Misteriosamente è il nuovo album di Enzo Gragnaniello, uno dei più grandi cantautori italiani. Dodici intensi brani firmati, prodotti e arrangiati dal maestro stesso, su etichetta Nar International/Fujente Music – distr. Self. Ogni nuovo disco del maestro Enzo Gragnaniello è un miracolo che si rinnova puntuale, la sua considerevole abilità poetica crea brani pregni di acutissime descrizioni emozionali, ricchi di concitate sfumature passionali che, vividamente, raccontano il comportamento dell’animo umano, versi e musica armonizzati di alto valore poetico.
“Misteriosamente”, il brano che dà il titolo all’album, è cantato in duetto con Raiz, mentre “Quale futuro vuoi” con Nino Buonocore. C’è anche uno struggente e viscerale lamento dedicato a uno dei suoi più grandi amici, Pino Daniele, il quale doveva interpretare un brano in quest’album con Gragnaniello.
Il disco, uscito il 19 maggio, sarà presentato ufficialmente al pubblico, l’11 giugno alla Feltrinelli di Napoli, per poi fare un instore tour in alcune città italiane e proseguire poi in un tour estivo.
Quanto le sue canzoni sono autobiografiche, in che percentuale?
«Secondo me è tutto autobiografico, perché sono emozioni che ho vissuto, anche quelle sognate, fanno parte sempre della mia esistenza, della mia vita.»
Di quali stimoli ha bisogno per scrivere?
«Viviamo tutti quanti, penso pure tu, circondato da tante contraddizioni, però, nello stesso momento, siamo circondati da mille bellezze, già se guardi il cielo che cambia i colori o i fiori o gli alberi e tante altre cose. È lo spirito che assorbe l’inesprimibile, allora, cerco di materializzare tutto quello che è inesprimibile, anche con la mia voce, perché, a volte, anche un testo è solo un mezzo per dire delle cose. Sono gli umori della voce che parlano con la parte essenziale delle persone.»
Qualcuno l’ha definita lo Sciamano dei Quartieri. Si ritrova in questa locuzione?
«Mi fa un po’ ridere, però, in effetti, uso la voce senza testo, ho un linguaggio primordiale e forse anche l’atteggiamento di interpretare le cose, di quello che dico. Io parlo sempre dell’invisibile, del visibile a me non interessa, io ho il compito di parlare dell’invisibile. Chiaramente da come parlo, da come canto forse mi hanno dato quest’appellativo.»
In questo nuovo album ci sono due bellissimi duetti, con Raiz e Nino Buonocore come sono nati?
«Nino Buonocore è un artista che mi piace molto, da sempre. Sono due canzoni diverse, la prima Misteriosamente, con Raiz, è una canzone passionale e struggente, che va nel filtro della passione e ci voleva una voce come Raiz, primordiale e passionale. L’altro brano, Quale Futuro Vuoi, con Nino Buonocore, è un pezzo più delicato. Nino ha una voce poetica e molto bella, che usa anche come strumento.»
In Quale futuro vuoi lei scuote le anime egoiste e distratte…
«Sì, il testo è molto comprensibile e chiaro. Per esempio, per costruire un palazzo, devi fare le fondamenta antisismiche, perché la vita è imprevedibile e non dobbiamo sottovalutare i terremoti. Ecco, quale futuro vuoi se non metti le basi? Se tu non capisci dove vivi, cosa sei, che cos’è un’altra persona e ricordare chi sei in un mondo così magico, pieno di mistero, insomma, ti devi porre anche un minimo di problema.»
Parlando del suo linguaggio primordiale, nel brano, Il viaggio di un Amico, c’è uno struggente lamento che lei ha dedicato a…
«Chiaramente è dedicata al mio grandissimo amico Pino, Pino Daniele. L’ho voluta fare in un modo irrazionale, che arriva e va oltre la barriera della razionalità, con un linguaggio più mantra. È intimo, è un modo di comunicare direttamente con lui. Ecco, questo è il mio lato sciamano… (sorride).»
Ha ripreso, per quest’album, un brano del 2007, L’Erba Cattiva, che recita: Je nun sento a nisciuno, je nun veco e nun parlo, ma ‘e pensieri d”a gente ca’ stanno into ‘o munno te pozz’ spiegà…
«È una simbologia difficile e complicata da spiegare, come se volessi spiegarti il sapore dell’uva, che non so spiegare, posso dire che è dolce, aspra, ma il sapore, come fai a spiegarlo? Se mi chiedevi cosa vuol dire l’Erba Cattiva, allora potevo rispondere. Se uno dice, non parlo, non sento quella è solo un’espressione più intimistica che nasce dalle viscere.»
Questa, invece, me la deve spiegare, anzi, dirmi chi è? Se è uno o sono tanti. Nel brano, Na Bella Vita, dice: Ce sta nu tipo che dice che sape / Che isso è ‘o cchiu’ meglio e cunosce a realtà/ E tene ‘a faccia d’ ’e ccorna vecchie / Primma t‘abbraccia e po’ doppo t’ appiccia…
«Sono tante persone. Un modo proprio di vivere che è degli ipocriti, di quelli che ti stanno anche vicino e, poi, alla fine, hanno il veleno, ma non bisogna combatterli, bisogna comunque farli capire le cose, sempre con la delicatezza e la gentilezza. È un linguaggio molto popolaresco, Ce sta nu tipo che dice che sape Che isso, i presuntuosi che poi si rivelano magliari, oggi ci sono anche i magliari alternativi, in verità, ci sono tanti tipi di magliari!»
Non è mai andato via da Napoli. Cosa la trattiene?
«Anche una mela è trattenuta dal suo albero. Io non sono il napoletano che vive a Napoli, sono un frammento di questa città, sento tutte le responsabilità di rappresentarla più nobile e meravigliosa possibile, sto attento anche nei testi perché, per me, io vivo nella più bella città del Mondo.»
Dove sono finiti gli autori di un tempo. Crede che oggi ci sia qualcosa o qualcuno d’interessante, sempre se segue oggi un po’ l’andazzo della musica italiana…
«Purtroppo non lo seguo molto, sento a volte, in macchina girando la radio, delle canzoni carine ma sempre basate sul sentimentalismo, mai nel sentimento, che vanno sempre sulla superficie delle cose, il vogliamoci bene, senza andare nella profondità, con melodie molto allegre, con ballads molto estive che hanno sempre ritmo, ma non riesco a sentire la visceralità di un poeta, di un artista.»
Ha un maestro spirituale, una guida cui si rivolge?
«Gli spiriti… No, no, sto scherzando. Non seguo nessuna religione. Capisco che ci sono delle presenze divine, illuminate sulla vita. Ho sempre detto che ogni essere umano, anche il più cattivo, è un essere divino, si deve solo ricordare e solo allenare il muscolo per illuminarsi. Io cerco nel mio piccolo di creare emozioni per un incontro spirituale.»