Lo scorso weekend, al Centro Teatro Spazio (storico teatro di San Giorgio a Cremano – Napoli), è andato in scena lo spettacolo dal titolo “’E Piscature” di Raffaele Viviani, adattamento e regia Vincenzo Borrelli con Vincenzo Borrelli, Rosaria De Cicco, Enzo Attanasio, Vincenzo Merolla, Cristina Ammendola, Antonio Tatarella e Nancy Fontanella. Lo spettacolo sarà in scena ancira fino al 18 dicembre il venerdì e sabato ore 21.00 e domenica ore 18:30.
In questa singolare edizione della messa in scena (in un solo atto) viene rappresentata cruda poesia di una comunità così lontana dal nostro tempo, eppure, tanto vicina a noi, svelando l’attualità di un testo (che si muove tra spazi d’allegrezza e drammi) scritto nel 1925, che narra la storia di una comunità di pescatori, nella quale i conflitti interni alla famiglia del capopesca svelano una realtà tanto rude quanto complicata, dettata da un senso dell’onore.
Viviani, sceglie quali protagonisti “i dimenticati”, coloro che appartengono a classi umili, ma che non devono essere definiti selvaggi: uomini che vivono seriamente il dramma della vita e lo rappresentano; è per tale motivo che le tematiche trattate risultano di fortissima attualità ed incredibilmente quasi contemporanee, come la violenza che si perpetra sulle donne, ancora giustificata in troppe culture.
La scena è ideologicamente divisa in due: l’ambiente casalingo racchiude la dimensione più familiare che anche palcoscenico del dramma (fulcro della vicenda) e l’ambiente esterno, governato dal mare. “Ho immaginato i vari ruoli come personaggi ‘acquatici’ – aggiunge Vincenzo Borrelli – esseri umani che vivono in simbiosi con il loro elemento principe, l’acqua. Tutti, eccezion fatta per Cumpa’ Dummineco, anima nera della comunità e dell’intero dramma, l’unico che ha abiti e tratti diversi rispetto agli altri. Questo allestimento raccoglie il linguaggio di Viviani, mirando però a renderlo più scorrevole e veloce. Seppure in un’atmosfera onirica, i personaggi conducono la loro umile esistenza in una sorta di promiscuità, quasi l’uno sull’altro, sotto lo sguardo onnipresente del mare, che è salvezza e giudice.”