Ci sono luoghi a Napoli dove si fabbricano miracoli: in essi tutto sembra sospeso tra incanto e meraviglie. È il caso del Teatro Elicantropo di via Girolamini 3, nel cuore pulsante del centro antico della città. Un teatro dove si insegna la resistenza, l’arte, la passione, l’amore e l’ostinazione che sta alla base del teatro.
La giornalista Maresa Galli ha scritto “Elicantropo 20 anni tra sperimentazione e memoria” (Guida editori); già dal titolo la giornalista permette al lettore di capire l’eccezionale natura di questo luogo svelato poi, in maniera accurata e attenta, nelle pagine del volume. Nulla è lasciato al caso in questo bel lavoro della Galli che organizza le pagine con la volontà di offrire al lettore una panoramica esaustiva e completa sull’Elicantropo.
Capitolo dopo capitolo il viaggio tra le tavole del teatro viene fatto dai protagonisti e gestori del luogo, Carlo Cerciello e Imma Villa, ma anche dai ragazzi del laboratorio teatrale, uno dei migliori in Italia, dagli artisti che hanno legato al loro carriera a questo luogo e dai critici teatrali che lo hanno raccontato fin dalla sua fondazione. Tutte le testimonianze sembrano atti d’amore che rendono il luogo una creatura dotata di un’anima viva e pulsante .
In questo luogo, premiato per lo spettacolo “Scannasurice” di Enzo Moscato come migliore spettacolo dell’anno e allo s tesso tempo cancellato dal decreto ministeriale, si crea, da sempre, arte; commettono un grave errore coloro che credono che la vita degli artisti sia facile. In tal senso la testimonianze di Imma Villa che parla della tanta fatica fisica fatta per fare nascere l ‘Elicantropo è illuminante.
In questo luogo senza tempo per le produzioni come “Genova 01”, “Noccioline”, “Macbeth”, “Italietta”, “Le confessioni” si fatica senza sosta e tutto quello che nasce è di rilievo, di cultura. Gli artisti lo sanno, lo sa Josè Saramago che ha condiviso con Cerciello le gioie per la riuscita del suo “Cecità”, lo sanno Enzo Moscato, Manlio Santanelli e tutti gli artisti che hanno fatto un pezzo della loro carriera all’Elicantropo.
Grande merito ha la Galli per avere raccontato la storia, l’essenza di un teatro così vivo, così “fortemente resistente”.