In seguito alle numerose polemiche scatenate dalla visione su Rai 1 della commedia Natale in casa Cupiello proposta da Vincenzo Salemme, noi di Mydreams abbiamo voluto intervistare Eduardo De Filippo autore, come si sa, della nota pièce teatrale. Ci è voluto qualche giorno di attesa perché il noto commediografo partenopeo è stato tempestato anche all’al di là di telefonate provenienti da giornalisti italiani e stranieri, dalla dirigenza della Rai e delle reti concorrenti e persino TV straniere dove le sue commedie vengono proposte da numerose compagnie di attori professionisti e non. Eduardo però, su consiglio del Padreterno, ha scelto noi perché il nostro giornale online contiene nel nome della testata la parola dreams ovvero sogni e si sa che Shakespeare, tanto caro a Eduardo, disse che noi umani siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.
Eccoci allora presso il Teatro San Ferdinando luogo concordato e alla presenza di Eduardo che ci riceve nel suo camerino indossando gli abiti di scena del suo Luca Cupiello ovvero una vestaglia da camera grigio topo, un pantalone marrone a righe trattenuto ai fianchi da un semplice filo di spago la cintura come ricorderete l’ha data al fratello Pasqualino perché suo figlio Nennillo l’aveva venduta insieme al cappotto nucella,chillo c’ ‘a fodera scozzese, chillo c’ ’o cuollo e pelliccia e alle scarpe), una coppola beige e sul naso un paio di occhiali di metallo dorato.
Buon pomeriggio, Eduardo e grazie per averci ricevuti per realizzare questa breve intervista. Non vogliamo approfittare della vostra cortesia anche perchè sappiamo che vi reclamano a gran voce. Il Padreterno in persona, la Madonna, suo Figlio, tutti i Santi e i Beati assisteranno stasera all’ultima replica di Natale in casa Cupiello che chiude la stagione teatrale 2023/2024 e che sta riscuotendo grande successo.
Sì, è vero e da capocomico non posso non sentirmi lusingato, è vero. Io non solo sono autore, faccio anche l’attore e dirigo una compagnia e soprattutto questa mia, diciamo così, ultima funzione, molto spesso viene dimenticata. Dicono che ho un brutto carattere, che do del tu solo a Pupella ma io m’aggia fa rispettà altrimenti gli attori se pigliano ‘o rito cu tutta ‘a mano e pure ‘o braccio. Dunque, dicevamo. É dal Natale del 1931 che questa commedia che era nata come un atto unico e presentata per la prima volta al Teatro Kursaal di Napoli, mi sta dando tante soddisfazioni sia a me che alla compagnia, la stessa con la quale la registrammo per la TV di stato italiana nel 1977. Mi hanno riferito che la trasmettono sempre in occasione del Natale e questo mi fa piacere così ricordate anche Pupella e mio figlio Luca che ora stanno insieme a me e che non sono potuti venire. ‘O permesso ‘o Padreterno l’ha firmato sulo pe’ me e già San Pietro mi aspetta con una certa impazienza e con le chiavi in mano.
Quando voi eravate sulla Terra era un po’ difficile mettere in scena una vostra commedia. Ricordiamo ancora i rifiuti incassati dai fratelli Giuffrè. Oggi, la Fondazione che porta il vostro nome e che ha come presidente vostro nipote Tommaso è più propensa a cedere i diritti e pertanto molti registi e attori fanno a gara per allestire in teatro le vostre opere.
E meno male altrimenti la gente si dimentica come ha dimenticato tantissimi altri autori. Personalmente non mi posso lamentare perché le mie commedie sono conosciute e rappresentate in tutto il mondo. Ricordo in particolare una Filumena Marturano a Londra nel 1977 curata da Franco Zeffirelli con Joan Plowright, la moglie di Laurence Olivier. Ma devo dirvi la verità, mi dispiace che solo in Italia si facciano polemiche davvero inutili. Ho saputo di alcune critiche fatte a Vincenzo Salemme che l’ha proposta in presa diretta la sera del 26 dicembre scorso su Rai 1. Io ho conosciuto Vincenzo, ha lavorato con me e con mio figlio Luca per tanti anni e non penso proprio che l’abbia stravolta, come qualcuno si è permesso di dire.
