L’attrice Melania Esposito nei giorni scorsi è stata la protagonista di “Vetiver – essenze di una profumiera” al teatro Sancarluccio; un monologo intenso, già apprezzato da pubblico e critica nella scorsa stagione, diretto da Fabio Pisano. Uno spettacolo, che ha ricevuto anche diversi premi, che racconta di Mona Di Iorio, genio assoluto della profumeria. Quanto è stato difficile affrontare un monologo che possiamo definire “sensoriale”?
«All”inizio di questa “avventura olfattiva” ho temuto fosse stato difficile unire lo studio, l’interpretazione e l’emozione ad un senso come l’olfatto; poi durante le prove del monologo ho capito che l’olfatto era la chiave giusta per sentirmi, in scena, una profumiera».
Fare teatro oggi è una cosa da matti o una magia per fortunati eletti?
«Quando comincio le prove di un lavoro nuovo, mi sento una folle, perché le difficoltà non sono poche. La mattina dopo il debutto, mi sento una fortunata eletta».
Ci racconti il tuo percorso artistico?
«Il mio percorso comincia all’ Università Popolare dello Spettacolo. Mi sono diplomata con 110 e lode con una tesi sul teatro greco. Piena di voglia di lavorare, dopo l’Università ho continuato a lavorare con i miei maestri, fondamentali per il mio studio, Mario Santella e Peppe Sollazzo. Poi ho cominciato a lavorare come professionista nelle varie compagnie di giro. Ho approfondito i miei studi in laboratori che mi hanno fatto molte volte cambiare prospettiva. Qualche anno fa ho vinto il premio Landieri, come migliore attrice giovane. Ed ora, il monologo Vetiver, scritto e diretto da Fabio Pisano, mi sta dando molte soddisfazioni».
Cosa pensi della situazione del teatro Mercadante chiuso da diversi giorni per mancanza di agibilità?
«È sempre molto triste la chiusura di un teatro nel pieno della stagione. Speriamo si riesca a risolvere tutto per inizio della prossima stagione».
Napoli è una città che permette agli artisti di esprimersi oppure è difficile fare l’artista qui?
«Credo che Napoli, essendo una città d’arte e di cultura teatrale, dia agli artisti, modo di esprimersi in varie forme e in totale libertà».
Credi nel lavorare in squadra?
«Jenna’ è un grande artista, ma è anche un grande amico, ci conosciamo da molti anni, abbiamo sperimentato la nostra collaborazione in “Vetiver” al Mediterraneo Reading Festival, è andata molto bene e abbiamo pensato di farne una versione teatrale».
Quali sono i tuoi modelli di riferimento?
«Non ho un solo modello di riferimento. Prendo quello che mi piace di attrici o attori, non tutto, come spunto di riflessione e studio. Poi a me piace sperimentare, giocare con la voce, con il corpo e con l’emozione, e quando mi accorgo che ho trovato l’armonia giusta sono contenta. Cioè mai … non mi sento mai pronta ai debutti… sarei sempre e continuamente a ricercare».
Cosa pensi dei talent show?
«Non mi piacciono. Non mi appassiona guardarli, e neanche partecipare. Se ti dicessi che mi mettono un po’ di tristezza?».
A cosa stai lavorando?
«Ora ho finito “Vetiver” e mi sento ancora travolta dal personaggio devastante della protagonista. Ho un progetto che credo porterò avanti, ma non sono ancora sicura. La cosa certa è che la prossima stagione sarò presente con un nuovo spettacolo».