Elena Starace, nata artisticamente come ballerina, inizia ad avvicinarsi alla recitazione all’età di 14 anni. Dopo averla vista tra i protagonisti della serie tv “Benvenuti a tavola” e in “Per amore del mio popolo”, film ispirato alla vita di don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe, altra vittima della camorra, Elena Starace sarà uno dei volti femminili di Gomorra – La serie per la regia di Stefano Sollima. La serie tv, ispirata al bestseller di Roberto Saviano (già trasposto al cinema da Matteo Garrone con tanto di Gran Premio della Giuria a Cannes 2008) andrà in onda da martedì 6 maggio su Sky Atlantic HD.
Parliamo del personaggio che interpreti nella serie ispirata al romanzo di Roberto Saviano.
«Il personaggio che interpreto in Gomorra si chiama Noemi, una ragazza di circa vent’anni che cresce e vive in un contesto particolarmente difficile e violento. Diventa la fidanzata del boss Genni Savastano e gli rimane accanto per il periodo in cui lui non ha ancora deciso se intraprendere o meno la strada del crimine e della malavita senza ritorno. E’un personaggio controverso con una forte volontà le cui scelte non sono prevedibili. E’ molto calcolatrice e forse è questo il punto più pericoloso della sua personalità per chi le si affeziona ma è anche la cosa che in un certo senso la salverà dal peggio.»
Oltre a Gomorra – La serie, lo scorso marzo ti abbiamo vista in “Per amore del mio popolo”, film ispirato alla vita di don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra. Due progetti diversi ma che hanno in comune la camorra. In che modo ti sei calata nei personaggi e cosa ha significato per te parlare di una delle tematiche spesso trattate in questi ultimi anni sia dal cinema che dalla televisione?
«Dal punto di vista della recitazione ho affrontato i due personaggi e i due progetti in maniera molto diversa. Con Noemi c’è stato un lavoro che mi ha portato a calarmi in un certo contesto e ad assumere sembianze, atteggiamenti e reazioni che non mi appartengono e non fanno parte nemmeno lontanamente del mio modo di essere. Calarsi in qualcosa e in qualcuno di tanto diverso da me è stato molto interessante. Se Noemi fa parte a tutti gli effetti del mondo criminale e lo accetta così com’è perché non ha mezzi di paragone, non ha la possibilità di vedere e capire che la vita può andare in tantissime altre direzioni che non sono quelle della delinquenza e del sopruso, Teresa, grazie all’aiuto preziosissimo di Don Peppe Diana e degli amici della parrocchia decide di ribellarsi a quello che possiamo definire il male. Teresa affronta un percorso di crescita e consapevolezza che la portano a scegliere di dire no a un destino apparentemente segnato dalle decisioni altrui. E’ un personaggio molto positivo che dall’inizio alla fine porta avanti uno sviluppo e nonostante il finale drammatico che vede l’assassinio di Don Peppe, lo spettatore sa che Teresa ce l’ha fatta, lei è libera e lo è a partire da dentro, dal cuore.»
Come nasce artisticamente Elena Starace?
«Artisticamente nasco come ballerina classica, nel senso che la danza è stata la prima forma d’arte che ho scoperto e studiato. A quattordici anni poi è iniziato il mio percorso nel mondo del teatro e della recitazione. Trasferitami a Roma sono stata ammessa all’Accademia EUTHECA di Cinecittà Campus e in seguito a un provino ho ottenuto il mio primo lavoro e il mio primo ruolo.»
Quali sono le tue passioni oltre alla recitazione?
«Ho veramente molte passioni. Sono una persona curiosa e amo la vita in maniera profonda e illimitata. Cerco di leggere il più possibile e mi interesso agli argomenti più diversi, dalla storia, all’arredamento, alle culture. Viaggiare e capire il mondo è la cosa che mi affascina e interessa di più e che più mi riempie perché rende magico il ritorno e rende matura e consapevole la scelta di costruire qualcosa.»