Enrico Giaretta torna sulle scene con “Alphabet”, un nuovo album in uscita nei prossimi mesi per Universal Music. Il pianista e cantautore, noto come il “Cantaviatore”, in questo periodo si sta esibendo al pianoforte in apertura dei concerti di Jack Savoretti. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Giaretta sul suo nuovo progetto discografico e i suoi prossimi impegni.
Torni sulle scene discografiche con “Alphabet”, album in uscita nei prossimi mesi per Universal Music. Ci parli un po’ di questo nuovo lavoro?
«Il lavoro è in definizione. Sarà un disco nuovo per me, realizzato per la maggior parte al pianoforte, con qualche verso qua e là. Un album vero, registrato dentro casa, tralasciando gli errori, i rumori dello sgabello, delle dita sul pianoforte riprese dai microfoni. Mi piace l’idea di fare questa esperienza e regalare un po’ la totalità di questa esperienza musicale, non solo le note, ma anche tutto il resto».
Quando è prevista l’uscita?
«A breve sarà anche nei negozi».
In questo periodo sei ospite speciale di Jack Savoretti, dove ti vediamo al pianoforte in apertura dei suoi concerti. Com’è nata questa collaborazione?
«La collaborazione è nata casualmente, in un incontro all’Auditorium Parco della Musica di Roma l’anno scorso, dove Jack mi ha proposto di accompagnarlo al pianoforte essendo io oltre che cantautore anche un pianista. L’ho accompagnato in un paio di brani durante un suo concerto, ci siamo divertiti molto, la collaborazione è piaciuta molto al suo pubblico e ai suoi discografici, che in parte condividiamo e da lì è partita la proposta di partecipare come ospite al suo nuovo tour che ho accettato ben volentieri. Oggi è difficile che un artista condivida il proprio palco con qualcun altro. Jack è stato molto carino. Tra di noi è nata un’amicizia, che sicuramente continuerà anche in futuro».
Una parentesi importante è quella al fianco del maestro Franco Califano, di cui sei stato il pianista per circa 23 anni. Cosa ha ti ha lasciato questa esperienza accanto a lui e che cosa ha significato per la tua carriera artistica?
«L’esperienza con Califano mi ha soprattutto formato come uomo. Se oggi sono quello che sono, lo devo principalmente a mia madre, indubbiamente, al mio papà, ma in particolar modo a Califano. Mi sono ritrovato a lavorare con lui all’età di 20 anni, in una fase della mia vita anche formativa e sono rimasto con lui fino a oltre i quaranta. In 23 anni mi ha insegnato il rispetto per il lavoro, per le donne, anche se sembra assurdo detto da Califano, ma insomma lui mi ha insegnato proprio quello, perché le rispettava molto. Artisticamente mi ha insegnato moltissimo. Lui è uno cantautore che ha fatto la storia della musica italiana. Più che altro anche un compositore, un autore di testi importanti. Quindi quando ho cominciato ad avvicinarmi alla scrittura, venivo bacchettato ogni giorno, aiutandomi a crescere, a migliorare e a non accontentarmi. Quando uno è giovane pecca di presunzione, pensando di aver scritto chissà quali cose. Così Califano affiancava ad esempio un mio testo ad uno di De Gregori e poi mi chiedeva di farne il paragone. Non erano paragonabile, quindi mi invogliava a scriverne un altro e un altro ancora, per fare sempre meglio».
C’è un aneddoto particolare che ricordi?
«Ne potrei raccontare mille di aneddoti. Uno che non ha a che fare con la musica, ma con il rispetto. Ero giovanissimo e mi sentivo importante perché giravo al fianco di Califano frequentavo i palchi di Renato Zero, Pino Daniele, artisti insomma importanti. Un giorno stavo uscendo di casa, per andare a un matrimonio, mal vestito, con pantaloni stropicciati e una maglietta stropicciata, lui mi riprese spiegandomi che dovevo avere rispetto per le persone, per gli amici e che non potevo andare vestito in quel modo. Mi ricordo ancora quel suo consiglio. Ancora oggi quando esco di casa cerco di essere adeguato all’ambiente dove vado. Sicuramente non andrei mai in un teatro con i jeans strappati».
Oltre ad essere un cantautore sei anche un pilota professionista di aerei. Da qui nasce la definizione di “Cantaviatore”. In che modo sei riuscito a portare avanti le due cose?
«Il volo è sempre stata una cosa parallela, perché ho sempre amato volare fin da piccolo. Ho iniziato con degli areoplani molto piccoli, poi un bel giorno ho approfondito questi studi, perché sono una persona molto metodica, meticolosa in quello che faccio cerco di portare a termine tutto ciò che inizio. Mi sono ritrovato sulla carta pilota di linea e da quel momento, una proposta di lavoro, poi un’altra e alla fine è arrivata la selezione in Alitalia che ho passato e mi sono ritrovato a fare il pilota professionista. Per me è stato chiaramente realizzare un sogno. Dopo poco mi sono accorto che era incompatibile con la mia vita artistica e con quella familiare, che è ancora più importante, quindi da qualche mese ho declinato. Allo scadere del mio contratto non l’ho rinnovato. Ho deciso di dedicarmi a tempo pieno alla mia professione di pianista e papà e nel tempo libero vado con gli amici a pilotare areoplani privati ».
“Scalatori di orizzonti” è l’ultimo progetto discografico con undici brani tra questi anche “Black Rhino”, la prima canzone per bambini scritta da Paolo Conte, il quale ha detto di te: “Finalmente ho trovato un allievo”. Come è nata la vostra collaborazione?
«La collaborazione con Paolo Conte è nata grazie a Lilli Greco, un produttore storico, discografico, compositore, musicista, e arrangiatore, che negli anni ha lavorato con grandissimi artisti in Italia, tra questi Paolo Conte. Nel suo percorso ha incontrato anche me, quando ancora frequentavo il conservatorio. Più avanti Lilli Greco mi presentò Paolo e da quel momento ci siamo in qualche modo avvicinati, fino a quando ho scritto il brano “Paolo il ferroviere”, dedicato proprio a Conte, a lui è piaciuto molto ed è per tale motivo che ha dichiarato “Finalmente ho trovato un allievo”. Successivamente ho abbracciato la causa a favore degli animali, avendo un amico editore famoso in Italia per la sua collezione di album e figurine chiamata “Amici cucciolotti”. Avendo ormai abbracciato la missione di aiutare gli animali, ma allo stesso tempo tutti i bambini che attraverso gli animali imparano il rispetto per essi, per loro stessi, per gli amici e l’ambiente che li circonda. In questa missione sono riuscito a coinvolgere anche il maestro Conte, presentandolo semplicemente a Dario Pizzardi. Conte ha scritto così “Black Rhino” e l’ha donato totalmente ad “Amici cucciolotti” per i bambini e per la causa del rinoceronte che è in via di estinzione.
Dopo il tour con Jack Savoretti, ce ne sarà anche uno tuo?
«Dopo le date con Savoretti , ci sarà l’uscita dell’album e poi subito dopo sarò impegnato in tour estivo in Italia e all’estero».