C’è del mestiere nel contraddire di un pezzo tutta una serie di regole non scritte che, nella musica, hanno fruttato soldi, fama e successo a moltissimi negli ultimi 10 anni. Ma nonostante il progetto possa suonare, ma solo a chi non lo ascolta, come un rischio bello grosso, Enrico Ruggeri spiazza tutti e torna alla musica con “Frankenstein” concept album ispirato all’amonimo romanzo di Mary Shelley sul famosissimo mostro. Prima regola violata: nell’epoca in cui le canzoni sono completamente slegate fra di loro e i dischi solo una raccolta di brani assestanti, nel momento storico in cui i pezzi si portano dietro anche un certo abbigliamento o taglio di capelli che cambia nell’artista, quando viene estratto dal cd il nuovo singolo, il cantautore milanese firma un “concept album”, parola praticamente sconosciuta alle nuove generazioni, salvo quelli che hanno scavato almeno un po’ indietro nel tempo. Tredici brani tutti incentrati non su un unico argomento, ma legati ad un filone narrativo unico, un concept appunto, che li accomuna tutti. Seconda regola violata: nell’Italia della musica che punisce anche vaghi tentativi di uscire fuori dalla strada maestra del pop, Ruggeri pubblica un album dichiaratamente, palesemente e meravigliosamente rock, senza possibilità di appelli, rock e basta. Terza regola violata: in un momento in cui viene celebrata la vacuità della bellezza, nel mondo che appare prima di qualunque altra cosa, il cantautore parla di temi quale l’ossessione per la ricerca della perenne giovinezza, di discriminazione alimentata dall’odio, del cercare conforto nell’amore, insomma di tutto quello di cui non avrebbe dovuto. Diamo per questo un giudizio duro ma giusto, e Ruggeri torna a casa con uno zero spaccato dal punto di vista della conoscenza e applicazione delle regole della musica moderna; si potrà consolare, se crede, con un 10 e lode gridato molto forte per l’audacia, l’inventiva e l’originalità non solo dei temi, ma anche nel come vengono trattati. Questo che l’autore ha detto potrebbe essere il suo ultimo lavoro, ci sembra assolutamente un disco da non perdere, per tanti motivi,che scoprirete ascoltandolo, ma vi dovrebbero bastare, per comprarlo, le tre fondamentali e meravigliose violazioni che l’artista ha così sublimemente perpetuato nel suo nuovo lavoro.
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