Recensione dello spettacolo in scena al Teatro Nuovo di Napoli
Il Teatro Nuovo di Napoli offre un’esperienza inedita di teatro immersivo con Così è (o mi pare), tratto da Luigi Pirandello, adattato, diretto e interpretato da Elio Germano, con Gaetano Bruno, Serena Barone e la partecipazione di Isabella Ragonese e Pippo Di Marca; prodotto da Pierfrancesco Pisani, Alessandro Mancini, Omar Rashid, Luca Fortino, Elio Germano (repliche fino a dom. 7 novembre).
Così è (o mi pare) è una riscrittura per realtà virtuale di Così è (se vi pare) di Pirandello, che mette in discussione l’idea di “verità assoluta”: un intero paesino viene turbato dall’arrivo del signor Ponza e della signora Frola, un genero e sua suocera che sembrano raccontare versioni diverse di una stessa storia con “protagonista” la moglie e figlia, la signora Ponza. I cittadini non sanno più a chi e a che cosa credere, ma non possono smettere di indagare alla ricerca di una verità che, forse, non esiste. Così è (o mi pare) cala il testo pirandelliano nella società moderna, dove “spiare” l’altro risulta ancora più semplice grazie all’uso dei nuovi media. Lo spettacolo è stato infatti pensato per essere realizzato in realtà virtuale, un nuovo strumento tecnologico, tra cinema e teatro, in grado di porre lo spettatore al centro della scena. Tramite cuffie e visori il pubblico si trova a essere non più a teatro, ma all’interno del lussuoso appartamento dove si svolge la storia (le riprese si sono svolte presso la Tenuta Bossi dei Marchesi Gondi e il Teatro della Pergola di Firenze), più precisamente all’interno del corpo di uno dei personaggi, che vede e ascolta tutto: il Commendator Laudisi, anziano padre di Lamberto, su una sedia a rotelle, invenzione non presente nel copione originale.
L’adattamento intelligente di Elio Germano tende ad una ricerca di verità e realismo attualizzando sia il linguaggio dell’originale pirandelliano che i mezzi espressivi e comunicativi, rendendo naturale l’utilizzo, da parte dei personaggi, di cellulari, internet, TV. Va da sé che anche lo stile recitativo degli ottimi interpreti (quasi tutti sempre presenti “in scena”) è più cinematografico, naturalistico, che teatrale, con continui commenti e sovrapposizioni di voci, come succede nella realtà, quando si discute di argomenti che appassionano gli interlocutori. La potenza della novità del mezzo tecnico, che consente allo spettatore di guardare le reazioni di chi vuole, in qualsiasi momento, offrendo una visuale dell’ambiente a 360 gradi, fa il resto. Ci si sente realmente partecipi della situazione, anche grazie ai ripetuti richiami e ammiccamenti degli attori allo spettatore/personaggio. La quarta parete viene così definitivamente abolita, e quale testo sarebbe stato più adatto di questo per mettere in scena il conflitto e la indissolubile commistione tra verità oggettiva e verità soggettiva, tra realtà vera e realtà virtuale? Un buon lavoro, accurato nei dettagli, sbalorditivo per la sua novità. Tuttavia, noi preferiamo la realtà degli attori in carne e ossa che si emozionano ed emozionano, che sudano, che urlano o bisbigliano, che scrutano la sala in cerca di consenso, che sbagliano e si riprendono, che improvvisano e trovano il tempo giusto per strappare una risata o un applauso. Insomma, la realtà magica del Teatro.