Debutta in prima nazionale e apre la stagione teatrale al Teatro Argot Studio di Roma lo spettacolo Enrico IV (ma forse no) da Luigi Pirandello per la drammaturgia e regia di Matteo Tarasco; in scena Sidy Diop, attore formatosi con la Compagnia Lavia e visto nel ruolo di Tokumbo in Gomorra La Serie, Brenno Placido visto sul grande schermo nel film La Bella Addormentata di Marco Bellocchio e volto noto della fiction tv Tutti Pazzi per Amore insieme a Federico Le Pera che nel 2012 ricopre anche il ruolo de “Er Teatro Novo” nel format teatrale Dignità Autonome Di Prostituzione.
Nel ruolo di se stesso (ma forse no) Tiziano Panici, attore, regista e anche direttore artistico del Teatro Argot Studio. Lo spettacolo Enrico IV (ma forse no) dopo la prima romana prosegue il suo tour nelle principali città Europee presso tutti i Centri di Cultura Europei (Parigi, Berlino, Londra, Madrid) prima di tornare in Italia per la Stagione 2015/2016, approderà al Lincoln Center Theatre di New York.
«Enrico IV (ma forse no) è un excursus drammaturgico all’interno di uno dei capolavori del novecento, Enrico IV di Luigi Pirandello. Immaginiamo di raccontare la famosa storia dell’uomo che si crede Re Enrico IV in seguito ad una caduta da cavallo durante una festa in maschera, dal punto di vista dei finti consiglieri segreti, Arialdo, Ordulfo e Landolfo. La nostra storia si svolge nel presente e si ambienta nel garage della grande villa dove vive l’uomo che si crede Enrico IV. Questo luogo sotterraneo, squallido e oscuro, è al contempo camerino e residenza dei tre “vassalli”, ovvero tre giovani attori disoccupati, i quali, non trovando una “scrittura” migliore, hanno accettato il lavoro offerto loro da un certo Di Nolli, parente dell’uomo che si crede Enrico IV. In questo sottosuolo, che è anche luogo metaforico, le vite quotidiane dei tre giovani attori – Federico, Brenno e Tiziano – si fondono con la vita inventata di Enrico IV, che mai apparirà in scena, ma che i “vassalli” spiano attraverso i televisori del Circuito Chiuso. La nostra storia inizia nel giorno in cui è atteso l’arrivo del sostituto di Tito, un quarto “vassallo” di recente scomparso in circostanze misteriose. Ma per un errore del Di Nolli, o forse per un caso fortuito, giunge alla villa Said, un migrante del Gabon, il quale, catapultato da un mondo lontano in questo palcoscenico di pazzi, si troverà a dover recitare la parte di un improbabile Belcredi. In una sorta di thriller grottesco si dipanerà un gioco delle parti ove nulla è come appare.»
Per Luigi Pirandello l’uomo si trova nascosto dietro una “maschera” imposta a noi dalla società, dai valori imposti da questa e dalla nostra famiglia. Questa maschera, così come la “maschera che ricopre l’inconscio”, non può essere tolta dall’uomo, e l’uomo non potrà allora conoscere la vera e propria essenza, la propria personalità. Matteo Tarasco riesce a cogliere in pieno questa teoria creando un meccanismo perfetto in scena tra gli attori. Perfetti Federico Le Pera, Tiziano Panici e Brenno Placido; la ciliegina sulla torta è data dal bravissimo e simpaticissimo Sidy Diop che con la sua naturalezza crea un’ atmosfera magica in scena. Si potrebbero aggiungere tante altre belle parole per questo spettacolo ma credo, sia meglio andarlo a vedere per capire. Complimenti.