Ritorna sulla scena musicale l’eclettica artista pugliese Eleonora Magnifico che, dopo la pubblicazione dei suoi precedenti successi come “Taccagna”, “Sono venuta” e l’omaggio a Giuni Russo in “Ho fatto l’amore con me”, adesso canta la sua svolta e lo fa col brano “Devota”, un inno a volersi più bene e a non perdere la fiducia nell’amore. Eleonora Magnifico si è rivelata un’iconica e autentica “Lady” della scena musicale pugliese. Raggiunge la sua maturità vocale e d’autrice con una cosapevolezza più vicina alla sua natura , quasi rinuciando in questo caso a quella scrittura ironica che la contraddistingue, ma senza abbandonare ,quel pathos melodrammatico e un po’ cinematografico a a cui l’artista ci ha abituati.
Come nasce Devota?
«Devota è stata concepita di getto ,più o meno come tutte le mie canzoni , ma questa volta è stato più complicato il parto ,perchè per arrivare alla versione difinitiva il travaglio è stato faticoso , tra musicisti che ho contattato e avrei voluto ma che hanno declinato l’invito per le motivazioni più svariate , ed io che sono cocciuta evidentemente non solo in amore non mi davo pace fino a quando non arrivavo a un risultato che mi convicesse del tutto».
Chi ti ha affiancato nella realizzazione del brano?
«Gli addetti ai lavoro erano tutti colpiti dal pezzo ma evidentemente per alcuni non entrava nel loro mondo creativo e alla fine me ne sono fatta una ragione. Devo dire che il ritorno alla produzione di Beppe Stanco, con il quale ho un legame artistico consolidato e di antica amicizia ,ma anche assai turbolento ha dato nuovamente i suoi frutti , vedi Taccagna. La vera svolta al pezzo per me è stato Alessandro Marcantoni,sound engineer che al Metropolis di Milano, oltre ad aver mixato e masterizzato “Devota”, ha dato una mano alla stesura del pezzo , combinando i suoni del sinth di Saver ,altro giovane talento pugliese ancora in erba che ho scoperto grazie al producer Don Ciccio Dj e che ha ideato i tappeti elettronici della canzone. Altra perla invece è la collaborazione con Her artista e musicista preziosa che ha dato, attraverso il suo sublime violino, quel pathos evocativo e struggente che io volevo. Un ringraziamente speciale invece devo farlo a una persona che non appare nei crediti ufficiali ma che ugualmente, con la sua stima e le sue dritte, ha illuminato il mio marasma quando non sapevo dove volevo arrivare: lui è Filippo Destrieri ,musicista, compositore e tastierista che è stato al fianco di Franco Battiato per molti anni, dando vita alle sue canzoni più importanti e significative. Per me la sua sensibilità e la sua umanità sono state una scoperta».
Qual è la differenza che troviamo rispetto ai tuoi precedenti brani?
«Questo pezzo chiude la trilogia dell’attaccamento e della dipendenza d’amore, partendo dall’ironica ormai cult song (dicono )” Sono Venuta” e passando per il sarcasmo struggente di ” Taccagna” per arrivare a questa più solenne e melodrammatica ‘Devota’. Nonostante tutto è un invito a guardarsi dentro e a volersi più bene e non perdere mai l’amore e il rispetto per se stessi».
Per questo brano hai deciso di ‘abbandonare’ la vena ironica che ti contraddistingue. Come mai?
«Questa è una parte di me che c’è, con la quale convivo e che mi appartiene. Sono un segno doppio che combatte con la sua parte ironica , ipercinetica e un po’ trasgressiva ma che fa i conti spesso con l’altra parte che è invece più riflessiva , più introversa e bacchettona contro me stessa e a volte è predominate. E comunque nonostante l’ironia, non era necessaria questa volta perchè racconto una storia forte e attuale. Chi mi conosce e mi segue ci ritroverà quella sferzata un po’ visionaria e un po’ cinematografica che non ho perso».
Chi è adesso Eleonora?
«Eleonora è una persona che sta affermando la sua identità della quale si è riappropriata dopo anni di dubbi e incertezze personali, ma anche di dita puntate e pugni nello stomaco che hanno imprigionato quello che ero e che sono oggi».
È giusto fare coming out attraverso i media e la televisione?
«Non è obbligatorio per chi non se la sente e per chi nella vita ha trovato una dimensione che almeno lo metta in pace con se stesso e col mondo. Credo che sia un dovere o meglio un atto di sensibilità e coscienza per sensibilizzare e migliorare la vita di tante persone che vivono la propria omosessualità come condizione e non come normalità».
L’omofobia, una tematica ancora diffusa: come bisogna superarla?
«L’omofobia va combattutta con l’intelligenza e l’educazione fino a quando i genitori metteranno in bocca ai loro figli parole e epiteti fastidiosi come “ricchione” e ” frocio” e daranno segnali negativi, per l’emanzipazione della nostra modernità e l’omofobia resisterà e farà danni nel tempo».