Dopo lo straordinario successo dell’edizione 2010 con oltre 130mila spettatori, Rugantino torna in scena con Enrico Brignano. Accanto a lui un cast importante nei 20 ruoli e nei 20 solisti. Le Scene e i costumi originali sono firmati da Giulio Coltellacci mentre la regia di Garinei a Giovannini viene ripresa dallo stesso Brignano che per rispetto alla fedeltà del testo mette in scena il primo copione originale. Rugantino sarà in scena a Roma al Teatro Sistina dal 14 novembre al 9 febbraio, a Milano al Teatro degli Arcimboldi dal 2 al 13 aprile, dal 1° al 4 maggio a Firenze al Teatro Verdi e dall’11 al 15 giugno a New York al New York City Center per festeggiare i 50 anni della prima rappresentazione a Broadway nel 1964. E’ difficile dire se sia più famosa la popolare maschera romana o il personaggio della commedia musicale di Garinei e Giovannini. Uno spettacolo che ha fatto il giro del mondo e che, probabilmente, almeno da 50 anni, ha dato nuovo lustro e popolarità alla maschera romanesca senza appannarne il fascino perché gli ingredienti di Rugantino sfidano il tempo stesso e sono eterni come quella Roma che gli fa da pittoresca cornice. Come non innamorarsi di Rugantino che sa essere sbruffone, chiacchierone, vigliacco, tenero e dolce. O di Rosetta, incarnazione della venere romana, bella e irraggiungibile ma così umana. Intorno ai protagonisti altri personaggi perfetti per rendere questo spettacolo un piccolo grande capolavoro di un teatro internazionale. E’ inoltre impossibile tralasciare l’importanza e il fascino della musica creata dal Maestro Trovajoli: “Roma nun fa la stupida stasera”, “Ciummachella”, “Tirollallero” canzoni che grazie a Rugantino hanno preso il volo e fatto il giro del mondo.
Nella Roma papalina del XIX secolo Rugantino, giovane spaccone, arrogante e avverso a qualsivoglia lavoro, vive di espedienti aiutato dalla fida Eusebia che egli spaccia per sua sorella. I due insieme ottengono vitto ed alloggio raggirando il frescone di turno: dapprima un anziano prelato il quale, deceduto, non dona loro alcun lascito; e quindi Mastro Titta il celebre boia dello Stato Pontificio, autentico personaggio storico. Mastro Titta è anche proprietario di una locanda che gestisce insieme al figlio soprannominato Bojetto, dopo l’abbandono da parte della moglie che non approvava il suo mestiere. Egli si prende cura di Rugantino e di Eusebia ma finisce per innamorarsi di questa, un amore che è presto ricambiato. Entra in scena la bella Rosetta, moglie del violento e gelosissimo Gnecco Er Matriciano, croce e delizia di tutti i giovani romani, compreso Rugantino, il quale con degli amici scommette di sedurla prima della Sera dei Lanternoni. Il giovane, nonostante umilianti peripezie, riesce nell’intento ma finisce con l’innamorarsi della ragazza, così da non far menzione, per rispetto, dell’impresa ai suoi compagni, un contegno che presto viene meno a causa del suo carattere spaccone, ferendole i suoi sentimenti. Durante il Carnevale, Gnecco viene assassinato da un criminale mentre Rugantino è altrove in compagnia di una nobile. Il protagonista si fa trovare casualmente accanto al cadavere e quindi, onde riscattarsi, si autoaccusa dell’omicidio, il quale movente sarebbe l’amore per Rosetta. Imprigionato e condannato a morte, con Rosetta che si dichiara perdutamente innamorata, sale sul patibolo sostenendo la colpevolezza, dimostrando così, affrontando la morte, di essere un vero uomo. La vicenda si conclude con Mastro Titta che giustizia un Rugantino finalmente rispettato e ammirato da tutti. Avanti Brignano che con forza porterà il Made in Italy all’estero.
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