Ecco, Eduardo, proprio di questo vi volevamo parlare. Sappiamo che non l’avete vista ma sappiamo pure che spesso, anche voi avete cambiato qualche battuta e che purtroppo tutta la vostra opera è custodita, come dire, sotto uno strato di sacralità . Il pubblico è portato a fare paragoni e voi lo sapete bene perché ne è stato vittima anche vostro figlio Luca.
É proprio così e anche mio figlio ne ha sofferto molto. In generale sono contro i paragoni perché ognuno di noi è quello che è ed è un essere irripetibile ma sono contrario a tutto questo per una serie di motivi che spiegherò augurandomi per l’ultima volta. Come vi dicevo all’inizio la commedia era nata come un atto unico. Visto l’interesse del pubblico l’allungai e quindi aggiunsi battute e personaggi. Mi ci vollero almeno tre anni tanto è vero che io dicevo che essa era nata come un parto trigemino dopo una gravidanza di quattro anni e anzi, se vogliamo essere ancor più precisi essa ha avuto una tale serie di rimaneggiamenti, è vero, che forse la sua stesura definitiva è del 1943. A riprova di quanto dico basta visionare qualche clip girata in edizioni passate. Per es. quando Nennillo lo interpretava Pietro De Vico , all’ennesima richiesta della zuppa di latte io prontamente dicevo: ”Si ‘a cirche ‘n ata vota te jetto ‘a colla n’capa e t’azzecco n’coppa ‘o lietto”, battuta che è scomparsa nelle altre versioni e nel testo definitivo. In effetti questo è fare teatro: attingere dalla vita quotidiana e trasformarla, dare forza e respiro a sentimenti universali quali l’amicizia, la gelosia, l’invidia, l’amore. E teatro per me significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male. E poi vorrei dire che né io e né le mie commedie abbiamo qualcosa di sacro. La vita cambia e ci cambia. So del vostro affetto per me ma ciò non significa che devo diventare un mito, un’icona come dite voi sui social che io fortunatamente non ho frequentato e nun saccio nemmeno ‘che song! Vi ricordate quando mi chiamò la televisione ed io risposi che ero il frigorifero? Già da allora la modernità fine a se stessa mi dava fastidio ed ero consapevole dei suoi rischi e pericoli.Tornando a Salemme sono certo che ha fatto del suo meglio. Avrà cambiato o messo qualche battuta in più? E che c’è di male, non ha ucciso nessuno. L’importante è non cambiare la famosa battuta che Luca rivolge a Nennillo e a tutti voi: ti piace ‘o presepio? Spero che sia rimasta inalterata nel testo.
Avete proprio ragione Eduardo. In quella battuta è racchiuso tutto il significato della commedia. Dopo i no dispettosi di Nennillo quel sì pieno e liberatorio del terzo atto, quello che rende il Natale di casa Cupiello il nostro Natale ha almeno una certezza: la bellezza del presepe con le sue luci, i pastori, la capanna, la Sacra Famiglia e perché no? il laghetto dove scorre l’acqua alimentata dall’entroclisma che non sarà un elemento religioso ma sicuramente di efficace realismo.
Io lo so che a voi piace il presepe molto di più dell’albero di Natale. E so anche che Vincenzo Salemme ha voluto omaggiarmi perché a detto: ”Ho avuto voglia di tornare in quella casa degli anni ’40 del secolo scorso, di sentire il freddo del dopoguerra addolcito dai preparativi del presepe, la voglia di rivedere quel prototipo di bamboccione indimenticabile nelle sembianze di Luca, la voglia di sentire le zampogne a fare da colonna sonora alla forza travolgente ed incontrollabile delle passioni della figlia, la voglia di rivedere la potenza disperata di Concetta, le sue lacrime di fronte al pericolo della disgregazione familiare, la voglia di abbracciare la tenera impotenza di Luca Cupiello di fronte alle promesse disilluse della vita. Ecco perché ho deciso di mettere in scena questo capolavoro. E di farlo come ho imparato a fare questo mestiere, con semplicità e amore, amore per le mie origini, amore per eduardo, per Luca, amore per quei tanti Natali passati davanti alla TV per scaldarci il cuore tra una manciata di struffoli e una giocata a tombola”. Vincenzo mi vuole bene come mi volete bene anche voi e io sono contento. Tutte queste chiacchiere non portano a niente, è vero? Ora vi devo lasciare. Ho le prove. Stateve ‘bbuon! Ah, auguri di Buon Anno!”.