono canzoni tipo “A change is gonna come” una meravigliosa canzone di Sam Cooke».
Seguiranno altri progetti discografici con questa formazione?
«Sicuramente l’idea è quella di tornare in studio e registrare qualcosa di nuovo. Con loro c’è un legame pazzesco, una grande fiducia che contribuisce a creare una bella interazione».
C’è un pezzo che preferisci particolarmente suonare?
«Ce ne sono diversi. Sicuramente ci sono alcuni brani che non mi stanco mai di suonare, come alcune ballad ad esempio “Bariya song”, “In a Sentimental Mood”, però cambiano anche in base ai periodi, all’umore. Ci sono sere che senti di poter esprimere qualcosa in più su un certo tipo di brano e altre sere può essere un altro».
Diversi sono gli artisti con cui hai collaborato, con alcuni come Sergio Cammariere, Simona Molinari, Raphael Gualazzi e Nina Zilli, hai partecipato anche al Festival di Sanremo. Come hai vissuto queste esperienze? Ci saranno altre collaborazioni che ti vedranno salire sul palco dell’Ariston?
«Siamo in attesa di una risposta. Ho fatto un paio di soli con degli artisti che si sono proposti. Per me è sempre stato divertente e rilassante, ne parlo proprio a livello logistico. Il fatto di stare per una settimana nella stessa città e non prendere macchine, aerei, treni, per me è come stare in vacanza. Poi, non stando in gara, ma accompagnando l’artista, non avverto lo stress. Sanremo è bello perché vedi un carrozzone che in un niente svanisce. Ricordo la domenica a Sanremo dopo il festival, sembra che ci sia stata la guerra. Fino al giorno prima non riesci a prendere un taxi, ad andare in un ristorante, mentre la domenica non c’è più nessuno. In giro vedi solo gente con le valige pronte a partire. Un paio di volte mi sono dovuto trattenere per andare a Domenica in, quindi ho vissuto quest’atmosfera molto divertente».
Solitamente hai l’ansia da prestazione?
«Per controllare l’ansia da prestazione devi essere in forma. Lo strumento che suono io richiede comunque una certa prestazione fisica. Per ovviare a questa cosa, il lavoro che ho fatto negli anni è stato quello di alzare lo standard nelle mie esibizioni, quindi sapere che anche in condizioni pietose io meno di quello non suonerò e questo mi dà una certa garanzia. Ciò non toglie che quando devi fare un certo tipo di lavoro, come può essere stato il concerto in Vaticano che ho registrato due giorni fa, dove comunque tu stai lì per ore a non far nulla, poi una volta salito sul palco devi dare il meglio di te in poche note. La tensione c’è, ma con il tempo impari anche a sostenere questo tipo di esibizioni».
Cosa consigli a chi si vuole avvicinare allo studio della tromba?
«Bisogna partire dal jazz, quello più orecchiabile, meno complesso anche a livello armonico. Poi bisogna lasciarsi trasportare dall’istinto.
Hai iniziato a cinque anni a suonare questo strumento
«Il mio papà suonava, quindi all’inizio per imitazione mi sono approcciato a questo strumento. Sono cresciuto, ascoltando in casa, il suono della tromba, i dischi delle grandi band di jazz, di Luis Amstrong e di grandi cantautori come Tenco, Lauzi, Paoli. Infatti, ho iniziato il mio approccio musicale con i dischi pop, non suonando il jazz».
Progetti in lavorazione?
«Ci sono diverse cose in cantiere. Diversi festival e serate in giro. Registreremo live il concerto in duo composto da me e Julian Oliver Mazzariello al pianoforte e tanti altri progetti».